Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Italia e Terra Santa un legame inscindibile

padre David M. Jaeger
10 settembre 2007
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In piena estate, mentre trascorrevo le vacanze annuali negli Stati Uniti, sono stato nominato «Delegato del padre Custode per l’Italia». La notizia mi ha fatto riflettere sul singolare ruolo provvidenziale che l’Italia ha sempre avuto in relazione alla Missione di Terra Santa. E quindi sulla necessità di mettere in evidenza questo ruolo e di curarne la continuazione.

Sarebbero troppe le cose da elencare per illustrare adeguatamente l’affermazione appena fatta. Basti per ora ricordare, a mo’ di esempi: l’epocale iniziativa (nel lontano 1342) dei re di Napoli nell’acquistare per i frati la proprietà del Cenacolo e il diritto di ufficiare la basilica del Santo Sepolcro; la lunga lista dei padri Custodi di Terra Santa provenienti dall’Italia; i numerosi missionari francescani che dall’Italia si son recati nella Missione di Terra Santa lungo i secoli. E poi, naturalmente, l’attenzione tutta particolare che le Chiese locali che sono in Italia e gli Stati e i governi, che nella Penisola si sono succeduti, hanno abitualmente riservato alla Terra Santa. Poco sorprende allora che l’italiano sia divenuto e resti la lingua principale nella vita della Custodia, con tutto ciò che questo comporta dal punto di vista culturale.

E tutto questo ancor prima di ricordare l’ «italianità» originale dello stesso francescanesimo, il cui fondatore è venerato come patrono d’Italia…

Negli ultimi decenni del Ventesimo secolo si avvertiva in certi ambienti della Chiesa (e forse anche da parte di qualche francescano) una certa insofferenza nei riguardi di una supposta eccessiva «italianità» degli organi di governo e di indirizzo, divenuta poi una zelante spinta «internazionalizzatrice». Nelle sue forme più estreme, essa sembrava voler far finta di ignorare la «storicità» propria della Chiesa pellegrina, storicità intrisecamente collegata alla fede nell’Incarnazione. Così come il Figlio di Dio non è divenuto Uomo astrattamente, ma ha voluto nascere in un luogo determinato, e perciò in mezzo ad un popolo determinato, in un momento determinato della sua «storia di salvezza» – il tutto pazientemente predisposto dalla Divina Provvidenza – anche la Chiesa che ne continua l’opera salvifica non lo fa nell’etere… Il suo cammino concreto non può essere ritenuto puramente casuale, ma è riferito ad un disegno provvidenziale. Se la  stessa Sede di Pietro, allora, si trova a Roma, capitale dell’Italia ab immemorabili, e se poi anche san Francesco in questa nazione è apparso; e se dall’Italia, in definitiva, sono stati inviati i frati in missione per la Terra Santa (missione poi confermata stabilmente dalla Sede Apostolica), allora non si può non vedere un nesso speciale, che deve essere fatto perdurare, tra il questo Paese e la Custodia di Terra Santa.

Ora non si tratta soltanto di ipotizzare legami più o meno mistici, ma anche di coltivare un rapporto, importantissimo per la nostra missione, sia nella forma degli aiuti spirituali e materiali che essa riceve dalla Chiesa in Italia, sia nell’attenzione – che si spera sempre assicurata – da parte della società civile e delle stesse istituzioni.

E se dobbiamo – e certamente dobbiamo – nutrire questi legami, avremo allora bisogno soprattutto di nuove generazioni di frati minori che dall’Italia vengano nella Missione di Terra Santa. L’auspicio è questo: possano essere sempre più numerosi i giovani religiosi italiani che si offrono con generosità e dedizione per il servizio a quella che l’Ordine dei Frati Minori ha sempre voluto chiamare «la perla delle Missioni»!

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