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Siloe. La piscina ritrovata

Rosario Pierri
10 aprile 2006
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Siloe. La piscina ritrovata
Gerusalemme. Gli scavi che hanno recentemente portato alla luce il sito archeologico della piscina di Siloe.

Gerusalemme. Durante lavori di manutenzione una squadra di operai scopre un grande invaso che gli archeologi identificano come la piscina di Siloe, dove Gesù guarì il cieco nato. La storia di questa importante scoperta...


In molti hanno scritto su quella che, se confermata, potrebbe rivelarsi una delle più interessanti scoperte archeologiche degli ultimi anni avvenuta a Gerusalemme. È capitato più di una volta che importanti ritrovamenti si siano verificati casualmente. È avvenuto anche nell’agosto del 2004, quando gli operai che stavano riparando una condotta delle acque fognarie nella città vecchia hanno scoperto la biblica piscina di Siloe. Si può immaginare quanta eco abbia avuto la notizia e i vivaci dibattiti sorti tra gli studiosi. La scoperta è tanto più ghiotta perché riguarda direttamente il noto racconto della guarigione dell’uomo nato cieco contenuto nel nono capitolo del Vangelo di Giovanni (Gv 9,1-41). Non dice dove, ma Giovanni racconta che Gesù mentre è in cammino, a un certo punto vede un uomo cieco dalla nascita. I discepoli chiedono allora al Maestro se quel poveretto è in quella condizione per i suoi peccati o a motivo del peccato dei suoi genitori. La risposta di Gesù in un primo momento può apparire ambigua: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio (versetto 3; traduzione Cei)». Ciò detto, Gesù fa del fango con la saliva e lo spalma sugli occhi del cieco. Poi gli dice di andare a lavarsi nella piscina di Siloe. Il cieco obbedisce e, quando ritorna, non è più cieco ma ci vede. La parte del racconto riguardante la piscina è tutta qui. Ed è chiaro che, leggendo questo testo del quarto Vangelo, ci si accorge che all’evangelista non stava a cuore certamente l’ubicazione della piscina. La scoperta di cui ci occupiamo, dunque, è stata messa in relazione con la piscina ricordata nel Vangelo.

La piscina ritrovata, i cui scavi sono durati diversi mesi, era alimentata dal famoso tunnel di Ezechia, ed è un complesso più rilevante di quanto gli archeologi precedentemente ritenevano, con tre file di scale in pietra che permettevano un facile accesso all’acqua. James H. Charlesworth del Princeton Theological Seminary, prestigioso istituto della Chiesa presbiteriana negli Usa, in un suo intervento ha voluto precisare che in passato alcuni studiosi, sottolineando unilateralmente il valore simbolico del racconto, avevano negato l’esistenza della piscina di Siloe. Per il noto studioso questa scoperta rivaluta sul piano storico il Vangelo di Giovanni che, secondo una linea ben affermata, era considerato un testo di pura teologia.

Vista la lacunosità del testo giovanneo per ciò che concerne l’ambiente (non si dice tra l’altro che Gesù sia andato alla piscina, ma che vi abbia mandato il cieco nato), l’archeologo Ronny Reich dell’Università di Haifa, che ha eseguito gli scavi archeologici della piscina, ha dichiarato di non trovare nulla di strano che Gesù vi si sia recato, dal momento che, come un qualsiasi pellegrino, anche lui si recava a Gerusalemme.

Il quadro archeologico e storico è più complesso di quanto appaia. Sulla base dei dati mes­ si in circolazione la piscina scoperta è a meno di 200 metri da un’altra piscina di Siloe. Que­st’ultima è una ricostruzione realizzata tra il 400 e il 460 do­ po Cristo dall’imperatrice Eu­do­cia di Bisanzio. Il luo­go dove si ritiene sorgesse una terza pi­ scina di Siloe, anteriore a quella presumibilmente visitata da Gesù, è fino ad ora sconosciuto. La prima piscina di Siloe la si deve al re Ezechia (VIII sec. a. C.). L’avveduto monarca ne ordinò la costruzione come mossa preventiva di un possibile assedio di Gerusa­lem­me da parte degli Assiri. Il rifornimento idrico in questi casi era di vitale importanza per resistere all’accerchiamento. Gli operai realizzarono un tunnel di circa 170 metri sotto la dorsale dove era situata la città di David, capace di collegare la sorgente di Gihon, nella valle adiacente del Cedron, al lato di Gerusalemme meno vulnerabile. Si ritiene che questa piscina fu distrutta nel 586 a.C., quando il re babilonese Nabuco­donosor rase al suolo la città. La piscina del tempo di Gesù deve essere stata costruita all’inizio del I secolo a. C., e fu distrutta dal futuro imperatore romano Tito intorno al 70 d. C.

Si è già accennato della fortuita scoperta. Direttore dei lavori di manutenzione alla rete fognaria era Eli Shukron, della Israel Anti­qui­ties Authority. Che uno specialista in Antichità sia a capo di una squadra di operai addetti a questi compiti non deve meravigliare. A Gerusa­lem­me, ma un po’ dappertutto in Terra Santa, dovunque si scava, soprattutto all’interno o nei pressi dei centri abitati, può capitare di rinvenire resti archeologici. Se a ciò si assomma il cosiddetto valore aggiunto dovuto ai luoghi legati per via diretta o indiretta alla storia biblica, allora si capisce perché le autorità locali, con una scelta oculata, facciano dirigere questo tipo di interventi a persone competenti di Antichità. Non appena Shu­kron ha visto due scale scoperte, si è reso conto di trovarsi di fronte a un ritrovamento di grande rilevanza. Dopo aver dato disposizione di fermare i lavori, ha contattato il professor Reich, impegnato in uno scavo alla sorgente di Gihon. L’idea di identificare la piscina scoperta con quella biblica di Siloe è di Shukron che, alla vista delle scale, ha immediatamente espresso la sua convinzione che si trattasse senza dubbio della piscina ricordata nel quarto Vangelo.

Gli scavi hanno portato alla luce tre gruppi di cinque scale, ciascuno separato da stretti pianerottoli. La piscina misura circa 70 metri di lunghezza. Non si sa ancora quanto fosse larga e profonda, perché lo scavo, compiuto solo su tre lati, non è ancora ultimato. Il quarto lato si trova sotto un rigoglioso giardino alle spalle di una chiesa greco-ortodossa. La squadra archeologica non ha ancora ricevuto il permesso di aprire una trincea attraverso il giardino.

Alcune fortunate circostanze hanno permesso una datazione abbastanza precisa della piscina, in particolare il ritrovamento di diverse monete antiche. Gli operai adetti alla costruzione del complesso, durante l’intonacatura dei gradini, prima di rivestirli con pietre, per caso o deliberatamente inglobarono nella malta quattro monete. Tutte e quattro sono monete di Alessandro Ianneo, re di Gerusalemme dal 103 al 76 a. C. Questo ritrovamento fornisce la data più antica nella quale la piscina potrebbe essere stata costruita. Nel terreno in un angolo della piscina è stata scoperta una dozzina di monete risalenti al periodo della prima rivolta ebrea contro Roma (66-70 d. C.). Questo dato indica che la piscina cominciò ad essere interrata in quegli anni. Alcuni hanno fatto notare, però, che queste monete sono molto comuni e furono in circolazione per diversi anni dopo questo tempo, compreso il periodo di Gesù. Gli esperti sostengono che si tratta delle monete ebraiche tra le più diffuse. Pertanto sono certamente utili, ma solo per stabilire che la vasca non è stata costruita prima di quel periodo.

Tenuto conto della contingenza storico – politica precedente particolarmente instabile, vi sono buone probabilità che la piscina non sia stata realizzata prima del periodo di Erode il Grande (37-40 a. C.).

Il futuro potrà riservarci, come talvolta avviene in Terra Santa, delle sorprese. Una scoperta del genere non può lasciare indifferenti. Il desiderio spesso ingannevole della concordanza tra Scrittura e dati archeologici è forte, si presta di per sé anche ad un uso ideologico, e ciò non è accettabile. Tuttavia un atteggiamento di chiusura, se non di rifiuto aprioristico nei confronti di possibili nessi tra archeologia e Bibbia non ha alcun senso. In attesa di ulteriori dati, dunque, andando a visitare il sito si può provare ad ambientare almeno in parte questo episodio così ricco di simbolismo.

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