Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

La tenerezza di Maria contro le barriere

Daniel Attinger
14 marzo 2011
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Come ogni anno, in preparazione all’Ottava di preghiera per l’unità dei cristiani, il padre Frans Bouwen dei Padri Bianchi, esperto di ecumenismo e membro di diversi organismi internazionali di dialogo ecumenico, ha tenuto una conferenza, presso il monastero delle benedettine melkite dell’Emmanuel (a Betlemme), sulla situazione ecumenica nel mondo, nel Medio Oriente e in Terra Santa.

Quest’anno è stato soprattutto segnato dall’incontro a Vienna, nel settembre scorso, della Commissione internazionale di dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse di rito bizantino, dedicato alla discussione di un testo sul ruolo del vescovo di Roma nella comunione delle Chiese durante il primo millennio, cioè prima dello scisma del 1054. Il documento però non verrà pubblicato per ora perché gli ortodossi si trovano a disagio nei confronti del metodo utilizzato per affrontare il tema, metodo che giudicano troppo storico. Ma il dialogo continua, tutti i partecipanti ritengono infatti necessario perseverare nello sforzo di comprensione reciproca. Segno incoraggiante è il fatto che, ad un partecipante cattolico che diceva agli ortodossi di non temere il dialogo perché il Papa non rivendicherà mai una «giurisdizione diretta» sulle Chiese orientali, un partecipante ortodosso rispose: «Ma allora, se così stanno le cose, cosa ancora ci divide?». Si vede che non è ancora chiaro ciò che si intende per «primato romano»; un tema dunque da approfondire e che farà l’oggetto del prossimo studio su «primato e conciliarità».

Altro evento importante: il Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Certo, l’ecumenismo è stato presente, anche se meno fortemente di quanto si poteva sperare. Rimane però la convinzione che solo «insieme» i cristiani d’Oriente potranno continuare a vivere in quella che fu la culla del cristianesimo. È anche importante il forte appoggio dato dai padri sinodali al mantenimento del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente attualmente in una fase delicata della sua esistenza in ragione di conflitti sull’attività del suo segretariato generale. Dal lato protestante, la nomina del vescovo luterano di Gerusalemme, Dr. Munib Yunan, come presidente della Federazione luterana mondiale è significativa perché potrà portare in quella sede i problemi e le speranze dei cristiani di Terra Santa.

Ma l’evento inatteso della giornata fu la presentazione, fatta dall’igumena del monastero, di un’icona realizzata dalle suore sul muro di separazione tra Israele e Palestina (muro che costeggia il monastero), intitolata: «la Vergine che abbatte le mura». Fatta secondo le regole dell’iconografia, ma su un supporto di cemento piuttosto inconsueto, è ispirata alla «Donna che partorisce un bambino di fronte al drago» (Apocalisse 12). Che il «muro di sicurezza» potesse diventare iconostasi e apertura sulla Gerusalemme celeste, solo delle moniali di rito orientale ci potevano pensare. È un gesto di ecumenismo «locale» che supera perfino le barriere ecclesiastiche, giacché fa di Maria, che già unisce in un certo modo cristiani e musulmani, un luogo d’incontro tra ebrei e genti delle nazioni. Certo, san Paolo ha fatto di Cristo colui che abbatte il muro di separazione (Efesini 2), ma il Cristo è ancora troppo problematico sia per i musulmani sia per gli ebrei; la tenerezza di Maria, e la sua preghiera, avranno ragione delle nostre paure e degli odi che pervadono i rapporti tra i popoli e le religioni di questa Terra Santa.

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