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Ultraortodossi in Israele, un mondo in lenta ma costante evoluzione

Terresainte.net
6 ottobre 2025
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Ultraortodossi in Israele, un mondo in lenta ma costante evoluzione
Cappelli e abiti appesi fuori dalla yeshiva di Hebron, a Gerusalemme, 28 agosto 2025. (foto Chaim Goldberg/Flash90)

Il rigido codice di abbigliamento rimane lo stesso. La popolazione ultraortodossa non si abbandona ancora a stravaganze. Eppure, si sta evolvendo, pur dovendo affrontare una povertà crescente.


Sebbene la guerra iniziata dopo il 7 ottobre 2023 abbia riacceso il dibattito sul servizio militare, l’integrazione della popolazione ultraortodossa nella società israeliana rimane una sfida importante. Il rapporto statistico annuale 2024 dell’Istituto israeliano sulla democrazia (Israel Democracy Institute) traccia un quadro completo e articolato di un gruppo in rapida crescita demografica, ma ancora ampiamente marginalizzato dalle dinamiche economiche e sociali del Paese.

Una crescita demografica eccezionale

Con un tasso di crescita del 4 per cento annuo, la comunità haredi è la popolazione in più rapido aumento nei Paesi sviluppati. Nel 2024 contava 1,39 milioni di persone, pari al 13,9 per cento della popolazione israeliana. Secondo le proiezioni ufficiali, raggiungerà i 2 milioni entro il 2033, cioè il 16 per cento della popolazione nazionale.

Questa crescita è spiegata da un tasso di fertilità molto elevato: 6,4 figli per donna, rispetto ai 2,5 delle altre donne ebree israeliane. La maggioranza degli haredim, i timorati di Dio (cioè 6 su 10) ha meno di 20 anni. Due centri dominano geograficamente questa popolazione: Gerusalemme (24 per cento) e Bnei Brak (17 per cento), ma le città satellite ultraortodosse come Beitar Illit, Modi’in Illit, ecc. stanno vivendo una rapida espansione.

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Attualmente il sistema educativo degli haredim accoglie 402mila studenti, che rappresentano oltre un quarto di tutti gli studenti ebrei e un quinto dell’intero mondo della scuola israeliano. Mentre i ragazzi rimangono ampiamente esclusi dal sistema di certificazione generale (solo il 16 per cento sostiene gli esami Bagrout – l’equivalente della maturità – rispetto all’85 per cento degli studenti delle scuole pubbliche), le ragazze mostrano notevoli progressi: il 72 per cento di loro ha sostenuto almeno un esame Bagrout nel 2022.

Un altro dato statistico è degno di nota: il numero di studenti haredim nell’istruzione superiore è quasi triplicato tra il 2010 e il 2024, raggiungendo quota 17.400. Tuttavia, rappresentano ancora solo il 5 per cento della popolazione studentesca israeliana e prediligono programmi brevi e professionali, in particolare nei campi dell’insegnamento, dell’assistenza medica e del diritto.

Una popolazione che rimane povera

Il tasso di povertà tra la popolazione ultraortodossa nel 2022 si attestava al 34 per cento, rispetto al 14 per cento del resto della popolazione ebraica israeliana. Il reddito mensile lordo medio di una famiglia haredim è di 14.800 shekel (circa 3.800 euro), ben al di sotto dei 24.500 shekel delle altre famiglie ebraiche. Questa differenza è spiegata in particolare dal modello familiare tradizionale: un solo reddito, spesso derivato dal lavoro di una donna, poche ore lavorative e basse qualifiche.

Tuttavia, si notano segnali di miglioramento: un calo della povertà dal 2015, un maggiore accesso ai veicoli e un tasso comparabile di proprietà della casa (il 78 per cento degli haredim possiede una casa rispetto al 73 per cento degli altri ebrei).

Nel 2024, l’80 per cento delle donne haredim di età compresa tra 25 e 66 anni era impiegata, rispetto a solo il 54 per cento degli uomini. L’aumento tra gli uomini, che è stato marcato tra il 2003 e il 2015, è stagnante dal 2016. Il divario salariale rimane evidente: un uomo haredim guadagna in media poco meno di 10mila shekel al mese, rispetto ai quasi 20.500 di un uomo ebreo non haredim.

Gli haredim restano assenti da settori chiave come l’alta tecnologia: solo il 3 per cento degli uomini ultraortodossi lavora in questi settori, rispetto al 20 per cento del resto della popolazione ebraica maschile.

Nonostante le immagini di giovani haredim che si presentano spontaneamente agli uffici di reclutamento dopo il 7 ottobre, i numeri del reclutamento rimangono molto bassi: solo 1.266 uomini si sono arruolati nell’esercito nel 2022 e 814 hanno completato il servizio civile nazionale. Il divario tra i sacrifici compiuti dagli altri cittadini e il persistente rifiuto di gran parte del mondo haredim sta alimentando crescenti tensioni.

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Verso una modernizzazione soft

La distanza culturale tende a ridursi in alcune aree: il 70 per cento degli haredim utilizza regolarmente internet, rispetto al 93 del resto della popolazione ebraica. È anche in aumento il numero di quelli che possiedono un veicolo e una patente di guida.

Il senso di comunità si riflette in un forte investimento in attività di volontariato, con il 40 per cento degli haredim che dona il proprio tempo rispetto al 23 della popolazione generale. Nonostante il loro livello di esperienza a volte modesto, l’89 per cento effettua donazioni alla comunità, rispetto al 61 del resto della società israeliana.

Sul fronte politico, poi, i partiti haredim (Shas e United Torah Judaism) hanno visto il loro peso elettorale aumentare dall’8,2 per cento nel 1992 al 14,1 per cento nel 2022, con una ridistribuzione geografica verso nuove città ultraortodosse a scapito di Gerusalemme e Bnei Brak.

Tre quarti degli ultraortodossi considerano la propria salute «molto buona», rispetto al 51 per cento degli altri ebrei. Anche i tassi di depressione dichiarati sono inferiori (15 per cento contro 27). Questo benessere soggettivo è probabilmente spiegato da una popolazione più giovane, da una forte coesione sociale e dalla tendenza a rispondere positivamente ai sondaggi. Tuttavia, solo metà di loro pratica regolarmente attività fisica e il 39 per cento dichiara di avere un peso sano.

Il rapporto del 2024 dipinge il quadro di una società ultraortodossa in lenta trasformazione. Ci sono alcuni indicatori positivi: maggiori spazi occupati dalle donne, i progressi nell’istruzione superiore e il crescente utilizzo della tecnologia. Tuttavia, i divari in termini di occupazione, reddito, istruzione maschile e servizio militare rimangono profondi. In un Israele indebolito e polarizzato dopo il 7 ottobre, la sfida dell’integrazione degli haredim è più centrale che mai.

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