Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Israele, il parlamento vaglia una legge sulle associazioni (sgradite)

Giulia Ceccutti
30 giugno 2025
email whatsapp whatsapp facebook twitter versione stampabile
Israele, il parlamento vaglia una legge sulle associazioni (sgradite)
Il palazzo della Knesset a Gerusalemme. Il parlamento monocamerale israeliano sta esaminando un controverso progetto di legge sui finanziamenti esteri delle ong. (foto Shutterstock.com)

La maggioranza di governo ha introdotto un progetto di legge che prevede una pesante tassazione per le ong che ricevono fondi pubblici esteri. Le norme allo studio rischiano di azzoppare le associazioni che si battono per i diritti civili, come ci spiega l'avvocato Hassan Jabareen.


Da metà febbraio, il Comitato ministeriale per la legislazione in Israele ha deciso di sostenere un disegno di legge – attualmente in fase di discussione – che andrebbe ad esercitare un impatto decisivo sulle organizzazioni non governative che ricevono la maggior parte dei propri finanziamenti dall’estero.

Il disegno di legge propone infatti un emendamento alla legge sulle associazioni che va a imporre alle ong una tassa dell’80 per cento sulle donazioni ricevute da una «entità politica straniera». Nega inoltre alle realtà che ricevono tali donazioni il diritto di rivolgersi ai tribunali israeliani – inclusa la Corte Suprema – per qualsiasi questione. Da tale provvedimento sarebbero invece esentate le organizzazioni finanziate dallo Stato d’Israele e quelle con un fatturato annuo inferiore a 100mila shekel (poco più di 25mila euro).

Il disegno di legge, sponsorizzato dal deputato del partito Likud Ariel Kallner, è al vaglio della Knesset (il parlamento monocamerale israeliano). In questi mesi ha acceso un ampio dibattito nel Paese. Se approvato, comporterebbe un consistente taglio di fondi e, con buona probabilità, la chiusura per numerose associazioni che operano nel campo dei diritti umani. A sottolinearlo, tra gli altri, è il Forum dei professori di diritto israeliani per la democrazia (Israeli Law Professors’ Forum for Democracy) in un appello nel quale non si usano mezzi termini: «una legge del genere contraddirebbe i principi fondamentali di un regime democratico (…) non a caso leggi del genere sono state promulgate negli ultimi anni in Stati autoritari». Nel testo si ribadisce anche che «questo disegno di legge, che mira a colpire le organizzazioni critiche nei confronti del governo nell’ambito di uno sforzo più ampio per consolidare il suo potere attraverso la revisione giudiziaria, è incostituzionale e deve essere bloccato».

L’avvocato Hassan Jabareen in un’udienza davanti alla Corte Suprema israeliana. (foto Yonatan Sindel/Flash90)

Anche Adalah («giustizia» in arabo), un centro legale indipendente con sede a Haifa che si occupa dei diritti della minoranza araba in Israele, si è fatto promotore di una lettera firmata da nove diverse ong nella quale si chiede di fermare il progetto. «È un attacco diretto alla società civile, allo Stato di diritto e alla struttura costituzionale di base della democrazia israeliana», vi si legge. «Minaccia i diritti degli individui e delle comunità e cerca di mettere a tacere il legittimo dissenso con il pretesto della sovranità».

Abbiamo chiesto al fondatore e direttore di Adalah, l’avvocato palestinese Hassan Jabareen, raggiunto tramite videochiamata, di aiutarci a chiarire destinatari e implicazioni di questo nuovo progetto.

• Avvocato Jabareen, può riassumere gli elementi essenziali di questo disegno di legge?

In sintesi, dice che se una ong ha ricevuto dei fondi da una entità straniera, sarà tassata all’80 per cento di quanto ricevuto. Ma vi sono delle esenzioni: se la stessa ong riceve denaro dallo Stato israeliano, godrà di un’esenzione, nonostante sia stata sostenuta anche da uno Stato estero. Non solo. Se il ministro delle Finanze israeliano – attualmente Bezalel Smotrich, leader del partito politico dei coloni – valutasse opportuno concedere un’esenzione a una qualsiasi ong, tale realtà potrà godere del denaro senza l’imposizione delle tasse all’80 per cento. Un’altra esenzione riguarda le organizzazioni con un bilancio inferiore a 100mila shekel.

• Quali organizzazioni saranno interessate e quali invece no? Può fare degli esempi?

Può risultare sorprendente, ma le principali vittime di questa legge non sono ong palestinesi, ma ong ebraiche israeliane. Va premesso che, in generale, le organizzazioni israeliane attive nel campo dei diritti umani non ricevono fondi dal governo israeliano. Per matenere la propria indipendenza, sono autonome nelle fonti di finanziamento. Non è difficile elencare alcuni nomi tra le realtà più conosciute che saranno colpite: Yesh Din – Volunteers for Human Rights, che documenta le violazioni dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati; Physicians for Human Rights Israel; B’Tselem; Gisha – Legal Center for freedom of movement; Breaking the silence. E la lista potrebbe continuare.
Inoltre, se questa legge passerà, ad essere colpiti saranno non solo i gruppi che si occupano di diritti umani, ma anche tutte quelle realtà che lavorano per il dialogo, per il raggiungimento di pari diritti per entrambi i popoli, per il processo di pace e la coesistenza tra palestinesi e israeliani, in una prospettiva opposta a quella dell’attuale governo. Tra loro dunque, ad esempio, anche il noto villaggio misto di Neve Shalom Wahat al-Salam e le sue istituzioni educative.
Questo è il doppio obiettivo del governo: colpire, da un lato, le ong israeliane che vogliono riportare lo Stato di diritto e il diritto internazionale e umanitario al centro, dall’altro i loro beneficiari palestinesi.

• Come risponderete a questo progetto di legge?

Intendiamo rivolgerci alla Corte Suprema per metterne in dubbio la costituzionalità. Ribadiremo che esiste il diritto costituzionale di associazione.
Il punto principale su cui intendiamo far leva è che si tratta di una legge discriminatoria. Discrimina infatti tra diversi tipi di ong. Se il tema – come sostengono i promotori – è quello di non ricevere finanziamenti dall’estero per eliminare eventuali influenze straniere improprie, questo dovrebbe valere per tutti, non solo per alcune ong. In secondo luogo, l’autorità che il ministro delle Finanze assume è anch’essa incostituzionale, perché con questa autorità esso decide chi avrà la libertà di associazione e chi no. Ma il ministro non è un giudice: è una figura politica. Come tale, opera secondo interessi di tipo politico.
Naturalmente, prenderemo poi di mira l’obiettivo, lo scopo di questa legge. Affermeremo che è illegittimo, perché gli Stati stranieri che finanziano le stesse ong finanziano anche, ad esempio, le università e gli ospedali israeliani. Allora perché questo denaro è accettato, mentre i fondi per il lavoro su diritti umani, libertà e coesistenza, non sono ammessi? Ci sono quindi numerosi argomenti e aspetti che possiamo portare davanti alla Corte Suprema contro questo disegno di legge.

• Lei sostiene che «non si tratta solo di denaro». Perché?

Sì, la questione non sono solo i fondi. Oggi i donatori europei non si limitano a fornire a queste realtà solo denaro. Aprono porte, offrono spazi agli attivisti per parlare con i parlamentari e la società civile dei propri Paesi, favoriscono contatti e sinergie con gruppi locali che operano sugli stessi temi. Perciò, di fatto, con questo disegno di legge si taglia anche questo: la possibilità di fare lobbying presso l’Unione europea e di costruire una rete di alleanze. In sintesi, si taglia l’opportunità di avere voce.

• Quali sono state, finora, le reazioni a questo progetto?

Il progetto di legge è ancora in fase di elaborazione. Sembra che si troverà di fronte a degli ostacoli. Sappiamo che, dietro le quinte, sono in atto pressioni da parte di alcuni Stati. Anche il ministero degli Esteri israeliano ha sollevato obiezioni, affermando che una legge del genere danneggerebbe Israele stesso, perché c’è il rischio che porti a un principio di mutualità. Altri Paesi potrebbero cioè, in risposta, imporre tasse analoghe che danneggerebbero Israele.

• Come vede, in questo frangente, il ruolo dell’Unione europea?

A nostro avviso, l’Ue può facilmente “bocciare” questo disegno di legge. Ha un potere forte, e voi cittadini europei avete un potere maggiore rispetto ai cittadini israeliani nei confronti di questo disegno di legge. Potete fare pressione sui vostri governi, sul vostro Parlamento. Attivare campagne che chiedono conto del vostro denaro, del perché non possa essere accettato.


Ti ringraziamo per aver letto fin qui.

Se vuoi, puoi sostenere concretamente
il servizio che offriamo con Terrasanta.net

Un aiuto, anche piccolo, per noi è prezioso.

Dona ora
La saggezza dei Padri del deserto
Paola Carelli

La saggezza dei Padri del deserto

Una spiritualità per principianti in storie, aforismi e parabole
I bambini sognano la pace
GINAPA

I bambini sognano la pace

Filastrocche, racconti, lettere, disegni e... altre cose
Un musulmano di nome Gesù
Tarif Khalidi

Un musulmano di nome Gesù

Detti e storie della letteratura islamica
La fattoria magica
Michela Cattani

La fattoria magica

Una fiaba per guarire il mondo partendo dalle piccole cose