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Damasco, la strage nella chiesa ortodossa

Terrasanta.net
23 giugno 2025
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Damasco, la strage nella chiesa ortodossa
Damasco, la chiesa di Mar Elias poco dopo l'attentato del 22 giugno che ha causato 25 morti. (foto Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia)

In una domenica di giugno che doveva essere segnata dalla preghiera e dalla pace, la comunità cristiana di Damasco è stata colpita da un attacco devastante. Un attentatore suicida si è fatto esplodere all’interno della chiesa di Mar Elias, nel quartiere a maggioranza cristiana di Al-Dweileh, causando 25 morti e oltre 60 feriti.


Una strage è stata compiuta a Damasco durante una messa celebrata nella chiesa greco-ortodossa di Mar Elias, nel pomeriggio di domenica 22 giugno. È il più grave attacco contro civili inermi nella capitale siriana degli ultimi anni.

Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa statale siriana Sana, che cita fonti del ministero della Salute e alcuni media indipendenti, il bilancio sarebbe ancora più grave, fino a 25 vittime. Il ministero dell’Interno parla di un solo attentatore, mentre molti testimoni oculari riferiscono di due attentatori, che non parlavano arabo. Una telecamera all’esterno della chiesa avrebbe ripreso due uomini, arrivati con una motocicletta nella chiesa dove si svolgeva una funzione domenicale nel pomeriggio. Testimoni riferiscono che avrebbe to aperto il fuoco sui fedeli prima di attivare l’esplosivo.

Le autorità locali hanno avviato un’indagine, ma al momento nessun gruppo ha rivendicato l’attacco, anche se sembra probabile l’ipotesi che sia un «messaggio» inviato dall’ala dell’islam radicale al governo del presidente Ahmad al Shaara.

La chiesa colpita è uno dei luoghi di culto più frequentati della comunità greco-ortodossa di Damasco.  E l’attentato rappresenta uno dei più sanguinosi contro un luogo di culto cristiano negli ultimi anni, riaprendo ferite di una comunità che ha già sofferto persecuzioni, emigrazione forzata e isolamento sociale nel contesto della guerra civile iniziata nel 2011.

La reazione delle autorità religiose non si è fatta attendere. In una dichiarazione diffusa il 23 giugno, l’Assemblea degli Ordinari cattolici della Terra Santa, con sede a Gerusalemme, ha espresso «profondo sgomento e profonda riprovazione» per quanto accaduto. «Non esiste alcuna giustificazione – religiosa, morale o razionale – per il massacro di innocenti, tanto meno in un luogo sacro», si legge nel comunicato.
I vescovi cattolici denunciano l’attentato come «un crimine contro l’umanità e un peccato davanti a Dio». Solidarietà è stata espressa al Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, e a tutte le comunità cristiane della Siria, invitando le autorità siriane a «garantire la protezione e la libertà dei cristiani in tutto il Paese».

Anche la comunità internazionale ha reagito con fermezza. Il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Geir Pedersen, ha esortato il governo siriano a condurre «una piena e trasparente indagine per identificare e assicurare alla giustizia i responsabili».

Il presidente al Sharaa, che ha guidato il gruppo islamista di opposizione Hayat Tahrir al-sham fino al rovesciamento del regime di Assad, ha adottato una politica tollerante e inclusiva rispetto alle minoranze religiose, tra cui i cristiani, sapendo che è una condizione indispensabile per risollevare con gli aiuti internazionali le sorti di un Paese devastato. In un comunicato lunedì 23 giugno ha definito l’attentato «un crimine efferato che ha preso di mira persone innocenti nei loro luoghi di culto». Ha quindi chiamato alla solidarietà e all’unità tra autorità e popolazione nell’affrontare le minacce alla sicurezza e alla stabilità della Siria. (g.c./f.p.)

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