
La guerra in atto tra Israele e Iran ha suggerito un rinvio della speciale Conferenza sulla questione dei due Stati per due popoli e la soluzione pacifica della questione palestinese che avrebbe dovuto aprirsi domani, 17 giugno 2025, a New York.
(g.s.) – È rinviata a data da destinarsi la Conferenza internazionale di alto livello per la soluzione pacifica della questione palestinese e l’attuazione della soluzione dei due Stati (questa la denominazione ufficiale dell’evento) che avrebbe dovuto aprirsi domani, 17 giugno 2025, al Palazzo di vetro delle Nazioni Unite a New York.
I governi di Francia e Arabia Saudita – ai quali l’Assemblea generale dell’Onu ha affidato la regia dell’evento – riprogrammeranno la Conferenza in base all’evoluzione della guerra tra Israele e Iran, accesa dagli attacchi aerei dello Stato ebraico nelle prime ore del 13 giugno.
La «soluzione dei due Stati» (Palestina accanto a Israele in Terra Santa) stava prendendo polvere nei cassetti delle organizzazioni internazionali e dei governi di mezzo mondo. Quasi un feticcio blandamente evocato di tanto in tanto come un mantra obbligatorio da citare, con scarsa convinzione, in sempre più rare occasioni. I drammi che insanguinano la regione dal 7 ottobre 2023 l’hanno riportata in primo piano. Insieme a una convinzione che si fa largo, e cioè che israeliani e palestinesi, se lasciati a sé stessi, non riusciranno a venir fuori dalla palude di odio e violenza in cui affondano. Serve un accompagnamento, franco ed esigente, da parte di tutti quelli che hanno a cuore il destino dei due popoli e che si professano amici degli uni o degli altri. Si tratta di sospingere le due parti a fare la pace – una pace giusta, ragionevole e duratura –, invece che aiutarle a fare la guerra.
D’altronde la questione della coabitazione degli ebrei e degli arabi palestinesi (musulmani e cristiani) rimane lì – cocciutamente intatta con tutti i suoi interrogativi – quali che siano gli esiti delle campagne militari di Israele contro i suoi nemici esiziali o gli accordi di partenariato economico-finanziario e militare conclusi con altre nazioni mediorientali e nordafricane. Anzi, se tutti si convincessero che la violenza e la guerra non sono che vicoli ciechi e opzioni da rigettare, sarebbe ancora più ineludibile trovare e proporre percorsi diversi, anche se impervi e non necessariamente piacevoli. Se non sarà in grado di farlo l’Onu, altri in buona fede dovranno occuparsene.