Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Leone XIV ai cristiani d’Oriente: «Siete preziosi»

Terrasanta.net
14 maggio 2025
email whatsapp whatsapp facebook twitter versione stampabile
Leone XIV ai cristiani d’Oriente: «Siete preziosi»
Papa Leone XIV nella sala delle udienze generali, dedicata a Paolo VI, in Vaticano. (foto Mazur/cbcew.org.uk)

Tra i primi incontri pubblici del nuovo papa questa mattina, 14 maggio 2025, l'udienza ai pellegrini ed ecclesiastici delle Chiese cattoliche di rito orientale venuti a Roma per il Giubileo. Per Leone XIV una nuova occasione per parlare di pace.


(g.s.) – Nonostante la morte di papa Francesco e il periodo di sede vacante, gli eventi previsti per l’Anno Santo 2025 hanno seguito – quasi tutti, se si esclude, ad esempio, la canonizzazione di Carlo Acutis – il calendario predeterminato. Ora, con l’elezione di Leone XIV, i pellegrini che giungono a Roma per il Giubileo hanno modo, nuovamente, di incontrare il Papa, come è accaduto questa mattina, 14 maggio, in Vaticano, a suggello della tre giorni giubilare delle Chiese orientali.

«Benvenuti a Roma! – ha detto Leone XIV all’inizio del suo discorso –. Sono felice di incontrarvi e di dedicare ai fedeli orientali uno dei primi incontri del mio pontificato». Presenti all’udienza, nell’aula Paolo VI, il cardinale Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese orientali e altri suoi collaboratori, insieme con i patriarchi delle comunità cattoliche di rito non latino (assente per ragioni di salute il maronita Beshara Rai), vari cardinali, membri del clero, religiose e laici. Sin dal suo ingresso in sala, il Papa è stato accolto con entusiasmo e poi ripetutamente applaudito mentre parlava all’assemblea.

I tesori inestimabili delle Chiese d’Oriente

«Siete preziosi – ha detto papa Prevost –. Guardando a voi, penso alla varietà delle vostre provenienze, alla storia gloriosa e alle aspre sofferenze che molte vostre comunità hanno patito o patiscono. E vorrei ribadire quanto delle Chiese Orientali disse Papa Francesco: “Sono Chiese che vanno amate: custodiscono tradizioni spirituali e sapienziali uniche, e hanno tanto da dirci sulla vita cristiana, sulla sinodalità e sulla liturgia; pensiamo ai padri antichi, ai Concili, al monachesimo: tesori inestimabili per la Chiesa” (Discorso ai partecipanti all’Assemblea della Roaco, 27 giugno 2024)».

→ Leggi anche: Roma, le Chiese cattoliche orientali e il Giubileo

Il Papa ha poi menzionato la lettera apostolica Orientalium dignitas di Leone XIII, «che per primo dedicò uno specifico documento alla dignità delle vostre Chiese, data anzitutto dal fatto che “l’opera della redenzione umana iniziò nell’Oriente”». Quel Papa auspicava che la liturgia delle Chiese orientali venisse preservata. La preoccupazione di allora resta molto attuale – annota Leone XIV – «perché ai nostri giorni tanti fratelli e sorelle orientali, tra cui diversi di voi, costretti a fuggire dai loro territori di origine a causa di guerra e persecuzioni, di instabilità e povertà, rischiano, arrivando in Occidente, di perdere, oltre alla patria, anche la propria identità religiosa. E così, con il passare delle generazioni, si smarrisce il patrimonio inestimabile delle Chiese Orientali. (…) Accogliamo l’appello a custodire e promuovere l’Oriente cristiano, soprattutto nella diaspora; qui, oltre ad erigere, dove possibile e opportuno, delle circoscrizioni orientali, occorre sensibilizzare i latini. In questo senso chiedo al Dicastero per le Chiese Orientali, che ringrazio per il suo lavoro, di aiutarmi a definire principi, norme, linee-guida attraverso cui i Pastori latini possano concretamente sostenere i cattolici orientali della diaspora a preservare le loro tradizioni viventi e ad arricchire con la loro specificità il contesto in cui vivono».

Il senso del primato di Dio

L’Oriente cristiano ha tanto da dare alla Chiesa universale, ha rimarcato papa Leone. «Quanto bisogno abbiamo di recuperare il senso del mistero, così vivo nelle vostre liturgie, che coinvolgono la persona umana nella sua totalità, cantano la bellezza della salvezza e suscitano lo stupore per la grandezza divina che abbraccia la piccolezza umana! E quanto è importante riscoprire, anche nell’Occidente cristiano, il senso del primato di Dio, il valore della mistagogia, dell’intercessione incessante, della penitenza, del digiuno, del pianto per i peccati propri e dell’intera umanità (penthos), così tipici delle spiritualità orientali! Perciò è fondamentale custodire le vostre tradizioni senza annacquarle, magari per praticità e comodità, così che non vengano corrotte da uno spirito consumistico e utilitarista. Le vostre spiritualità, antiche e sempre nuove, sono medicinali. In esse il senso drammatico della miseria umana si fonde con lo stupore per la misericordia divina, così che le nostre bassezze non provochino disperazione, ma invitino ad accogliere la grazia di essere creature risanate, divinizzate ed elevate alle altezze celesti».

Ogni sforzo per la pace

Poi il Papa è tornato sul tema della pace – caro a lui, quanto a suoi predecessori – e lo ha fatto proprio a partire dall’esperienza di sofferenza e martirio dei cristiani d’Oriente nei giorni nostri, come in passato.

«Chi più di voi – ha detto Leone XIV – può cantare parole di speranza nell’abisso della violenza? Chi più di voi, che conoscete da vicino gli orrori della guerra, tanto che Papa Francesco chiamò le vostre Chiese “martiriali”? È vero: dalla Terra Santa all’Ucraina, dal Libano alla Siria, dal Medio Oriente al Tigray e al Caucaso, quanta violenza! E su tutto questo orrore, sui massacri di tante giovani vite, che dovrebbero provocare sdegno, perché, in nome della conquista militare, a morire sono le persone, si staglia un appello: non tanto quello del Papa, ma di Cristo, che ripete: «Pace a voi!» (Gv 20,19.21.26). E specifica: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27).La pace di Cristo non è il silenzio tombale dopo il conflitto, non è il risultato della sopraffazione, ma è un dono che guarda alle persone e ne riattiva la vita. Preghiamo per questa pace, che è riconciliazione, perdono, coraggio di voltare pagina e ricominciare».

«Non dividiamo il mondo in buoni e cattivi»

«Perché questa pace si diffonda, io impiegherò ogni sforzo – ha assicurato il Pontefice –. La Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi, perché ai popoli sia restituita una speranza e sia ridata la dignità che meritano, la dignità della pace. I popoli vogliono la pace e io, col cuore in mano, dico ai responsabili dei popoli: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo! La guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere, perché non risolvono i problemi ma li aumentano; perché passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime; perché gli altri non sono anzitutto nemici, ma esseri umani: non cattivi da odiare, ma persone con cui parlare. Rifuggiamo le visioni manichee tipiche delle narrazioni violente, che dividono il mondo in buoni e cattivi».

«La Chiesa non si stancherà di ripetere: tacciano le armi. E vorrei ringraziare Dio per quanti nel silenzio, nella preghiera, nell’offerta cuciono trame di pace; e i cristiani – orientali e latini – che, specialmente in Medio Oriente, perseverano e resistono nelle loro terre, più forti della tentazione di abbandonarle. Ai cristiani va data la possibilità, non solo a parole, di rimanere nelle loro terre con tutti i diritti necessari per un’esistenza sicura. Vi prego, ci si impegni per questo!»

I bambini sognano la pace
GINAPA

I bambini sognano la pace

Filastrocche, racconti, lettere, disegni e... altre cose
Un musulmano di nome Gesù
Tarif Khalidi

Un musulmano di nome Gesù

Detti e storie della letteratura islamica
La fattoria magica
Michela Cattani

La fattoria magica

Una fiaba per guarire il mondo partendo dalle piccole cose
Il sussurro di Praga
Marco Bonatti

Il sussurro di Praga

Viaggio nella città mistica e incantatrice