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Israele intraprende scavi illegali a Sebastia

Terresainte.net
23 maggio 2025
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Israele intraprende scavi illegali a Sebastia
Iniziano gli scavi nel sito archeologico di Sebastia, 12 maggio 2025. (Fermo immagine di un video pubblicato su X da Hanan Green)

Nel 2023 il governo aveva annunciato uno stanziamento di 8 milioni di euro per restaurare il sito, presso Nablus nella Cisgiordania occupata, e prepararlo ad accogliere visitatori israeliani. Avviando gli scavi e i lavori il 12 maggio 2025, Israele viola il diritto internazionale.


Una decina di loro, con la kippah in testa e il piccone in mano, sono impegnati tra i cespugli che circondano i resti della porta dell’antica città di Samaria, nell’attuale città palestinese di Sebastia. Due anni dopo l’approvazione da parte del governo di un importante progetto volto a farne un «sito di punta» per i turisti israeliani, lunedì 12 maggio sono iniziati i controversi scavi.

La controversia nasce dalla natura illegale di questa attività. Il diritto internazionale proibisce alle potenze occupanti di effettuare scavi archeologici nei territori occupati.

Situato nella Cisgiordania occupata, il villaggio di Sebastia prende nome da Sebaste, la città romana costruita da Erode il Grande nel 25 a.C. sulle rovine di quella che è stata identificata come Shomron, la capitale del Regno di Israele nei secoli IX e VIII a.C. Durante l’epoca bizantina, la città divenne sede vescovile e la tradizione cristiana vi fissò il luogo della tomba di san Giovanni Battista.

«Presa di possesso»

Mentre il villaggio e le sue vie di accesso si trovano nella zona B (sotto l’amministrazione civile palestinese e il controllo di sicurezza israeliano, secondo la divisione formulata negli accordi di Oslo del 1993), il sito archeologico è stato inserito nella zona C (sotto il controllo civile e di sicurezza israeliano). Gli ultimi scavi importanti risalgono agli anni Trenta.

Vista dell’antico sito archeologico di Sebastia, vicino alla città di Nablus in Cisgiordania. (foto Nasser Ishtayeh/Flash90)

Scarsamente mantenuto e poco sviluppato, il sito da anni è nel mirino dei coloni israeliani. Nel 2023, il governo ha annunciato uno stanziamento equivalente a 8 milioni di euro per restaurarlo e avviare ulteriori lavori: una nuova strada di accesso, un centro visitatori, ecc. Obiettivo dichiarato: «rafforzare il legame tra il popolo ebraico, il suo patrimonio e la sua terra», come ha dichiarato il ministro del Patrimonio Amichai Eliyahu in un comunicato diffuso in occasione dell’inizio degli scavi, il 12 maggio 2025.

«Si tratta di una presa di possesso», ha denunciato l’ong israeliana Emek Shaveh in un post su Facebook. Con la creazione di una nuova strada di accesso, l’intenzione è quella di isolare il sito archeologico dal villaggio e trasformarlo in un insediamento turistico per attirare gli israeliani nella regione».

Specializzata nella difesa e nella protezione delle antichità, l’organizzazione denuncia l’uso politico dei siti archeologici: «Il ruolo di una potenza conquistatrice è quello di preservare temporaneamente l’archeologia e il patrimonio per la popolazione conquistata. Lo sfruttamento di Sebastia in un’ottica di annessione ed espulsione la trasforma in una zona di guerra».

«Toccare la Bibbia con un dito»

Grandi Stelle di David sono state dipinte con vernice spray sulle pietre delle rovine della porta antica, dove gli scavi sono iniziati il 12 maggio. Sotto la supervisione di Uzi Greenfeld, del dipartimento di Archeologia dell’Amministrazione civile, si prevede che si estenderanno al sito dell’antico palazzo dei re d’Israele.

Graffiti raffiguranti la Stella di David lasciati sulle rovine del sito archeologico di Sebastia, 30 novembre 2024. (foto Nasser Ishtayeh/Flash90)

«Questo è un giorno storico: scavando nell’antica Samaria, tocchiamo la Bibbia con la punta delle dita», ha affermato Yossi Dagan, colono e presidente del Consiglio regionale della Samaria. «Contro la barbarie dell’Autorità nazionale palestinese, salviamo i luoghi sacri», ha aggiunto, riecheggiando la retorica tipica dell’estrema destra religiosa sionista.

Leggi anche >> L’archeologia, piccone dell’annessione in Cisgiordania

Il sito archeologico è oggetto di uno scontro fra Israele e l’Autorità nazionale palestinese. Ognuno cerca di appropriarsi del controllo e della narrazione storica. Nel 2012, l’Anp ha presentato una richiesta affinché Sebastia venisse inclusa nella lista del patrimonio palestinese.

La candidatura descriveva il sito come «la capitale del regno del Nord durante l’Età del ferro II in Palestina e un importante centro urbano durante i periodi ellenistico e romano», con solo un breve accenno alla sua storia biblica. Da allora il sito è stato inserito nella lista provvisoria dell’Unesco.

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