
Il cardinale Pierbattista Pizzaballa è giunto a Roma per prendere parte ai funerali di papa Francesco e al conclave che eleggerà il successore. Le sue riflessioni sul lascito spirituale di Bergoglio e sulle sfide che attendono la Chiesa.
(g.s.) – Il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, è giunto a Roma nella serata di quest’oggi, 23 aprile, per partecipare ai funerali di papa Francesco, sabato 26, alle congregazioni generali dei cardinali che si succedono in questi giorni e al successivo conclave per l’elezione del nuovo vescovo di Roma.
Il cardinale ha lasciato la sua sede nel primo pomeriggio dopo aver presieduto, in mattinata, una solenne messa in suffragio del defunto pontefice nella basilica del Santo Sepolcro.
Ieri mattina, per soddisfare le insistenti richieste dei giornalisti, ha incontrato informalmente un gruppo di loro nel palazzo patriarcale in città vecchia. La conversazione – in inglese e in italiano – è durata non più di mezz’ora.
Prima di soffermarsi sull’eredità di papa Francesco alla Chiesa, il patriarca ci ha tenuto a ringraziare anche pubblicamente i capi delle altre Chiese di Terra Santa, i diplomatici, le autorità religiose e politiche israeliane e palestinesi, i tanti amici che dalla mattina del 21 aprile hanno chiamato o si sono fatti vivi per esprimere le condoglianze e il dolore per la morte di papa Bergoglio. «Abbiamo ricevuto chiamate da tutto lo spettro delle autorità politiche e religiose, musulmane ed ebree, e non solo». Tra gli altri, Pizzaballa ha citato espressamente il presidente Isaac Herzog e il palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ma anche il ministro dell’Interno Moshe Arbel (che ha anche competenza sulle comunità religiose in Israele) e il responsabile dei rapporti con le comunità religiose in Palestina, Ramzi Khoury.
Colmi di speranza
La repentina morte del Papa ha sorpreso tutti, «ma ci lascia anche colmi di speranza», ha voluto sottolineare Pizzaballa. «Da credenti scorgiamo nella data della scomparsa un segno. Avviene nell’Ottava di Pasqua, che è come un unico grande giorno. Dunque proprio a Pasqua, il Papa è stato chiamato ad incontrare e vedere il volto del Padre e ciò è molto significativo».
«Papa Francesco – ha proseguito il patriarca latino – può essere ricordato per molte cose e a vari livelli. Ha voluto ribadire i valori evangelici. L’ascolto, in primo luogo. Lo ripeteva spesso e talvolta ci domandavamo perché insistesse tanto. Gli stava molto a cuore. Poi l’apertura di orizzonti. Non è stato un uomo ossequioso del protocollo. Amava pensare in modo differente, out of the box, come si dice. Voleva costruire ponti tra le persone, le culture, le religioni, le Chiese. La sua visita qui in Terra Santa, nel 2014, è stata significativa per sottolineare la riconciliazione tra la Chiesa cattolica e le Chiese d’Oriente. Penso poi all’enciclica Fratelli tutti e al dialogo tra le diverse culture, aspetti tipici del suo ministero. Penso al dialogo tra i credenti, al Documento sulla fratellanza umana firmato ad Abu Dhabi nel 2019 e a tanti altri aspetti in tal senso».
Papa Francesco e Gaza
L’attenzione e il legame del Papa con la Chiesa di Terra Santa si è rafforzato nell’ultimo periodo, con l’inizio della guerra dopo il 7 ottobre 2023, riconosce Pizzaballa. «A tutti è nota la sua vicinanza ai parrocchiani di Gaza, che ha continuamente chiamato al telefono. Ogni sera alla 7 arrivava la sua chiamata. Per quella comunità era diventato un appuntamento fisso e confortante. Era anche molto vicino a noi a Gerusalemme. Voleva tenersi informato su quanto accadeva, sugli orientamenti, sul dialogo, sui possibili canali di comunicazione. Ma gli interessava anche il sostegno concreto, l’invio di denaro. Quando sapeva che mandavamo generi alimentari e di prima necessità alla comunità di Gaza, e ad altri abitanti di quel quartiere, voleva contribuire anche lui. Gaza in qualche modo riassumeva gli elementi tipici del suo pontificato: innanzitutto la vicinanza ai poveri e ai negletti, poi il battersi per la pace, condannando qualunque cosa sia connessa con la guerra. L’idea che la guerra possa essere uno strumento per risolvere le contese l’ha sempre rigettata. La pace, d’altronde, è anche uno degli elementi centrali della vita religiosa. Non si può essere veramente religiosi se non ci si impegna per la pace, la riconciliazione e il dialogo».
Gli insegnamenti appresi
Dal papa defunto la Chiesa di Terra Santa ha imparato alcune cose, secondo il patriarca. «La solidarietà con tutti durante la guerra; la vicinanza, una delle parole che utilizzava più spesso esortando ad essere vicini specialmente a coloro che soffrono. Continuare a lavorare per la giustizia, ma senza diventare una delle parti in lotta, senza partecipare al conflitto. Bisogna star dentro il conflitto, ma senza prendervi parte. Per lui era un concetto chiaro», dice Pizzaballa.
Dopo la sepoltura di Francesco i cardinali avranno il dovere di eleggere il nuovo papa e lo faranno confrontandosi e dialogando sulla missione della Chiesa oggi. «Le sfide – osserva il patriarca latino di Gerusalemme, rispondendo agli interrogativi posti dai giornalisti – sono essenzialmente sempre le stesse: cioè l’evangelizzazione, il come testimoniare la nostra appartenenza a Cristo nel mondo di oggi, così com’è adesso. In altri termini, il tema non è “Cosa” ma piuttosto “Come”. Come tradurre, trasmettere il nostro messaggio nella realtà odierna tanto variegata. Asia, Africa, Europa, America… Sono realtà tutte differenti, alle quali è destinato un messaggio i cui contenuti sono gli stessi, ma vanno tradotti in base alle culture, alle diverse situazioni, restando uniti come Chiesa. Ci sono molti altri aspetti e credo che nelle discussioni tra noi (cardinali) emergeranno con maggiore chiarezza». «C’è bisogno di unità nella Chiesa – osserva il cardinale – ma anche nel mondo più in generale. Stiamo assistendo a un’eccessiva frammentazione».
È un evento rarissimo, se non unico, che il patriarca latino di Gerusalemme possa prendere parte all’iter per l’elezione del nuovo papa. Il cardinale Pizzaballa è consapevole del compito difficile che spetta al collegio degli elettori. Lui porterà con sé il bagaglio e il contributo di una piccola Chiesa locale che è da sempre una Chiesa di minoranza, qui come in gran parte dei Paesi asiatici. «Non è un dramma – dice il porporato – essere minoranza. L’importante è esserci ed essere capaci di dire una parola dentro la realtà del territorio in cui viviamo, con molta libertà. Essere piccoli, non avere potere, consente anche di avere una libertà, che a volte il potere non ti offre. Una libertà nei confronti di tutti, soprattutto in questa situazione così polarizzata. Si comprende anche l’importanza del dialogo ecumenico. Nessuno può far tutto da solo; ha sempre bisogno degli altri. Lavorare insieme agli altri è molto faticoso ma anche molto più arricchente e produce molti più frutti. Così accade anche nel dialogo interreligioso. Stando qui in mezzo alle differenze, anche religiose, si impara molto. Tra noi non ci sono barriere, ma confini superabili… Ognuno resta sé stesso, ma può imparare molto anche dagli altri. Poi si tratta di imparare ad aprire dialoghi, canali di solidarietà. È qualcosa che soprattutto durante questo periodo di guerra è stato avvincente. Nei periodi più bui è stato bello vedere come si potesse costruire unità nel fare qualcosa insieme per chi aveva bisogno».
Quando il breve incontro tra i giornalisti e il patriarca sta per concludersi, uno dei presenti chiede: «Ora che papa Francesco non c’è più, chi chiamerà Gaza tutte le sere?» Il cardinale sorride: «Noi che abbiamo fede crediamo in un altro linguaggio, che le telecamere non possono riprendere: è il linguaggio della preghiera. Adesso papa Francesco pregherà da lassù per i suoi amici di Gaza in maniera ancora più forte. E poi non saranno mai soli. Una cosa è chiara e certa: non li abbandoneremo mai».
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Aggiornamento del 24 aprile: Al termine della terza congregazione dei cardinali è stato comunicato che il patriarca Pizzaballa presiederà la recita del rosario con il popolo per il papa defunto presso la basilica di Santa Maria Maggiore, in Roma, la sera del 25 aprile.
Ultimo aggiornamento: 24/04/2025 15:33