I capi delle Chiese di Gerusalemme: La luce di Pasqua dissipa le nostre tenebre

Quest'anno i cristiani di tutto il mondo celebrano la Pasqua nello stesso giorno. Una concomitanza che richiama tutti all'impegno comune per l'unità e per la pace, scrivono nel loro messaggio i capi delle Chiesa di Terra Santa.
(g.s.) – Non perde di attualità il sorprendente annuncio dell’angelo rivolto, duemila anni fa, alle donne che si erano recate al sepolcro del Signore Gesù per piangere il defunto: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Vangelo di Luca 24,5). Lo riaffermano i patriarchi e capi delle Chiese di Terra Santa nel messaggio diffuso per questa Pasqua 2025, che tutti i cristiani celebrano nello stesso giorno, pur seguendo calendari diversi.
Leggiamo nel messaggio: «La luce viva del Cristo risorto, che si irradiò dal sepolcro nella Pasqua, continua a risplendere nelle tenebre, vincendo il potere del peccato e della morte (Lettera ai Romani 8,2). Come esseri umani, abbiamo conosciuto tempi di guerra e oscurità lungo la nostra storia. Anche nelle nostre vite personali, talvolta cadiamo. Crediamo che, attraverso la sua morte, Gesù abbia fisicamente portato il peso della nostra caduta. Ma quella caduta non lo ha schiacciato: si è rialzato, è risorto. La sua risurrezione è la luce che dissipa le tenebre e rialza chi si affida a lui con fede (Lettera ai Romani 6,4)».
Questa luce sprigionata dalla Pasqua anima il popolo di Dio «nel manifestare le opere straordinarie di misericordia dell’Onnipotente verso i poveri, gli oppressi e gli afflitti». Una missione che in Terra Santa si esprime innanzitutto verso coloro «che hanno sofferto tanto duramente negli ultimi diciotto mesi». «Tuttavia – scrivono gli ecclesiastici –, non possiamo portare avanti questo compito gravoso da soli. Perciò, invitiamo i cristiani e tutte le persone di buona volontà nel mondo a rinnovare il loro impegno nel pregare e operare per il sollievo degli afflitti, la liberazione di tutti i prigionieri, e la fine delle guerre e delle violenze che hanno causato immense sofferenze umane, morte e distruzione nella nostra amata Terra Santa, così come in altre parti del mondo colpite da tragedie simili. Soprattutto, li chiamiamo ad unirsi a noi nell’impegno per una pace giusta e duratura, a cominciare da Gerusalemme, la Città della Risurrezione, fino ai confini della terra».
Gli auguri dei capi delle Chiese di Gerusalemme sono indirizzati alle sorelle e fratelli nella fede in tutto il mondo, ma in modo ancora più speciale «ai sacerdoti e fedeli che, nell’ultimo anno e mezzo, hanno trovato rifugio presso la chiesa ortodossa di San Porfirio e la chiesa cattolica della Sacra Famiglia, nella città di Gaza». «Esprimiamo altresì la nostra solidarietà al personale dell’Ospedale Ahli Arab, gestito dalla Chiesa anglicana, che ha continuato coraggiosamente a offrire la mano guaritrice di Dio ai feriti più gravi in mezzo a difficoltà indicibili». Va ricordato che la struttura sanitaria è stata ripetutamente danneggiata durante il conflitto; l’ultima volta da missili israeliani che l’hanno raggiunta la scorsa settimana, nella notte tra il 12 e il 13 aprile, dopo un ordine di immediata evacuazione impartito a personale sanitario e pazienti solo una manciata di minuti prima.
Il messaggio si conclude con una menzione del 1.700° anniversario del concilio di Nicea, nell’auspicio che insieme alla concomitante celebrazione della Pasqua, «possa ispirare le nostre Chiese a ricercare sempre di più l’unità in Cristo», colui che con la sua risurrezione fa sgorgare in petto l’Alleluia.
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