
Il custode di Terra Santa ripercorre i molti gesti e attenzioni che papa Francesco, sin da quando era arcivescovo di Buenos Aires, ha costantemente riservato alla Terra Santa, ai suoi popoli, alla Chiesa locale e ai francescani che qui operano da otto secoli.
Ho incontrato papa Francesco per la prima volta il 26 maggio del 2015, quando ha accolto i partecipanti al Capitolo generale del nostro Ordine dei Frati minori. Mai avrei immaginato che nel giro di un anno, il 20 maggio 2016, lo stesso papa Francesco mi avrebbe inviato a Gerusalemme come Custode di Terra Santa, confermando l’elezione avvenuta in seno al Definitorio generale Ofm. Poco più di un mese dopo, durante l’udienza concessa alla Riunione delle organizzazioni di aiuto alle Chiese orientali (Roaco) il 16 giugno, lo stesso Pontefice mi salutava ufficialmente con un augurio fraterno e, richiamando l’importanza della Colletta del Venerdì Santo riformata da papa Paolo VI, incoraggiava tutta la Custodia a portare avanti la propria missione nei vari ambiti che la caratterizzano. Proprio in quella occasione, in modo scherzoso, mi disse: «Patton, pensavo che fossi yankee, e invece sei del Triveneto».
Un amore di antica data
L’amore di papa Francesco per la Custodia di Terra Santa era già forte al tempo in cui Jorge Mario Bergoglio era ancora arcivescovo e cardinale di Buenos Aires. Apprezzava la presenza dei frati del Commissariato di Terra Santa a Calle Mitre e apprezzava la scuola annessa allo stesso Commissariato, al punto che quando il mio predecessore fu tentato di ridimensionare la presenza della Custodia in Argentina, il cardinal Bergoglio gli disse: «Non se ne parla nemmeno». Il suo sostegno alla Custodia era tale che pubblicava i dati della Colletta pro Terra Santa delle singole diocesi e arrivava a telefonare personalmente ai colleghi vescovi per ricordare loro l’importanza della solidarietà economica con la Terra Santa.
Da papa, l’amore di Francesco per la Terra Santa è cresciuto ancora, ispirato anche dal pellegrinaggio compiuto nel 1219 da san Francesco d’Assisi. Papa Francesco si è fatto pellegrino quaggiù dal 24 al 26 maggio 2014, appena un anno dopo la sua elezione (avvenuta, lo ricordiamo, il 13 marzo 2013). Un viaggio che lo ha portato a toccare la Giordania, la Palestina (Betlemme), la città santa di Gerusalemme e Israele. Un viaggio durante il quale ha voluto fare una sorpresa ai frati della Custodia fermandosi a pranzare con loro nel refettorio di San Salvatore il 26 maggio. È stato durante quel viaggio che ha maturato l’idea di invitare il presidente d’Israele Shimon Peres e quello di Palestina Mahmoud Abbas per un momento di preghiera e invocazione per la pace nei giardini vaticani. Nell’organizzazione dell’evento, per volontà del Pontefice, fu coinvolta la Custodia, nella persona del Custode, fra Pierbattista Pizzaballa. Durante il viaggio, lo stesso Pizzaballa ebbe a fare da interprete per l’ebraico, mentre l’allora segretario custodiale fra Silvio De La Fuente tradusse dall’arabo.
Viaggi e anniversari
Durante il mio mandato, nel 2017 (ottavo centenario dell’arrivo dei primi frati minori in Terra Santa) il Papa ha voluto far visita all’Egitto (28-29 aprile) e – lasciandosi ispirare dall’incontro avvenuto nel 1219 tra san Francesco e il sultano al Malik al-Kamil –, nel 2019 ha voluto visitare gli Emirati Arabi Uniti e firmare ad Abu Dhabi, il 4 febbraio, assieme al Grande Imam di Al Azhar Ahmed al Tayyeb, un documento di straordinaria importanza che attualizza proprio il significato dell’incontro avvenuto otto secoli prima. Si tratta del Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, testo poi confluito nell’enciclica Fratelli tutti, firmata ad Assisi il 3 ottobre del 2020 sulla tomba del Poverello. Infine, quasi a completare un percorso, si è fatto pellegrino in Iraq, la Terra dalla quale era iniziato il pellegrinaggio di Abramo (dal 5 all’8 marzo 2021) e nello stesso anno, dal 2 al 4 dicembre ha visitato Cipro ed è stato ospite del nostro convento della Santa Croce a Nicosia. In quell’occasione il nostro giovane fra Eduardo Masseo gli ha fatto da interprete e ne ha potuto costatare la profonda umanità.
Un’attenzione costante
Durante tutto il suo pontificato, papa Francesco ha avuto un’attenzione costante per la Terra Santa e per il Medio Oriente. Ha alzato costantemente la sua voce per la pace in Siria, Libano, Palestina e Israele. Anzi, la sua voce è stata forse l’unica a levarsi in modo costante per proporre soluzioni negoziali, anziché militari, ai tanti, troppi, conflitti in corso in Medio Oriente. Il suo magistero – spesso non compreso e talvolta volutamente frainteso – non ha voluto prendere le parti di questo o di quel potere politico, di questo o di quel governante, ma sempre e soltanto la parte dei più poveri e dei più indifesi: sia quando veniva colpita la popolazione civile siriana, sia quando erano i libanesi a soffrire, sia quando si trattava di esprimere vicinanza alle famiglie delle vittime e degli ostaggi israeliani, sia quando a soffrire era la popolazione civile di Gaza. La sua presa di posizione non era ideologica ma in difesa dei civili, specialmente dei bambini. Il suo impegno per la pace lo ha portato a dialogare con tutti e a lasciarsi ispirare dall’incontro tra san Francesco e il sultano. Le sue encicliche più francescane, vale a dire Laudato si’ e Fratelli tutti sono un grido a favore della fraternità universale, della pace, della cura del creato.
Abbiamo goduto della sua stima
Per quanto riguarda la Custodia di Terra Santa, papa Francesco in questi anni ha dimostrato di apprezzare la nostra presenza e la nostra missione e lo ha fatto sia attraverso le varie lettere che ci ha inviato, come quella del 2017 in occasione dell’ottavo centenario dell’arrivo dei primi frati in Terra Santa, confermando anche il mandato conferitoci da papa Clemente VI nel 1342 e il sostegno dei suoi predecessori. Nel 2021 ha voluto ricordare i 600 anni dell’istituzione dei Commissari di Terra Santa e ne ha sottolineato il valore ecclesiale. Ogni anno ha compiuto qualche gesto di vicinanza, l’ultimo dei quali è stata la prefazione che ha voluto benevolmente concedere al libro intervista fatto assieme a Roberto Cetera e pubblicato da Terra Santa Edizioni (Come un pellegrinaggio, TS Edizioni, 2025). Nei fatti poi ha manifestato grande fiducia verso i frati della Custodia, chiamando il mio predecessore fra Pierbattista Pizzaballa ad assumere prima il compito di amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, poi quello di patriarca, onorandolo infine con la porpora cardinalizia. Ha promosso all’episcopato fra Hanna Jallouf, chiedendogli di essere il pastore dei “Latini” di Siria. Ha infine chiamato fra Bruno Varriano, vicario per Cipro del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini, a diventare vescovo ausiliare. Sono tutti segni di fiducia, di affetto e di stima.
Infine, non posso non ricordare la vicinanza di papa Francesco alla Custodia in alcuni momenti particolari: durante l’ottava di Natale del 2016, subito dopo che era terminata la sanguinosa battaglia di Aleppo, il Santo Padre ha inviato una lettera speciale alla nostra parrocchia, per incoraggiare i fedeli locali e tener viva in loro la speranza. Nei giorni passati assieme a Cipro nel dicembre del 2021, con disponibilità paterna, si è prestato a registrare un breve video per i nostri giovani di Terra Santa, invitandoli a tenere lo sguardo alto verso il Signore e a non farsi abbattere dalle difficoltà del presente. Mentre reggevo lo smartphone ero io a commuovermi per l’umiltà con cui il Papa faceva questo regalo ai nostri giovani. Nel gennaio del 2022 ha concesso un’udienza agli operatori della comunicazione della Custodia e in un discorso memorabile ci ha esortato a raccontare il bene e consumare le scarpe alla ricerca di storie positive da raccontare. Nel gennaio del 2024 ci ha accolti ancora una volta in udienza per i 100 anni dello Studium Biblicum Franciscanum e nuovamente ha espresso il suo apprezzamento e il suo incoraggiamento per questa istituzione della Custodia di Terra Santa e dell’Ordine dei Frati Minori. Durante l’ultimo anno, più volte ha anche voluto citare pubblicamente il vicario custodiale fra Ibrahim Faltas, sia per rilanciare i suoi appelli in favore della pace, sia per ricordare la sofferenza dei bambini a causa della guerra: «I bambini ci guardano», ha ripetuto con forza.
Anni di crescita
Questi anni di pontificato sono stati per noi anni di crescita, nei quali abbiamo sentito il sostegno e l’appoggio del Papa e questo ci ha aiutato a lavorare con determinazione anche nei momenti più difficili di guerra e pandemia. La sua spinta a vivere e testimoniare il Vangelo in modo semplice e alla portata di tutti ci ha rianimati nella nostra vocazione missionaria. Il suo sguardo rinnovato sul creato alla luce del Cantico di Frate Sole, ci ha spinti ad abbracciare quell’ecologia integrale che si prende cura di ogni creatura, ma in special modo dei deboli e dei poveri. La proposta di recuperare la categoria della fraternità universale ci ha incoraggiati a osare in iniziative di dialogo con i fratelli di altre Chiese e di altre religioni e soprattutto ci ha fatto recuperare il senso originale della nostra vocazione mirabilmente descritto da san Francesco nel capitolo XVI della Regola non bollata: «Che i frati non facciano liti o dispute, siano sudditi e soggetti a ogni umana creatura per amore di Dio, e confessino di essere cristiani».
Strenuo difensore della pace
Anche il suo ultimo messaggio «alla città di Roma e al mondo» è stato un grido in favore della pace in Terra Santa: «Vorrei che tornassimo a sperare che la pace è possibile! Dal Santo Sepolcro, Chiesa della Risurrezione, dove quest’anno la Pasqua è celebrata nello stesso giorno da cattolici e ortodossi, s’irradi la luce della pace su tutta la Terra Santa e sul mondo intero. Sono vicino alle sofferenze dei cristiani in Palestina e in Israele, così come a tutto il popolo israeliano e a tutto il popolo palestinese. Preoccupa il crescente clima di antisemitismo che si va diffondendo in tutto il mondo. In pari tempo, il mio pensiero va alla popolazione e in modo particolare alla comunità cristiana di Gaza, dove il terribile conflitto continua a generare morte e distruzione e a provocare una drammatica e ignobile situazione umanitaria. Faccio appello alle parti belligeranti: cessate il fuoco, si liberino gli ostaggi e si presti aiuto alla gente, che ha fame e che aspira ad un futuro di pace! Preghiamo per le comunità cristiane in Libano e in Siria che, mentre quest’ultimo Paese sperimenta un passaggio delicato della sua storia, ambiscono alla stabilità e alla partecipazione alle sorti delle rispettive Nazioni. Esorto tutta la Chiesa ad accompagnare con l’attenzione e con la preghiera i cristiani dell’amato Medio Oriente» (Urbi et Orbi, 20 aprile 2025).