Il clamore nasce da un tweet rimosso e dalla dichiarazione dell’ex ambasciatore di Israele presso la Santa Sede Raphael Schutz, che ritiene la cancellazione «un errore» (la dichiarazione è stata rilasciata dal diplomatico il 22 aprile al quotidiano in lingua inglese The Jerusalem Post). «Non dovremmo comportarci in questo modo dopo la morte di una persona», ha aggiunto.
Tra i numerosi messaggi di cordoglio inviati da tutto il mondo dopo la morte di papa Francesco, stupisce il silenzio delle istituzioni israeliane, fatta eccezione per una dichiarazione del capo dello Stato Isaac Herzog, che ha espresso le sue condoglianze al mondo cattolico e auspicato che «la sua memoria possa ispirare atti di gentilezza e speranza per l’umanità». Silenzio totale da parte del premier Benjamin Netanyahu e dal ministro degli Esteri Gideon Sa’ar.
Se pubblicamente non si è detto nulla, dalle stanze del governo trapela invece la reale motivazione: il silenzio sarebbe direttamente collegato alle recenti dichiarazioni del Papa su Israele e sulla guerra a Gaza. Bergoglio, più volte, ha affermato che ciò che sta accadendo a Gaza «non è una guerra. È crudeltà». La polemica è sulla presa di posizione contro i massacri («bambini falcidiati con mitragliatrici»), ma non solo. Nel suo libro La speranza non delude mai, il Papa ha osservato che è giusto indagare per capire se quanto compiuto da Israele a Gaza possa essere classificato come genocidio, (avallando così il procedimento avviato dal Sudafrica nel dicembre 2023 contro Israele alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja).
Nonostante i precedenti, diversi funzionari israeliani hanno criticato la decisione di restare in silenzio, specie perché il papa non è solo un leader politico. «Penso che sia stato un errore. Non dovremmo fare i conti in questo modo dopo la morte di una persona», ha dichiarato appunto l’ambasciatore Raphael Schutz che ha lasciato l’incarico a Roma l’estate scorsa.
Secondo il diplomatico, sulle polemiche Israele avrebbe dovuto rispondere diplomaticamente al momento opportuno. «Ma ora non stiamo parlando solo di un capo di Stato, bensì di una guida spirituale per oltre un miliardo di persone, quasi il 20 per cento dell’umanità. Non credo che il silenzio mandi il messaggio giusto».
La polemica è stata alimenta dalla cancellazione di alcuni post sui social. Il ministero degli Esteri aveva pubblicato un post su Instagram, Facebook e X, nel quale era scritto: «Riposa in pace, Papa Francesco. Che la tua memoria sia di benedizione». Nel giro di pochi minuti i post sono stati cancellati, attirando l’attenzione e suscitando non poche perplessità.
Il funerale del Papa è previsto per la mattina di sabato 26 aprile. Vista la situazione e la concomitanza con il sabato ebraico, non è ancora chiaro se Israele invierà un rappresentante ufficiale. L’ex ambasciatore Schutz, sempre nella dichiarazione al Jerusalem Post, ritiene che Israele dovrebbe comunque mandare un delegato.
«Saranno presenti i leader mondiali – ha spiegato –. La nostra assenza sarebbe evidente e ci farebbe apparire in cattiva luce. Potrebbe rafforzare un senso di isolamento, già acuito dalla guerra in corso, e alimentare ulteriormente questa percezione».
Dal ministero degli Esteri israeliano hanno fatto sapere che «il tweet e i messaggi erano stati pubblicati per errore. Abbiamo risposto alle dichiarazioni del Papa contro Israele e sulla guerra durante la sua vita; non lo faremo dopo la sua morte. Rispettiamo i sentimenti dei suoi fedeli».
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Aggiornamento del 25 aprile: Il 24 aprile sul social media X, nel profilo ufficiale del primo ministro di Israele, compaiono queste espressioni: «Lo Stato di Israele esprime le sue più sentite condoglianze alla Chiesa cattolica e alla comunità cattolica mondiale per la scomparsa di Papa Francesco. Che possa riposare in pace».
Ultimo aggiornamento: 25/04/2025 08:35