Il patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, parla con ammirazione degli aiuti umanitari che arrivano alla parrocchia cattolica di Gaza e alla gente che vive nelle vicinanze. Un intervento di soccorso che prosegue da alcuni mesi, grazie anche all'azione dell'Ordine di Malta. Ma non nasconde le tante difficoltà.
«È una goccia d’acqua in un oceano di bisogni». Il cardinale Pizzaballa smorza i toni soddisfatti del comunicato stampa pubblicato il giorno prima sul sito del Patriarcato latino di Gerusalemme. Se gli sforzi della diocesi e dell’Ordine di Malta sono innegabili, le consegne di viveri e altri beni di prima necessità alla parrocchia cattolica di Gaza rimangono al di sotto dei reali bisogni della comunità e delle migliaia di persone del quartiere con cui condivide la vita quotidiana.
«Ogni consegna incontra una serie problemi», spiega il patriarca. Ma il presule non si esprime sul varco d’ingresso dei camion e su come proteggersi dai saccheggi. «Durante le prime consegne sono state rubate diverse tonnellate di aiuti», ammette. Da allora ogni convoglio è circondato da un dispositivo di protezione, organizzato dagli stessi beneficiari. Il cardinale parla con ammirazione di ciò che le sue squadre a Gerusalemme, quelle del Sovrano Ordine di Malta e quelle in loco riescono a realizzare nonostante tutti gli ostacoli incontrati.
Nel maggio 2024 il cardinale Pizzaballa ha firmato un accordo di partenariato con il Sovrano Ordine di Malta per la fornitura di beni di prima necessità a Gaza. In quanto ong e attraverso il suo organismo di soccorso globale, il Malteser International, l’organizzazione benefica internazionale ha la capacità di ottenere il diritto di operare nella Striscia di Gaza. Storicamente legato a Gerusalemme, l’Ordine è riconosciuto dalla Santa Sede come ordine religioso cattolico e le cui competenze sul campo ben note. In quanto tale, è il partner naturale della diocesi.
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Con sorpresa di tutti, il cardinale stesso ha accompagnato la prima consegna e ha approfittato dell’occasione per fermarsi qualche giorno presso la comunità cristiana.
I bombardamenti, numerosi e violenti, sul quartiere di az-Zaytoun dove si trova la parrocchia, hanno reso le consegne estive più difficili del previsto. Ma il comunicato del Patriarcato latino cita quelli di settembre, ottobre e novembre. «In totale – precisa il testo – l’operazione ha permesso di distribuire circa 140 tonnellate di aiuti, a beneficio di quasi 40mila persone, ovvero il 10 per cento della popolazione rimasta nel nord di Gaza dopo lo sfollamento massiccio di quasi due milioni di abitanti».
Si stima che circa 400mila persone si trovino ancora a nord del Wadi Gaza, che separa il nord della Striscia e la città capoluogo dal sud della Striscia.
«Per il futuro – prosegue il comunicato – il Patriarcato latino in collaborazione con i suoi partner è impegnato a portare avanti questa missione vitale. Sono in corso programmi per consegnare due spedizioni al mese, ciascuna contenente 100 tonnellate di beni essenziali. Inoltre, continuano gli sforzi per istituire un centro medico all’interno del complesso della Sacra Famiglia per far fronte alle esigenze sanitarie più urgenti e consentire la riapertura della scuola del Patriarcato».
Le consegne e il progetto del dispensario sono resi possibili grazie alla generosità internazionale che si è manifestata a seguito di un appello lanciato dal patriarcato a partire dall’inverno 2023. Il patriarca ha affermato che un nuovo appello potrebbe essere lanciato nelle prossime settimane, dopo la pubblicazione di un resoconto sulla colletta precedente.
Continuare gli aiuti è «un imperativo morale e pastorale», come ritiene il patriarca che aggiunge: «Questa operazione di soccorso non è solo una risposta ai loro bisogni, ma anche un obbligo morale da parte nostra nei confronti dei nostri fratelli. È il nostro modo per dire che siamo al loro fianco, che condividiamo le loro sofferenze e che non li abbandoneremo mai».