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In Terra Santa c’è bisogno della luce del Natale

Terrasanta.net
25 novembre 2024
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In Terra Santa c’è bisogno della luce del Natale
Autunno 2023, una celebrazione d'Avvento nella chiesa francescana di Santa Caterina a Betlemme. (foto CTS)

Una dichiarazione dei patriarchi e capi delle Chiese di Gerusalemme spiega che nonostante – o forse proprio per – il clima pesante che si respira in Medio Oriente e nel mondo, quest'anno il Natale non può rinunciare al clima di gioia e speranza che gli è proprio.


(g.s.) – La stagione del Natale si avvicina in tutto il mondo cristiano. Tanto più in Terra Santa e a Betlemme, dove per via dei diversi calendari adottati dalle Chiese d’Occidente e d’Oriente il periodo natalizio si prolunga fino a gennaio inoltrato.

Il contesto internazionale si è fatto, se possibile, anche più cupo dello scorso anno. In Medio Oriente come in Europa i venti di guerra non hanno smesso di soffiare e ormai in tanti hanno la sensazione che i vari campi di battaglia siano sul punto di saldarsi in una vera e propria terza guerra mondiale conclamata.

Abbiamo bisogno di consolazione e di speranza, abbiamo bisogno di venti di pace. Per i cattolici, il giubileo del 2025 con il suo tema, Pellegrini di speranza, giunge così quanto mai opportuno. Ma anche gli altri cristiani avvertono l’urgenza di tenere accese delle luci, delle lampade che illuminino i passi di chi ha sete di pace. Vogliamo ascoltare un altro genere di eserciti: «E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”» (Vangelo di Luca, capitolo 2, versetti 13-14).

Per questo, stavolta, i patriarchi e capi delle Chiese di Terra Santa reputano sia opportuno non attutire troppo i toni festivi. Lo spiegano in un comunicato diffuso lo scorso 22 novembre.

«L’anno scorso – scrivono –, come segno di solidarietà con le moltitudini che soffrivano per la guerra appena scoppiata, Noi, i Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme, prendemmo la decisione concorde di invitare i fedeli delle nostre comunità a rinunciare all’esposizione pubblica di luci e decorazioni natalizie, normalmente associate alle festività. Anche se le nostre intenzioni erano buone, molti in tutto il mondo hanno comunque interpretato erroneamente questa richiesta come una “cancellazione del Natale” in Terra Santa, il luogo stesso della Santa Natività di nostro Signore».

Forse siamo troppo assuefatti ad associare il messaggio esistenziale, spirituale e liturgico del Natale con luminarie e bancarelle, alberi luccicanti e carole. Sta di fatto che una decisione dettata da intenti di solidarietà e compassione è stata, almeno parzialmente, fraintesa: «A causa di ciò, la nostra testimonianza della singolarità del messaggio natalizio della luce che brilla nelle tenebre (Vangelo di Giovanni 1,9) è diminuita non solo in tutto il mondo, ma anche tra la nostra gente», si rammaricano gli ecclesiastici di Gerusalemme.

Così, quest’anno le indicazioni vengono rimodulate: «Per questo motivo, per il prossimo tempo di Avvento e Natale, incoraggiamo le nostre comunità e il nostro popolo a celebrare pienamente l’avvicinarsi e l’avvento della nascita di Cristo, dando segni pubblici di speranza cristiana. Allo stesso tempo, li esortiamo anche a farlo in modi che siano attenti alle gravi sofferenze che milioni di persone nella nostra regione continuano a sopportare. Ciò include certamente il sostenere loro continuamente nelle nostre preghiere, tendere loro la mano con atti di gentilezza e carità e accoglierli come Cristo stesso ha accolto ciascuno di noi (Lettera ai Romani 15,7)».

«In questo modo – conclude il comunicato –, faremo eco alla storia stessa del Natale, nel quale gli angeli annunciarono ai pastori la lieta novella della nascita di Cristo in tempi che nella nostra regione erano altrettanto bui (Lc 2,8-20), offrendo a loro e al mondo intero un messaggio di speranza e pace divina».

Clicca qui per la versione integrale della dichiarazione dei capi delle Chiese di Terra Santa


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