Se raffrontata con le risultanze delle indagini archeologiche, la storia degli israeliti, così com’è raccontata nella Bibbia, va riconsiderata. Lo sostiene nel libro Storia di Israele nell’antichità il professor Bernd. U Schipper, teologo, biblista ed egittologo, docente all’Università Humboldt di Berlino.
«Si può affermare con sicurezza – scrive Schipper – che durante gli ultimi venti anni, in nessun altro campo della ricerca sul Vicino Oriente antico, ci sono stati cambiamenti tanto incisivi e paragonabili alla storia di Israele. Infatti, mentre in passato si credeva di poter, in gran parte, seguire le informazioni fornite dalla Bibbia, ora non ci sono quasi più dubbi sul fatto che i libri dell’Antico Testamento offrono solo un’idea del corso della storia, e in molti casi neppure questo. Sono testi teologici che spiegano il presente facendo riferimento al passato e vogliono dare un orientamento per il futuro (…) Si tratta di letteratura religiosa, che punta a un piano al di là degli eventi politici».
Una convinzione, questa, raggiunta anche grazie al lavoro svolto, negli ultimi due secoli, da archeologi che «erano per la maggior parte degli eruditi devoti, che conducevano gli scavi con la Bibbia sotto il braccio, circostanza che li portava a constatare, con delusione, che quello che l’archeologia suggeriva corrispondeva poco o nulla alle informazioni fornite dalla Bibbia».
Il centro del saggio è una ricostruzione critica della storia del Vicino Oriente antico così come si può desumere dalle fonti bibliche ed extrabibliche. Il greco Erodoto, ben prima dei romani, ricorre al termine Palestina per indicare l’area di insediamento dei filistei. «Il cuore del territorio della Bibbia, Giuda, anche chiamato in epoca posteriore Jehud o Giudea, era tagliato fuori dalle vie e dalle zone commerciali importanti. (…) Per i faraoni egizi – annota Schipper –, i re neoassiri e babilonesi e i sovrani Tolomei e Seleucidi, il vero e proprio centro di Israele e Giuda, cioè la regione montuosa samaritana e giudaica, aveva scarso significato. Ciò che interessava ai grandi imperi del Vicino Oriente antico era il controllo delle vie commerciali e delle pianure costiere, utili a livello geopolitico».
In queste terre gli israeliti non sarebbero venuti da altrove. Si tratterebbe, piuttosto, di una popolazione indigena dell’area poco a sud del lago di Tiberiade che dette origine a una civiltà rurale in qualche modo alternativa al contesto urbano delle città-stato preesistenti (come Sichem, Bet Shean, Gerusalemme, Gaza). «La conquista della Terra di Israele si spiega, così, con il passaggio dalla cultura urbana alla cultura di villaggio durante la prima età del ferro e con il contrasto tra pianura e regione montuosa», osserva Schipper.
Nella stele di Merneptah (del 1208 a.C.), che celebra le vittorie dell’omonimo faraone egizio, Israele è menzionato come nemico sconfitto. Se alcuni israeliti sono mai stati in Egitto per poi uscirne liberi, come narra il libro dell’Esodo, è perché, verosimilmente (ma non ci sono conferme inoppugnabili di questa ipotesi), furono fatti prigionieri, e deportati, in occasione di quella campagna militare.
Quanto a Gerusalemme, non è chiaro riassume Schipper quando sia caduta sotto il controllo israelita, diventando la sede di re Davide. «Gerusalemme è stata colonizzata nel Calcolitico (4500 ca), e ha avuto una lunga storia pre-israelitica. Gerusalemme, al più tardi a partire dalla media età del bronzo IIB (dal 1700 circa), era fortificata da una cinta muraria e disponeva di una fonte d’acqua, protetta da due torri monumentali». Al tempo del re Davide «non c’è alcun dubbio che si trattasse di un piccolo centro di potere con al massimo 2.000 abitanti».
Il libro conduce il lettore fino all’epoca dell’occupazione romana e alla distruzione del secondo Tempio ebraico di Gerusalemme, nel 70 d.C. Include perciò anche il periodo storico di Gesù di Nazaret e dei primi cristiani.
Una lettura degna di considerazione. (g.s.)
Bernd U. Schipper
Storia di Israele nell’antichità
Claudiana, 2023
pp. 153 – 17,50 euro