Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Giuseppe, l’uomo giusto

fra Matteo Munari *
16 settembre 2021
email whatsapp whatsapp facebook twitter versione stampabile
Giuseppe, l’uomo giusto
Guido Reni, San Giuseppe con Gesù Bambino in braccio, 1620-30, olio su tela, Ermitage, San Pietroburgo

Papa Francesco ha indetto, nella ricorrenza dei 150 anni della proclamazione di san Giuseppe a patrono della Chiesa, uno speciale anno dedicato allo sposo di Maria. Fino all’8 dicembre prossimo sarà concessa l’indulgenza plenaria a chi pregherà il padre putativo di Gesù che visse a Nazaret nel nascondimento.


San Giuseppe è stato certamente una figura importante nella storia di Gesù. Si tratta tuttavia di un personaggio del quale non è riportata alcuna parola nel Nuovo Testamento. Nel Vangelo di Marco egli non è mai nominato, in Giovanni il suo nome compare due volte: «Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nazaret» (Gv 1,45); «E dicevano: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come, dunque, può dire: “Sono disceso dal cielo”?» (Gv 6,42).

Nel primo passo Filippo entusiasta presenta Gesù a Natanaele come figlio di Giuseppe e come proveniente da Nazaret; nel secondo passo, Giuseppe è nominato in una mormorazione contro Gesù: se Gesù è figlio di Giuseppe e di Maria come può definire se stesso «il pane disceso dal cielo». Anche in questo caso tuttavia la figura di Giuseppe è soltanto accennata ma di lui non viene detto niente.

È nei Vangeli dell’infanzia di Matteo e Luca invece che Giuseppe viene presentato in modo più ampio, pur nella sobrietà tipica dei vangeli canonici. In Luca Giuseppe è nominato per la prima volta in occasione dell’annunciazione a Maria: «Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria» (Lc 1,26-27).

Sappiamo che Luca in un certo senso racconta la nascita e l’infanzia di Gesù attraverso lo sguardo di Maria. Giuseppe sembra avere un ruolo meno centrale ma il fatto che appartenga alla casa di Davide è certamente un dato essenziale. Giuseppe compare di nuovo in Lc 2,4, in occasione del censimento di Quirinio che lo porterà a Betlemme; in Lc 2,16 egli è accanto a Maria quando i pastori vengono a contemplare Gesù bambino; in occasione della presentazione al tempio, Giuseppe e Maria sono insieme e condividono lo stupore per le cose che vengono dette del bambino (Lc 2,33). Anche in occasione della perdita e del ritrovamento di Gesù è Maria a parlare e di Giuseppe non abbiamo alcuna parola (cfr Lc 2,48-50). Giuseppe ricompare poi nella genealogia di Gesù, che in Luca si trova subito dopo il battesimo al Giordano. La genealogia di Luca è una genealogia inversa che elenca in nomi dal più recente al più antico: essa parte quindi da Gesù per risalire fino ad Adamo: «Gesù, quando cominciò il suo ministero, aveva circa trent’anni ed era figlio, come si riteneva, di Giuseppe, figlio di Eli…» (Lc 3,23).

Questo «come si riteneva» significa chiaramente che Giuseppe non era il padre biologico di Gesù. L’ultima volta in cui è nominato Giuseppe in Luca è nella sinagoga di Nazaret: «Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: “Non è costui il figlio di Giuseppe?”» (Lc 4,22).

Luca quindi ci fornisce qualche elemento in più per conoscere Giuseppe ma il vangelo canonico che ci fa incontrare più da vicino lo sposo di Maria è quello di Matteo. Ricordiamo che dopo il titolo dell’opera Matteo comincia con la sua genealogia partendo da Abramo per arrivare fino a Gesù in questo modo: «Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo» (Mt 1,16). Da questa finale comprendiamo che Giuseppe non è il padre biologico di Gesù,

quindi tutta la genealogia è inutile, Gesù non è figlio di Davide e neppure figlio di Abramo… perché dunque ogni anno prima di Natale ascoltiamo inutilmente questa sfilza di nomi a messa?

Il racconto che segue serve a mostrare che proprio attraverso l’adozione di Giuseppe Gesù diverrà figlio di Davide e figlio di Abramo. Leggiamo quindi come prosegue il racconto per comprendere a fondo il ruolo di Giuseppe: «Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto» (Mt 1,18-19) Ascoltando queste parole sorgono tante questioni che qui non possiamo approfondire. Soltanto notiamo che non si dice espressamente che Giuseppe sospettava dell’adulterio di Maria, né è chiaro se sapeva che la sua fidanzata era incinta dello Spirito Santo. Ricordiamo poi che la giustizia in Matteo è sinonimo di volontà di Dio, Giuseppe è giusto perché in ogni situazione si chiede cosa deve fare in obbedienza a Dio. La volontà di Dio di norma è manifesta nella sua parola ma nell’Antico Testamento non c’è nessun passo in cui si dice cosa fare nel caso in cui la fidanzata sia incinta per opera dello Spirito Santo.

La Bibbia in alcuni casi non basta da sola per fare discernimento. Giuseppe nel dubbio pensa dunque di licenziare segretamente Maria e di tirarsi fuori da questa storia che sembra non riguardarlo. In ogni caso egli non vuole esporre Maria, né a una condanna, né alla mormorazione, ma come fare?

Si tratta di una situazione nella quale noi diremmo «come fai sbagli», non c’è via d’uscita. Per questo motivo l’angelo compare in sogno e lo chiama: «Giuseppe “figlio di Davide”, non temere di prendere con te Maria tua sposa; è vero che ciò che è concepito in lei viene dallo Spirito Santo, ma lei partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati. Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi» (Mt 1,20-23).

L’angelo fa capire a Giuseppe che egli, essendo figlio di Davide è essenziale in questa storia e inoltre chiamando Maria «la tua sposa» gli toglie ogni dubbio sull’appartenenza della giovane donna: Maria appartiene a Giuseppe anche se è incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe ha quindi il compito di custodire il mistero della verginità feconda di Maria e dell’origine divina di Gesù per poi dargli l’eredita umana di figlio di Davide. Soltanto nel momento in cui Giuseppe chiamerà il bambino Gesù la genealogia che precede il racconto acquisterà un senso. È come se l’angelo dicesse: «Giuseppe, tu sei importante in questa storia anche se sembra che tu abbia soltanto un ruolo di comparsa». Giuseppe obbedisce e in questo si manifesta la sua giustizia.

Nel cap. 2 di Matteo, Giuseppe viene poi mostrato come custode del bambino e di sua madre, egli li dovrà portare in Egitto per proteggerli da Erode il Grande, e dopo la morte del tiranno li dovrà condurre di nuovo nella terra d’Israele, non però a Betlemme in Giudea ma a Nazaret in Galilea. In ogni passaggio Giuseppe è guidato da un angelo che gli parla in sogno, lui obbedisce e non dice nulla. Giuseppe è quindi modello di chi obbedisce docilmente fidandosi di Dio nonostante le legittime obiezioni che potrebbero sorgere… Il Vangelo di Matteo (13,55) ci fa poi sapere che Giuseppe era un falegname. Nel passo parallelo di Marco 6,3 è Gesù stesso è chiamato falegname. Riguardo al mestiere di Giuseppe e di Gesù, diversi esegeti hanno sostenuto che per «carpentiere» (τέκτων) si intendesse un costruttore, non un semplice falegname. La tradizione più antica tuttavia, come testimonia Giustino Martire, dice che Gesù era un vero e proprio falegname che costruiva attrezzi agricoli, come aratri e gioghi.

La nostra curiosità però vorrebbe sapere di più su san Giuseppe. Vorremmo sapere se era sposato prima del fidanzamento con Maria; se ha avuto altri figli; se sono questi che erano chiamati fratelli e sorelle di Gesù; cosa aveva in mente di preciso quando l’angelo gli apparve in sogno… A questa nostra curiosità suppliscono i vangeli apocrifi, che possiamo leggere con devozione senza però essere obbligati a credere quanto raccontano. L’apocrifo più antico a noi giunto che ci fornisce particolari sulla vita di Giuseppe è quello chiamato Natività di Maria o più comunemente Protovangelo di Giacomo. Si tratta di un’opera probabilmente della metà del II sec. d.C. che ebbe un grande successo in Oriente. Da questo scritto derivano probabilmente le tradizioni ampliate in altre opere come la Storia di Giuseppe il falegname. La sobrietà dei vangeli canonici è tuttavia sufficiente per comprendere la grandezza di Giuseppe. Per mezzo della sua docilità, della sua obbedienza e soprattutto della sua fede, Dio ha realizzato il suo disegno universale di salvezza promesso ad Abramo e a Davide.

Giuseppe ha custodito e protetto la vulnerabilità e la fragilità di Gesù bambino e di sua madre e in questo modo ci ha mostrato cosa significhi essere padri. Un padre non si sottrae alla responsabilità, alla fatica e al rischio per proteggere il proprio figlio e la propria moglie! Gesù da parte sua, pur essendo di natura divina, non si è vergognato di essere chiamato figlio di Giuseppe, perché Giuseppe è stato veramente un padre per lui, anche se non lo ha generato biologicamente. I vangeli apocrifi hanno cercato di compensare l’estrema sobrietà dei vangeli canonici aggiungendo tanti elementi per lo più di natura fiabesca. Anche a noi è lecito immaginare tutto quanto non ci è stato detto della vita di Giuseppe, ma più importante è ricordare la reale forza della sua intercessione paterna in ogni momento in cui la volontà di Dio ci conduce su sentieri apparentemente impraticabili.

(* docente di Aramaico ed Esegesi del Nuovo Testamento presso lo Studium Biblicum Franciscanum – Gerusalemme)

Terrasanta 5/2021
Settembre-Ottobre 2021

Terrasanta 5/2021

Il sommario dei temi toccati nel numero di settembre-ottobre 2021 di Terrasanta su carta. Al centro un dossier di 16 pagine sugli «amanuensi» dei giorni nostri che ancora oggi a Gerusalemme trascrivono con piume, calami o pennelli i testi sacri ebraici, cristiani e musulmani. Buona lettura!

Restaurazione a Kabul, l’Afghanistan ai talebani
Giampiero Sandionigi

Restaurazione a Kabul, l’Afghanistan ai talebani

In agosto si è gretolata rapidamente la presenza delle forze occidentali in Afghanistan ed è tornato il governo dei talebani, scalzato vent'anni fa. Il problema degli esuli e della loro accoglienza.

Il potere della scrittura
AA.VV.

Il potere della scrittura

Ancora oggi, presso ebrei, musulmani e cristiani la scrittura esprime il legame tra umano e divino. Un segno che si fa arte, armonia e bellezza. In questo dossier vi raccontiamo alcune storie che lo testimoniano.

Artigiano di umanità
Frédéric Manns, Bruno Varriano

Artigiano di umanità

Alla riscoperta di san Giuseppe
Un libro per approfondire
Un saggio di Terrasanta

Vuoi farti un’idea del nostro bimestrale?
Ti mettiamo a disposizione un numero del 2023.
Buona lettura!

Sfoglia il numero
Abbonamenti

Per ricevere la rivista Terrasanta (6 numeri all’anno) la quota d’abbonamento è di 32,00 euro. Disponibile, a 22,00 euro, anche la versione digitale in formato pdf.

Maggiori informazioni
L'indice delle annate

Ai nostri abbonati e lettori più assidui potrà tornare utile l’indice generale della nuova serie di Terrasanta dal 2006 al 2023.

Il file consente di cercare gli articoli, gli autori e i temi che interessano di più e individuare i numeri e le pagine in cui sono stati pubblicati.

Consulta l'indice
Colorexploring
Barbara Marziali, Sandra Marziali

Colorexploring

Il metodo per conoscere se stessi e illuminare i lati oscuri della vita
«Voi chi dite che io sia?»
Francesco Patton

«Voi chi dite che io sia?»

In cammino con Pietro sulle orme di Gesù
Seguire Gesù
Matteo Crimella

Seguire Gesù

Sette meditazioni sul Vangelo di Luca
Semi di fraternità
Massimo Fusarelli

Semi di fraternità

Con Francesco nelle sfide del nostro tempo