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Governo in Israele: c’è futuro con Yair Lapid?

Terrasanta.net
6 maggio 2021
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Governo in Israele: c’è futuro con Yair Lapid?
5 maggio 2021: Yair Lapid, leader del partito Yesh Atid, giunge alla residenza del presidente di Israele a Gerusalemme per ricevere l'incarico di formare un nuovo governo. (foto Olivier Fitoussi / Flash90)

In Israele, il leader dell'opposizione Yair Lapid, capo del partito centrista «C'è un futuro», la sera del 5 maggio è stato incaricato di tentare di formare il prossimo governo. Per Netanyahu è il momento di voltare pagina?


Il termine legale di 28 giorni che aveva Benjamin Netanyahu (71 anni) per formare il nuovo governo israeliano è scaduto. Il primo ministro uscente, il cui partito – il Likud – ha vinto le elezioni parlamentari del 23 marzo, non è riuscito a raccogliere una maggioranza di 61 membri su 120 della Knesset (il parlamento monocamerale).

Tocca ora al suo sfidante, Yair Lapid (57 anni), diventato il suo principale avversario quando il suo partito è arrivato secondo nell’ultimo scrutinio con 17 parlamentari, il compito di cercare di formare un governo. Il mandato gli è stato dato ieri sera, dal presidente Reuven Rivlin, dopo aver condotto una serie di consultazioni con i vari leader politici per stabilire quale avrebbe il maggior appoggio per raggiungere l’obiettivo.

Yair Lapid ha lanciato la sua carriera politica sulla scia delle proteste del 2011 per una maggiore giustizia sociale ed è diventato la voce della classe media israeliana. Riguardo al conflitto israelo-palestinese, afferma di sostenere una soluzione dei due Stati, ma si oppone a una divisione di Gerusalemme.

Anche se il nome del suo partito centrista Yesh Atid («C’è un futuro») potrebbe far pensare alla fine della crisi in cui Israele è bloccato, dopo quattro elezioni in due anni, ma l’ex giornalista e conduttore televisivo, profondamente laico, tuttavia, non è affatto sicuro di avere successo.

Un governo di unità nazionale

Quel che è certo è che Yair Lapid desidera formare un governo di unità nazionale con l’obiettivo di cacciare dal potere Benjamin Netanyahu. Quest’ultimo, sotto accusa per corruzione e appropriazione indebita in diversi processi, è onnipresente sulla scena politica israeliana. Ha ricoperto la carica di primo ministro per più di 12 anni senza interruzione, e aveva già occupato l’incarico tra il 1996 e il 1999.

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In una dichiarazione, Lapid ha affermato: «Abbiamo bisogno di un governo che rifletta il fatto che non ci odiamo a vicenda; un governo in cui sinistra, destra e centro lavoreranno insieme per affrontare le sfide economiche e di sicurezza; un governo che dimostri che le nostre differenze sono fonte di forza e non di debolezza».

Ma il compito non sarà facile data la natura estremamente diversificata del blocco anti-Netanyahu. Se riesce a unire dietro di sé i parlamentari dei partiti di sinistra – Meretz e laburisti – e del partito Blu e Bianco del centrista Benny Gantz, dovrà comunque trattare per avere alleati partiti arabi e formazioni di destra.

Lo spettro di un quinto scrutinio

Ma per queste ultime, la barriera ideologica sembra importante. Potrebbe essere superato da alcuni partiti che desiderano porre fine all’era Netanyahu. Tra questi, c’è la formazione di destra radicale Yamina, guidata da Naftali Bennett. Questo ex alleato di Benjamin Netanyahu, diventato uno dei suoi avversari, ha una riserva di sette seggi in parlamento anche se non tutti i deputati del partito lo seguono nella sua strategia. Su questo riavvicinamento a Lapid, Bennett ha dichiarato: «Non posso promettere che riusciremo a formare questo governo di emergenza, ma posso promettere che ci proverò. Non risparmieremo alcuno sforzo per raggiungere l’obiettivo senza compromettere i nostri principi e ideali».

È quindi iniziato un nuovo conto alla rovescia di quattro settimane. Se Lapid fallisce, non si può escludere, tra gli scenari possibili, che il Paese torni alle urne quest’estate. Sarebbe la quinta volta in poco più di due anni. (c.l./f.p.)


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