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«I nostri due mesi blindati nel Santo Sepolcro»

Giampiero Sandionigi
18 novembre 2020
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«I nostri due mesi blindati nel Santo Sepolcro»
I frati in preghiera davanti all’altare del Calvario

Un memoriale redatto da uno dei francescani della fraternità che abita nella basilica del Santo Sepolcro racconta la vita del santuario ai tempi del coronavirus. Una parentesi insolita, trascorsa nella preghiera.


Secondo gli storici, i frati minori francescani prestano servizio nella basilica del Santo Sepolcro, nel centro di Gerusalemme, sin dal 1309. La fraternità francescana che abita e vive nel grande edificio sacro comprende attualmente una decina di frati di varie nazionalità, che gestiscono la basilica come una specie di condominio al quale partecipano anche i monaci greco-ortodossi e gli armeni.

A causa della pandemia da coronavirus che dilaga nel mondo intero, per quasi tutto il 2020 i pellegrini – che non possono raggiungere la Terra Santa – hanno disertato la basilica che racchiude la sommità del Calvario e la tomba vuota di Gesù risorto. Per oltre due mesi, a partire dal 25 marzo, le porte del Luogo Santo sono anche rimaste sbarrate, ma la vita all’interno è proseguita ai ritmi consueti, come racconta, in un memoriale, il congolese Michaël Muhindo Kyamakya, uno dei membri della fraternità.

In tempi normali la basilica apre alle 4 del mattino e chiude alle 20, ma gli orari di apertura e chiusura variano a seconda delle stagioni.

Nel santuario vige sempre l’ora solare, che non viene mai scalzata dall’ora legale, neppure quando questa entra in vigore tutt’intorno all’edificio.

Con 23 messe celebrate quotidianamente, la liturgia delle ore e la processione delle 16.00, il culto cattolico qui dentro si alterna e sovrappone a quello delle altre comunità, in particolare degli ortodossi greci, armeni e copti.

Tipica di questo Luogo Santo è proprio la processione quotidiana che si snoda per tutta la chiesa e «ripercorre i luoghi della passione- morte-risurrezione del Cristo ed è un modo per ricordare ai pellegrini la necessità di meditare costantemente sull’umanità di Gesù che in questi luoghi ha sofferto la sua Passione e si è manifestato nella sua Risurrezione». Anche se hanno dovuto privarsi della compagnia dei fedeli, i frati non l’hanno mai sospesa.

Il memoriale dei frati rivela anche una curiosità: l’ultimo sacerdote a celebrare con un gruppo di pellegrini in basilica è stato lo statunitense padre George Snyder il 13 marzo 2020, come risulta dal registro delle messe nella sacrestia dei francescani.

Le liturgie più solenni della Settimana Santa sono state presiedute dall’amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, e si sono svolte con un numero ristretto di religiosi.

«Tutte le volte che il vescovo è venuto a celebrare al Santo Sepolcro, la basilica è stata aperta per consentire il suo ingresso. Durante il Triduo pasquale, all’interno c’erano anche due poliziotti per sorvegliare il rispetto delle misure sanitarie, soprattutto la distanza di due metri tra una persona e l’altra. Gli agenti di polizia contavano le persone presenti ad ogni celebrazione e scattavano delle foto. A noi, invece, è stato chiesto di non inviare fotografie delle celebrazioni a nessuna persona esterna, neppure ai giornalisti e ai frati».

I responsabili della basilica hanno deciso di riaprirla domenica 24 maggio, ma le porte si sono schiuse al popolo solo martedì 26.

«Quel giorno anche noi – annota fra Michaël – abbiamo potuto finalmente uscire all’aria aperta».

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