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I musulmani tornano alla Mecca, a piccoli gruppi

Eleonora Prandi
8 ottobre 2020
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I musulmani tornano alla Mecca, a piccoli gruppi
Nella Grande Moschea della Mecca la nera sagoma della kaaba attorniata dai pochi fedeli musulmani ammessi al luogo sacro nei primi giorni d'ottobre 2020.

Dopo le limitazioni imposte nei mesi scorsi, il governo saudita riammette gradualmente i pellegrini stranieri alla Mecca. Per entrare nella Grande Moschea occorre prenotarsi tramite app e rispettare i protocolli di sicurezza.


A fine luglio l’hajj – il pellegrinaggio alla Mecca che ogni musulmano che ne abbia le possibilità deve compiere almeno una volta nella vita – aveva già contato un record negativo di pellegrini: circa diecimila e solo residenti sauditi quelli consentiti dal governo, contro i 2,5 milioni del 2019. Ora l’Arabia Saudita riapre i cancelli della Grande moschea per l’umrah (il «pellegrinaggio minore»), con stringenti misure di sicurezza per evitare la diffusione del Covid-19 ma per entrare nel luogo sacro è necessario prenotarsi con un’app.

Scanner termici, mascherine obbligatorie, solo seimila ingressi al giorno scaglionati in gruppi da 20/25 persone. Da domenica 4 ottobre le autorità saudite hanno riaperto la Grande Moschea per il pellegrinaggio minore, che può essere effettuato in qualsiasi momento dell’anno, a differenza dell’hajj o «pellegrinaggio maggiore» che è da compiersi in un preciso momento: il Dhu l-Hijja, ovvero l’ultimo mese dell’anno nel calendario islamico.

Ingressi contingentati

Il ministro saudita Mohammad Benten, responsabile di tutti gli apparati gestionali e amministrativi che consentono lo svolgimento di hajj e umrah, ha spiegato al quotidiano The Jordan Times: «I fedeli che desiderano entrare nella moschea per le preghiere del venerdì o per eseguire l’umrah devono scaricare un’applicazione in cui prenotare data e ora della visita, in modo da evitare il sovraffollamento. Il pellegrinaggio avverrà in conformità con le misure sanitarie previste. Abbiamo poi pensato a tre fasi di riapertura in cui verrà monitorata l’affluenza e l’andamento del virus. Il 4 ottobre i primi pellegrini hanno potuto accedere alla Grande Moschea in seimila; nella seconda fase dal 18 ottobre, il numero di pellegrini sarà aumentato a quindicimila al giorno. Infine, se il quadro pandemico lo permetterà, i visitatori provenienti dall’estero saranno ammessi nella terza fase dal primo novembre, quando la capacità sarà elevata a ventimila pellegrini al giorno. I quali avranno solo tre ore per completare il pellegrinaggio».

Il governo saudita ha precisato via Twitter che, come misura precauzionale, non sarà possibile in nessuna di queste fasi toccare o baciare la Pietra nera incastonata nell’angolo orientale della kaaba. La Grande Moschea sarà sanificata prima e dopo il passaggio di ogni gruppo di fedeli.

La chiusura della Grande Moschea e una così lunga sospensione dei pellegrinaggi ha, da un lato, preoccupato i fedeli riguardo al rispetto dei precetti religiosi e, dall’altro, indebolito fortemente le casse saudite che normalmente vedono un introito di 12 miliardi di dollari all’anno dai pellegrinaggi. La grande diminuzione delle entrate dovuto alla chiusura della Grande Moschea si è sommata a una crisi economica che ha fatto registrare al Regno saudita, nel secondo trimestre del 2020, una contrazione del 7 per cento del Pil rispetto allo stesso periodo del 2019. A fine settembre il governo saudita ha diffuso dei dati secondo i quali il tasso di disoccupazione è cresciuto, sempre nel periodo marzo-maggio, del 15,4 per cento, una cifra che rappresenta un massimo storico per l’Arabia Saudita.

I precedenti

Non è la prima volta però che nella storia il mondo musulmano deve adattare i propri riti agli eventi contingenti. Al–Khatib, assistente professore presso il Centro di ricerca per la legislazione islamica e l’etica dell’Università Hamad Bin Khalifa di Doha ha ricordato ai microfoni di Al Jazeera che: «La Grande Moschea è stata chiusa da marzo a giugno a causa del diffondersi incontrollato del virus, ma non è la prima volta che accade nella storia dell’islam. La chiusura delle moschee o l’annullamento di raduni di massa si è verificato molte volte per motivi diversi come guerre, disastri naturali, inondazioni ed epidemie che hanno precedentemente fermato gli eventi religiosi. Possiamo citare, per esempio, l’invasione della Mecca da parte dei Carmati, la setta che nel 930 bloccò l’hajj per 20 anni. In tempi più recenti, l’attacco alla Grande Moschea tra novembre e dicembre 1979 (da parte di un gruppo estremista di sunniti wahabiti – ndr), che costrinse alla chiusura della moschea per almeno due settimane. O ancora il diffondersi del virus Ebola, che nel 2014 determinò la sospensione della preghiera del venerdì».

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