Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

La fede in tivù, oltre i luoghi comuni

fra Alberto J. Pari *
25 settembre 2020
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La fede in tivù, oltre i luoghi comuni
Fra Alberto J. Pari davanti alle telecamere.

La pandemia da coronavirus ha ridotto anche in Terra Santa le occasioni di incontro tra le persone. Per i frati sono venute meno molte possibilità di spiegare faccia a faccia a tanti interlocutori attenti gli aspetti cruciali del cristianesimo. Perché, allora, non ricorrere alla televisione?


I mesi che ci vedono protagonisti di una realtà anomala, quasi di vita sospesa, si allungano. In Terra Santa da metà marzo i confini sono bloccati e ogni attività con gruppi, pellegrinaggi e visite è stata interrotta. All’interno del Paese tutti gli incontri sono stati cancellati, personalmente non ho più potuto incontrare nessuno come avveniva abitualmente: giovani dell’esercito, universitari e gruppi di adulti curiosi di conoscere la realtà del cristianesimo e la vita dei frati.

Nel mio piccolo ho cercato comunque di tenere vivi i contatti e ho anche accettato di partecipare a qualche incontro di videoconferenze. La scorsa settimana ho però avuto la piacevole sorpresa di ricevere due inviti per un’intervista da parte di un giovane universitario che studia scienze religiose e culture comparate all’Università ebraica di Gerusalemme e da parte di un canale televisivo che si occupa di istruzione. Il giovane aveva bisogno di un aiuto per la stesura di un lavoro scritto sulla vita religiosa nella Chiesa cattolica e il programma televisivo dovrebbe realizzare una puntata per una serie per ragazzi in cui due investigatori vanno a incontrare dei personaggi che li aiutino a risolvere un enigma; la puntata in cui avranno bisogno del mio aiuto riguarderà il Vaticano, la Chiesa in generale e il Natale.

Mi sono chiesto se non ci sia il rischio di venir strumentalizzati quando si accetta di collaborare, in particolare, con radio e televisioni; non abbiamo infatti il controllo di come verranno usate le parole, le frasi, come verrà montato il video finale; così come non sappiamo come saranno formulati i concetti nel lavoro dell’intervista del giovane universitario. Ogni volta che mi imbatto in occasioni come queste chiedo ai miei interlocutori di avere rispetto e delicatezza: spesso per loro è la prima volta che si avvicinano al mondo cristiano e sono privi degli strumenti per comprendere a pieno la nostra cultura. Il vocabolario utilizzato ha quasi sempre bisogno di ampie spiegazioni, a partire dalle cose più semplici come «vocazione» e «chiamata», per passare a «voti» e arrivare a «sacramenti», «dogmi» e, infine, i concetti tremendamente difficili da spiegare in ebraico come «Trinità» e «transustanziazione».

Mi affascinano sempre la curiosità e la meraviglia negli occhi di chi ci incontra per la prima volta. È bello saperli consapevoli che il cristianesimo non si riduce a quel poco che hanno letto sui libri di scuola, spesso limitato a poche tristi associazioni di pensiero: inquisizione, antisemitismo e Shoah.

Per quanto riguarda il programma televisivo, siamo ancora in fase di preparazione, la troupe è venuta due volte a visitare il convento e la chiesa, per valutare la luce, gli spazi e la logistica. La data delle registrazioni è cambiata più volte per limitazioni chiusure imposte dallo Stato a causa della pandemia. E chissà se riusciremo a portare a termine il progetto. Ci sono grandi potenzialità: potremo raggiungere tante famiglie e ragazzi, con il lavoro del giovane universitario, ma soprattutto con la puntata del programma educativo. Immagino le tante persone che per la prima volta vedranno un frate che racconta del Vaticano e della Chiesa mentre si muove negli ambienti del convento, tutte cose che per la maggior parte degli israeliani di oggi sono realtà lontanissime. San Francesco saprà benedire e proteggere anche queste nuove forme di evangelizzazione e di dialogo moderno.

 

(* incaricato per il dialogo ecumenico e interreligioso, Custodia di Terra Santa, Gerusalemme)

Terrasanta 5/2020
Settembre-Ottobre 2020

Terrasanta 5/2020

Il sommario dei temi toccati nel numero di settembre-ottobre 2020 di Terrasanta su carta. Con un Dossier dedicato alla figura di san Girolamo, traduttore della Bibbia e asceta a Betlemme, a 1.600 anni dalla morte. Buona lettura!

Girolamo traduttore e asceta
(g.c.)

Girolamo traduttore e asceta

Nel dossier che vi presentiamo, cerchiamo di delineare un profilo di questo Padre della Chiesa ed evidenziamo la sua importanza nella trasmissione delle Scritture.

Betania, alla tomba dell’amico
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Betania, alla tomba dell’amico

La morte di Lazzaro, con il dolore di Marta e Maria e il sollecito intervento di Gesù, che gli era molto legato, è uno degli episodi più conosciuti dei Vangeli. Betania è stata fin dall’antichità luogo venerato dai pellegrini. Un progetto di recupero archeologico si propone anche di offrire alla comunità locale opportunità di sviluppo.

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