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Un gelato sospeso per Gaza

Elisa Pinna
29 ottobre 2019
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Anche grazie alla cooperazione italiana, a Gaza ha da poco aperto i battenti una nuova «gelateria sociale». Crea lavoro e dà la possibilità di offrire una coppa di gelato, fatto con materie prime locali, a chi non può permettersela.


Una piccola folla di persone – soprattutto bambini – si è accalcata lo scorso 16 ottobre nella trafficata e centrale Al Nasser Street, nella città di Gaza, per l’inaugurazione, con tanto di taglio di nastro, della prima gelateria artigianale e sociale della Striscia: allegra, piena di colori, di luce e, soprattutto, di gelati fatti con frutta vera, di stagione, e offerti «in sospeso» (come il caffè a Napoli) a chi non può permetterseli.

Chiariamoci: nella Striscia, nonostante guerre e povertà, i gelati esistono da sempre, ma sono gli ice-cream confezionati o preparati con polverine di latte e di vari gusti, e poi rappresentano un lusso non alla portata di tutti. Gelato di Gaza, gelateria sociale (nel logo è scritto proprio così, in italiano e senza troppe leziosità) utilizza invece i prodotti dei contadini della Striscia ed ha come obiettivo non solo quello di garantire a tutti il diritto alla dolcezza di un gelato, ma anche di investire i guadagni in altre attività per aiutare la popolazione.

Un’idea italiana

L’iniziativa è stata promossa dall’Associazione per lo sviluppo delle donne palestinesi, attiva nel campo profughi di Al Burej, e dall’ong italiana Vento di Terra, impegnata ad aiutare le popolazioni di molte zone «difficili» del mondo. I finanziamenti sono arrivati dall’Agenzia italiana per la cooperazione e lo sviluppo. «Il locale ha creato sette nuovi posti di lavoro e contiamo su 23 agricoltori di tutta la Striscia per il rifornimento di frutta fresca», spiega a Terrasanta.net Giulia Schirò, responsabile di Vento di Terra in Palestina. L’unità produttiva della gelateria, in cui sono impiegati due gelatai, si trova nel campo profughi di Al Burej; nel negozio cittadino, una sala accogliente, le pareti a vetrata, tavolini interni, lavorano a tempo pieno altri tre giovani. «E infine – aggiunge la Schirò – ci sono la manager palestinese e l’autista del tuktuk, il furgone che porterà i gelati fin nei luoghi più remoti e poveri della Striscia». I tuktuk sono ormai diventati un simbolo di Gaza: consegnano acqua, cibo, merci e prodotti di tutti i generi, senza fermarsi mai, anche sotto i bombardamenti israeliani. Il furgone dei gelati non passerà certo inosservato: coni, ghiaccioli, coppette e frutta di ogni tipo, dipinti su uno sfondo giallo, coprono ogni centimetro della carrozzeria. Consegnerà tanti gelati «in sospeso». A dipingere, sulla bacheca del locale di Gaza, forme e volumi dei contenitori dei gelati offerti dai donatori, sono stati i bambini del villaggio beduino di Um al Nasser, uno dei luoghi più vulnerabili e disastrati della Striscia.

Dal gelato ai libri

Durante l’inaugurazione, i piccoli hanno svolto anche il ruolo di degustatori ufficiali, insieme ai proprietari di ristoranti locali, cooperanti internazionali e gente del posto. «I gelati – riferisce Giulia Schirò – sono stati giudicati di ottima qualità. Il gusto più apprezzato? Senz’altro la fragola». I promotori sono fiduciosi: i clienti non mancheranno, sia per la qualità e gli scopi del negozio, sia perché si trova in un punto dove la vita cittadina scorre dall’alba alla mezzanotte.

La gelateria di Gaza avrà, tra gli altri, un compito molto particolare: quello di sostenere, con i suoi proventi, il bibliotuktuk, un altro furgoncino sociale, che porta libri e storie raccontate da un autista-animatore per far sognare i bambini della Striscia.

Il locale di Gaza fa parte di una rete di gelaterie sociali creata da Vento di Terra, in collaborazione con un ex medico di frontiera divenuto un gelataio sociale e intraprendente, Ambrogio Manenti. «Insieme a lui – ci racconta Barbara Archetti, presidente di Vento di Terra – abbiamo promosso gelaterie sociali al Cairo, nei campi profughi siriani in Giordania, ma anche a Milano, nel quartiere Adriano, e a Napoli, nel quartiere di Scampia».

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