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Il verde in Libano è andato in fumo

Christophe Lafontaine
17 ottobre 2019
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Il verde in Libano è andato in fumo
Un'istantanea da uno degli incendi che hanno devastato il Libano a metà ottobre 2019. (dal profilo Twitter della ministra libanese dell’Interno, Raya Haffar El Hassan)

Un'ondata di incendi senza precedenti ha devastato a metà ottobre varie zone del Libano. Il governo ha dovuto chiedere aiuto ai servizi antincendio delle nazioni vicine e si impegna a piantare nuovi alberi.


Diverse aree del Libano – dal distretto dello Shuf (una zona montuosa a sud-est di Beirut che è tra le più boscose del Paese) al distretto di Akkar (nel nord) – sono state in preda alle fiamme per 48 ore con più di 100 incendi sparsi, secondo l’Agenzia nazionale d’informazione (Ani) che cita il direttore della Protezione civile. Un’ecatombe, amplificata da una forte ondata di calore e da raffiche di vento che hanno reso difficile il controllo del fronte di fuoco.

Secondo L’Orient-Le Jour, in diversi angoli del Paese, in particolare nella zona di Mechref e Debbiyé sulla costa dello Shuf, a Denniyé – nel nord del Libano – e a Kornet el-Hamra – nel distretto centrale di El Metn – gli incendi hanno colpito le aree residenziali e causato l’evacuazione di molte persone e la chiusura di scuole e università. Le fiamme hanno divorato negozi, automobili, spazi verdi, linee dell’alta tensione e infrastrutture telefoniche. Sono stati registrati molti casi di asfissia e perdite di sensi; un uomo che aveva lottato con il fuoco è morto. In alcune aree, gli incendi hanno anche innescato l’esplosione di mine piazzate durante la guerra civile (1975-1990).

Il bilancio dei danni

«Le superfici ridotte in cenere sono immense – riferisce il quotidiano libanese – ma non è possibile fornire una stima, anche approssimativa, dell’entità del disastro ecologico che ha colpito il Libano, le cui foreste coprono ormai solo il 13 per cento del territorio, secondo gli ultimi dati del ministero dell’Agricoltura relativi al 2012-2013».

A causa degli incendi boschivi, il Paese dei cedri ha visto andare in fumo tre milioni di alberi nel 2019, riporta l’emittente Al Jazeera. Una cifra che equivale a tutti gli alberi piantati nell’ambito delle iniziative di riforestazione degli ultimi 15 anni, ovvero a 1.300 ettari, osserva sul canale televisivo del Qatar George Mitri, direttore del programma sulle terre e le risorse naturali presso l’Università di Balamand, situata presso la città di Tripoli, nel nord del Libano. Secondo Mitri, ci sarebbero almeno altri 1.200 acri andati in fumo da lunedì. «È assolutamente catastrofico per la biodiversità del nostro habitat».

Per fronteggiare l’emergenza, il 15 ottobre il primo ministro Saad Hariri ha chiesto aiuto a «diversi Paesi perché inviassero elicotteri ed aerei». All’appello hanno risposto canadairs ed elicotteri ciprioti, greci e giordani. Alla fine della giornata di martedì 15 è caduta la prima pioggia della stagione. La mattina dopo, il capo della Protezione civile ha dichiarato al canale televisivo locale Lbcl che la situazione era «sotto controllo».

Un albero per ogni studente

Di fronte al disastro naturale causato dagli incendi, il ministro dell’Istruzione Akram Chehayeb ha annunciato via Twitter, il 16 ottobre, il varo di un progetto di riforestazione intitolato Pianteremo un albero per ogni studente libanese, che mira ad «educare i giovani all’importanza della protezione delle foreste e a compensare ciò che è stato perso durante questo disastro ecologico».

Non è raro che si verifichino incendi in questo periodo dell’anno, a causa della siccità e dei venti caldi, e il fenomeno si intensifica sempre più con il riscaldamento globale. Tuttavia, i molteplici focolai divampati a breve intervallo di tempo e spesso nel cuore della notte ha sorpreso le autorità le che lasciano filtrare il dubbio che molti degli incendi siano di origine dolosa. Il premier Hariri ha annunciato l’apertura di un’indagine.

Anche in Siria si sono verificati incendi importanti, in particolare nelle province di Tartous, a ovest del Paese, sulla costa del Mediterraneo (dove sono stati individuati circa 100 focolai), e di Latakia (ovest), oltre che di Homs (nel centro del Paese). Sono morte due persone. L’agenzia Sana ha riferito che tutti gli incendi sono stati spenti o arginati dai vigili del fuoco.

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