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La risurrezione della cattedrale melchita di Aleppo

Terrasanta.net
30 aprile 2019
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La risurrezione della cattedrale melchita di Aleppo
Un momento della cerimonia di riconsacrazione della cattedrale greco-cattolica di Aleppo. (foto abouna.org)

Per i cattolici di rito greco ad Aleppo la Pasqua di quest'anno ha avuto un sapore tutto speciale: il 23 aprile è stata inaugurata la cattedrale danneggiata dai bombardamenti nel 2013.


(c.l.) – Nostra Signora della Dormizione, la cattedrale della diocesi greco-cattolica (melchita) di Aleppo – seconda città della Siria –, gravemente danneggiata durante la guerra in atto, è stata riconsacrata il 23 aprile scorso, festa di san Giorgio, al termine dei lavori di restauro. L’edificio sacro sorge nel vecchio quartiere cristiano di Jdeydeh, che è diventato durante la guerra la linea del fronte teatro di aspri combattimenti.

In occasione di quest’ultima Pasqua le campane della chiesa hanno dunque ripreso a suonare e il patriarca melchita Joseph Absi vi scorge «un simbolo della risurrezione della Siria». È stato proprio lui a presiedere i riti di riapertura dell’edificio sacro, affiancato dal nunzio apostolico, il card. Mario Zenari, e dall’arcivescovo Jean-Clément Jeanbart, che è a capo dell’arcieparchia di Aleppo. Quest’ultimo ha sottolineato il fatto che la chiesa restaurata «è la prima cattedrale edificata dai melchiti in epoca ottomana. È dunque un patrimonio che ravviva il nostro amore per la patria».

Sul finire del 2013 il luogo di culto era stato colpito nel corso della battaglia di Aleppo: il tetto, la cupola, l’ingresso e la sacrestia erano andati distrutti. L’edificio, preso a bersaglio dall’artiglieria delle forze antigovernative, era così diventato inagibile.

La cattedrale fu costruita nella prima metà del Diciannovesimo secolo, dopo il riconoscimento ufficiale della Chiesa greco-cattolica da parte delle autorità ottomane nel 1830. Da allora è stato per i melchiti uno dei luoghi di culto più importanti dal punto di vista storico e da quello dell’afflusso di fedeli. Fino al 2011, prima che iniziasse la guerra in Siria, si stimava che la comunità melchita ad Aleppo fosse composta da 18 mila persone. Secondo il patriarcato, citato dalla sezione canadese di Aiuto alla Chiesa che soffre, non ne restavano più di 12 mila nel 2015.

Dopo anni di guerra civile, i cristiani di Aleppo hanno avviato i restauri all’inizio del 2018 in un clima di speranza. Così il 9 settembre 2018 ha potuto riaprire le porte la cattedrale dei siro-cattolici, mentre lo scorso 30 marzo è ripreso il culto nella cattedrale armena.

Monsignor Jeanbart non si nasconde che «malgrado i progressi compiuti, resta ancora molto da fare per ricomporre l’armonia del mosaico interetnico siriano». Sottolinea che «oggi, gli sforzi della Chiesa locale mirano a mettere fine all’esodo [dei cristiani]», sollecitando chi è partito a tornare ad Aleppo.

Nell’aprile 2015, l’arcivescovo melchita lanciò a questo scopo il programma Costruire per restare, un progetto di aiuto allo sviluppo; alla ristrutturazione delle piccole attività commerciali e delle officine danneggiate; alla restaurazione di case colpite e rese inabitabili. Grazie a questa iniziativa, fino ad oggi, oltre un migliaio di case e di luoghi di lavoro sono stati ricostruiti, quasi 300 prestiti a interessi zero sono stati erogati a piccoli imprenditori e commercianti decisi a riavviare le loro attività e decine di abitazioni sono state messe a disposizione di giovani sposi.

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