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Squarci di ebraismo per musulmani

Federica Sasso
15 gennaio 2018
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Con piccoli video in arabo pubblicati su un canale YouTube, il giornalista israeliano Elhanan Miller prova a presentare l'esperienza religiosa ebraica ai musulmani.


Il polpo e il cammello sono animali kosher? Oppure: gli ebrei pregano prostrandosi fino a terra come fanno i musulmani? E ancora: perché gli ebrei pregano tre volte al giorno e i musulmani cinque? E come mai i credenti islamici sono chiamati alla preghiera dal canto del muezzin, mentre gli ebrei religiosi hanno a disposizione un’app che gli ricorda di rivolgersi verso Gerusalemme per Shacharit, Minchà e Ma’ariv, le preghiere del mattino, del pomeriggio e della sera? Con piccoli video in arabo pubblicati su un canale YouTube battezzato «Il Popolo del Libro», il giornalista israeliano Elhanan Miller affronta queste e molte altre domande, comparando i precetti ebraici con quelli dell’islam. Il titolo scelto da Miller per il suo canale YouTube è la frase con cui i musulmani indicano gli ebrei (e i cristiani), e le animazioni infatti sono pensate apposta per spiegare l’ebraismo ai fedeli di Allah.

Elhanan Miller è un giornalista freelance al secondo anno di studi rabbinici. Ex corrispondente del Times of Israel per le questioni arabe, parla fluentemente l’arabo e ha ottenuto un master in Studi islamici dall’Università ebraica di Gerusalemme. L’anno scorso l’organizzazione interreligiosa Roots (Radici), fondata da coloni ebrei e da palestinesi che vivono in Cisgiordania, ha invitato Miller a tenere una serie di lezioni sull’ebraismo a un gruppo di palestinesi. Nel preparare i materiali, Miller si è chiesto come spiegare la propria fede, con le sue leggi e le sue pratiche, a una classe di musulmani. Poi, mano a mano che il corso progrediva, si è reso conto che le domande poste da un gruppo di 12 persone probabilmente sono condivise anche dal miliardo e 600 milioni di musulmani sparsi nel mondo. E allora perché non trovare un modo perché la conversazione diventi virale?

Nel luglio 2017 Miller ha messo online il primo video in cui affrontava il tema del cibo kosher (cioè idoneo agli ebrei osservanti), mettendolo a confronto con le regole halal tipiche dei musulmani. Dopo cinque mesi e l’incontro con Celia Atkin – una mecenate inglese che crede nel dialogo interreligioso e ha deciso di sostenere il suo progetto – Miller ha prodotto la seconda animazione, intitolata La preghiera ebraica spiegata ai musulmani. «L’islam dà una sua spiegazione su cos’è l’ebraismo, ed esistevano già materiali sulla fede ebraica in lingua araba, ma questi sono i primi contenuti presentati da un punto di vista ebraico», spiega Miller. Che per i prossimi “capitoli” pensa a temi come la questione del vestiario e la “modestia” richiesta alle donne, il significato dello Shabbat (sabato) e forse anche un video dedicato alle feste principali.

I principali giornali israeliani hanno dedicato articoli all’idea di Miller, ma è grazie a un post sulla pagina Facebook in lingua araba del ministero degli Esteri israeliano che le animazioni sono davvero diventate virali. Elhanan Miller racconta di aver ricevuto molti commenti, e sorprendentemente la maggior parte non sono arrivati dalla Palestina, ma dall’Egitto, dall’Iraq e da altri Paesi mediorientali. «Spesso si tratta di domande molto pratiche, per esempio sulla purificazione prima delle preghiere, o sulla conversione all’ebraismo e sul perché la nostra non sia una religione che fa proselitismo», spiega. Nessuno si è ancora fatto avanti con l’idea di una serie di video speculare, ma Elhanan Miller spera davvero che prima o poi accada, «perché nonostante la mia grande passione per la lingua e la cultura araba non spetta a me farlo, deve essere un musulmano a spiegare l’islam agli ebrei».

Tra i tanti temi possibili comunque Miller ha già deciso che non parlerà mai di Israele. «Non voglio toccare temi controversi o fare propaganda israeliana», afferma. Convinto che le religioni facciano parte della soluzione per risolvere il conflitto politico, Miller vede questo tipo di comunicazione – tra un ebreo praticante e i musulmani che guarderanno i suoi video – come un contributo al dialogo. «Voglio affrontare il conflitto cominciando con il mostrare le tante cose che queste due fedi hanno in comune».

 


 

Perché S(h)uq 

Suq/Shuq. Due lingue – arabo ed ebraico – e praticamente una parola sola per dire “mercato”. Per molti aspetti la vita in Israele/Palestina è fatta di separazioni ed attriti, e negli ultimi anni è cresciuta la distanza fra la popolazione araba ed ebraica. Ma il quotidiano è fluido e anche sorprendente. Come a Gerusalemme i dettagli architettonici di stili diversi convivono da sempre uno vicino all’altro, anche le persone in questa terra non smettono mai di condividere del tutto. E il mercato è uno dei luoghi in cui questo è più evidente. Ebrei, musulmani, stranieri, immigrati, pellegrini. Ci si ritrova lì: per comprare, mangiare, vendere, ballare, e anche pregare. Questo blog vuole essere uno spazio in cui incrociare le storie, persone e iniziative che possono aiutarci a cogliere qualcosa in più su come va la vita da queste parti, al di là della politica e della paura.

  

Federica Sasso è una giornalista e vive a Gerusalemme. La sua prima redazione è stata il Diario della Settimanapoi da New York ha collaborato con testate come Il Secolo XIXl’EspressoAltreconomia e con la Radio della Svizzera Italiana. Da Gerusalemme scrive per media italiani e produce audio reportages per la radio tedesca Deutsche Welle. Per Detour.com ha co-prodotto documentari sonori che consentono di esplorare Roma accompagnati dalle voci di chi la conosce bene.

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