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A Ferrara Mattarella inaugura il Meis

Giorgio Bernardelli
13 dicembre 2017
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Questo pomeriggio a Ferrara il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella inaugura il Museo dell'Ebraismo italiano e della Shoah (Meis). Aperto a tutti, muove i primi passi.


Sono presenti in Italia da 2.200 anni. Da minoranza fiera della propria identità, ma nello stesso tempo parte integrante di un Paese alla cui storia ha dato un contributo di rilievo che in pochi però conoscono. Proprio per questo oggi, 13 dicembre, a Ferrara apre i battenti il Museo dell’Ebraismo italiano e della Shoah (Meis). A sottolineare l’importanza di questo momento non solo per le comunità ebraiche italiane ma per l’intero Paese a tagliare ufficialmente il nastro è questo pomeriggio in Emilia il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Del resto il Meis non è e non vuole essere un «museo degli ebrei»: è un museo istituito con una legge ad hoc dallo Stato italiano proprio per far conoscere questo volto del nostro Paese.

A rendere significativo questo luogo è anche la sede scelta: l’ex carcere di via Piangipane, che è anche il posto dove, tra gli altri, furono imprigionati anche gli ebrei negli anni tragici della persecuzione nazista. Ma il ricordo della Shoah è solo una parte del Meis e probabilmente nemmeno la più significativa: perché, appunto, il progetto si propone di raccontare tutta la storia della presenza degli ebrei in Italia. Le sale che da domani anche il pubblico potrà visitare sono solo un piccolo inizio di un museo ancora in costruzione.

Che cosa sarà possibile vedere già adesso a Ferrara? Innanzi tutto l’installazione iniziale, pensata per offrire un primo sguardo di insieme sulla storia dell’ebraismo in Italia. L’idea è quella di incuriosire subito il visitatore proponendo duemiladuecento anni di storia e cultura italiana in ventiquattro minuti, visti e raccontati con gli occhi degli ebrei. Si tratta di una vera e propria esperienza multimediale immersiva, realizzata da Giovanni Carrada (autore del programma televisivo Superquark, responsabile del soggetto e della sceneggiatura) e da Simonetta Della Seta (direttore del Meis).

A guidare questa veloce cavalcata nella storia dell’ebraismo in Italia è una voce narrante, punteggiata da altre voci che invitano a immedesimarsi in alcuni personaggi in precise circostanze storiche. Si comincia con un ebreo deportato a Roma dopo la distruzione di Gerusalemme e del Tempio (nel 70 d.C.) per poi passare a uno scriba ebreo nella Palermo del Dodicesimo secolo; per poi incontrare anche la vita difficile di un prestatore di denaro fra Trecento e Cinquecento, la meraviglia di un giovane all’apertura dei ghetti nell’Ottocento, fino alla tragica sorpresa di una bambina ebrea espulsa dalla scuola a causa delle leggi razziali del 1938. «Immergersi per comprendere – spiegano i curatori -. Perché non c’è miglior modo per capire gli altri che provare a mettersi nei loro panni».

Oltre all’installazione nelle prime sale già utilizzabili della superficie espositiva è inoltre allestita la mostra Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni. Si tratta di un percorso che in questo allestimento sarà proposta fino al settembre 2019, per andare a confluire nella prima parte di quello che sarà l’allestimento finale del Meis. Oltre duecento oggetti, alcuni dei quali mai esposti in una sede pubblica, sono stati selezionati per aiutare a rispondere alle domande: da dove sono venuti gli ebrei italiani? Quando? Perché? E, una volta giunti in Italia, dove hanno scelto di attestarsi? Quali rapporti hanno stabilito con le popolazioni residenti e con i poteri pubblici? Tra questi oggetti c’è anche un’antica stampa del De antiquitate iudaica. De bello iudaico di Giuseppe Flavio, alcuni frammenti della Fortezza Antonia di Gerusalemme, ma anche alcune iscrizioni della Roma antica che fanno riferimento alla locale comunità ebraica o reperti dall’antica sinagoga di Ostia, insieme a tantissime testimonianze della vita ebraica nell’Alto Medio Evo in diverse zone di Italia.

La mostra – curata da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla – si apre con una presentazione introduttiva delle aree di origine del popolo ebraico e delle sue diaspore (la penisola siro-arabica, la Mesopotamia, Canaan e la Terra d’Israele, l’Egitto) per giungere alla conquista romana della Giudea e al racconto del tragico momento della distruzione del Secondo Tempio a Gerusalemme. Di qui si passa alla Roma dell’età imperiale e della tarda antichità, per rimarcare che la presenza ebraica a Roma è l’unica, nella diaspora occidentale, ad essere durata senza interruzione dal II secolo a.C. fino a oggi. Vengono presentate le diverse fasi della vita della comunità: dalla Roma di Giulio Cesare, in un contesto pagano, fino a quella cristiana con il tema sensibile dei due volti opposti nei rapporti tra la Chiesa e gli ebrei: dalla tolleranza iniziale alla crescita del germe dell’antigiudaismo.

Dalla Roma di papa Gregorio Magno (590-605) la mostra allarga poi lo sguardo alla nascita delle comunità ebraiche nell’intera Penisola. Con un’attenzione particolare alla diffusione, la varietà e la ricchezza culturale dell’Italia ebraica nelle regioni del Sud tra il Settimo e l’Undicesimo secolo, quando il «popolo del libro» ritrova qui l’uso dell’ebraico e lo dispiega in tutte le sue possibili manifestazioni: dalla copiatura dei manoscritti alla redazione di testi letterari o scientifici. Fra l’alternanza delle dominazioni longobarda, bizantina e musulmana, è in questo periodo che si fa strada un’originale cultura ebraica «italiana» a tutto tondo. Il percorso si chiude, infine, con il Libro di viaggi (Sefer massa‘ot) di Beniamino da Tudela, ebreo vissuto nel Dodicesimo secolo, che offre un interessante spaccato delle comunità ebraiche italiane del tempo.

Fino a domenica 16 settembre 2018 il Meis, la mostra e l’installazione saranno aperti nei seguenti orari: dal martedì al mercoledì e dal venerdì alla domenica dalle 10.00 alle 18.00, e il giovedì dalle 10.00 alle 23.00. Giorni di chiusura: tutti i lunedì, 31 marzo (primo giorno di Pesach), 10 settembre (primo giorno di RoshHashanà) e 19 settembre (Kippur). Biglietto intero euro 10,00, ridotto euro 8,00 (dai 6 ai 18 anni compresi, studenti universitari, categorie convenzionate); gruppi da 8 a 15 persone euro 6,00 (un accompagnatore gratuito ogni 15 paganti); scuole euro 5,00 (due accompagnatori gratuiti per ogni classe).

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