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Unicef: Ancora troppi bimbi poveri in Medio Oriente e Nord Africa

Terrasanta.net
22 maggio 2017
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Unicef: Ancora troppi bimbi poveri in Medio Oriente e Nord Africa
Piccole studentesse a Sana'a, capitale dello Yemen. (foto Unicef/Ibraheem)

Sono almeno 29 milioni i bambini che vivono in condizioni di povertà nei Paesi del Medio Oriente e Nord Africa. La valutazione è contenuta in un recente rapporto dell'agenzia Onu per l'infanzia.


(i.s.) – Non possono andare a scuola, non hanno cibo a sufficienza e acqua potabile, vivono in abitazioni malsane o insicure, non hanno accesso a cure mediche. Sono almeno 29 milioni i bambini che vivono in condizioni di povertà nei Paesi del Medio Oriente e Nord Africa. È quanto emerge da uno studio condotto da Unicef e presentato nei giorni scorsi a Rabat, in Marocco.

Il rapporto prende in analisi le condizioni di vita dei bambini in 11 Paesi (Algeria, Unione delle Comore, Egitto, Iraq, Giordania, Mauritania, Marocco, Palestina, Sudan Tunisia e Yemen) ed evidenzia una situazione molto preoccupante: un bambino su quattro vive in un contesto in cui viene privato dei suoi diritti fondamentali.

Quando si parla di povertà si è, generalmente, portati a pensare a un fenomeno che riguardi esclusivamente il reddito delle famiglie: si è poveri quando in casa entrano pochi soldi. In realtà non è esattamente così. Il concetto va allargato, perché la povertà dei più piccoli «riguarda l’accesso a un’istruzione di qualità, ai servizi medici essenziali, a una casa, all’acqua potabile – spiega Geert Cappelaere, direttore regionale di Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa –. Quando i bambini vengono privati dell’accesso ai servizi essenziali sono esposti al rischio di restare intrappolati nel ciclo della povertà».

Quello che maggiormente preoccupa gli operatori dell’Unicef è che a fronte dei progressi fatti nella regione per contrastare la povertà, il numero dei bambini che vivono senza il necessario resta assai elevato. E il fatto che molti Paesi della regione siano segnati da violenze, conflitti (in Yemen, ogni dieci minuti muore un bambino con meno di cinque anni per cause prevenibili) e terrorismo aggrava ulteriormente le condizioni di vita dei bambini più vulnerabili.

Dal rapporto Unicef emergono spaccati della quotidianità di questi bambini che permettono di capire quali siano le difficili condizioni in cui sono costretti a vivere. Uno su cinque, ad esempio, deve camminare per più di 30 minuti per raggiungere una fonte d’acqua o beve acqua non sicura. La mancanza di istruzione è stata individuata come uno dei fattori chiave che porta alla diseguaglianza e alla povertà dei bambini. «I minori che vivono in contesti familiari in cui il capofamiglia è una persona priva di istruzione hanno il doppio delle possibilità di vivere in povertà», si legge nel rapporto. Inoltre un quarto dei bambini e dei ragazzi di età compresa tra i 5 e i 17 anni non frequentano la scuola o sono fuori corso di due anni. Più della metà di questi bambini vive in case inadeguate o sovraffollate.

Una situazione pericolosa dal punto di vista sociale e non solo. Perché la violazione dei diritti dei minori ha come conseguenza la creazione di una “generazione perduta” di giovani che non hanno competenze e conoscenze adeguate per entrare nel mondo del lavoro. Bambini e ragazzi destinati a diventare giovani adulti che difficilmente troveranno un buon lavoro, che andranno a ingrossare le fila dei disoccupati o dei sotto-ocupati alimentando così la catena della povertà e dello sfruttamento. Una situazione rischiosa in un contesto in cui la presenza di movimenti terroristici è diffusa e può trovare in questi giovani frustrati manovalanza da sfruttare a proprio piacimento.

Occorre quindi tornare a investire sui bambini, in modo particolare su quelli più vulnerabili e bisogna cominciare a farlo adesso. «Questo richiede leadership vere e investimenti da parte dei governi, della società civile, del settore privato e della comunità internazionale», conclude Cappelaere.

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