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Il corridoio della dignità

Stefano Pasta
27 marzo 2017
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Il corridoio della dignità

Attraverso la vicenda personale di Badheea, profuga siriana in Libano, e ora in Italia, il consigliere provinciale di Trento, Mattia Civico, racconta l'esperienza dei corridoi umanitari.


«Faceva freddo. Iniziammo a bruciare tutti i mobili che ci eravamo portati da Homs. I nostri letti, una grande credenza». Così Badheea ricorda le prime notti nel campo profughi di Tel Abbas, nella regione libanese dell’Akkar. Oggi questa vedova siriana di 54 anni, nonna di 20 nipoti, non è più in quella tenda di nylon: vive a Ravina in provincia di Trento, in una grande casa dell’arcidiocesi, un tempo residenza estiva del vescovo. La sua numerosa famiglia è una delle prime arrivate in Italia in sicurezza, senza dare soldi a trafficanti, grazie ai corridoi umani, il progetto ecumenico realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Federazione delle Chiese evangeliche insieme al governo italiano, finanziato con l’8 per mille della Tavola valdese.

Nel libro Badheea. Dalla Siria in Italia con il corridoio umanitario – appena pubblicato dall’editrice Il Margine – il consigliere provinciale di Trento Mattia Civico, che ha coordinato l’accoglienza del gruppo di 35 profughi, racconta la storia di questa profuga siriana.

Quando a Homs divampa la guerra, Badheea fa passare ai familiari, uno alla volta, il confine con il Libano. Dopo alcuni mesi a Shatila, si trasferiscono a Tel Abbas, un campo di 300 famiglie a quattro chilometri dalla frontiera. Nel silenzio della notte, i rumori dei combattimenti entrano tra le tende. I più piccoli soffrono: «Mahmud aveva quattro anni e mordeva tutti. Aveva visto suo padre partire con i barconi e aveva vissuto in una cantina senza poter uscire, sentendo i rumori della guerra. I bambini hanno vissuto la paura sulla loro pelle e dalla pelle la paura era entrata nel loro cuore».

In Libano, un paese piccolo come l’Abruzzo in cui i profughi sono più di un milione, l’esercito inizia a entrare al campo puntando i fucili contro i maschi, arriva una minaccia di morte in una bottiglia di Coca Cola, nel giugno 2015 una nuova legge rende quasi impossibile il rinnovo dei documenti di soggiorno. «Il mare – ricorda Badheea – sembrava l’unica strada».

La svolta arriva quando i volontari dell’Operazione Colomba, presenti a Tel Abbas, accompagnano al campo altri italiani: sono i responsabili di Sant’Egidio, delle Chiese evangeliche e dei valdesi che stanno studiando come aprire i corridoi. Il primo atterra a Fiumicino all’alba del 29 febbraio 2016 con un volo Alitalia: i passeggeri hanno un lasciapassare umanitario e le pratiche per l’asilo politico già avviate. Prima di salire sull’aereo, Maria della Comunità di Sant’Egidio regala a Baadhea un braccialetto viola: «Da allora lo porto al polso, c’è scritta la parola pace in molte lingue. Anche in arabo». L’accoglienza è già organizzata, la famiglia poche ore dopo è in Trentino: «Erano quattro anni – ricorda la signora – che non vedevo un letto e un bagno».

In definitiva quella di Badheea è la storia di persone che si sono messe sulle spalle i fragili destini di altri. Ma anche di una via, prevista dalle leggi europee ma inapplicata, che è la vera alternativa ai viaggi della morte e ai trafficanti. Finora con i corridoi sono arrivati in Italia 700 rifugiati: una cifra superiore ai 680 profughi “ricollocati” in un anno e mezzo (con la relocation) da ben 15 Paesi dell’Ue messi insieme. È un progetto-pilota che ha fatto scuola in Europa: la Cei ha annunciato l’apertura di un corridoio dall’Etiopia per 500 eritrei; in Polonia e in Spagna sono in corso trattative, mentre il 14 marzo, all’Eliseo, è stato firmato il patto per 500 siriani che arriveranno dal Libano alla Francia. Le organizzazioni promotrici sono: Comunità di Sant’Egidio, Federazione protestante di Francia, Conferenza episcopale francese, Entraide protestante e Secours Catholique. Si replica dunque l’alleanza ecumenica di cristiani che si uniscono per aiutare i più deboli.


Mattia Civico
Badheea
Dalla Siria in Italia con il corridoio umanitario
Il Margine, Trento 2017
pp. 160 – 14,00 euro

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