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Lutero, nella fine di un’epoca l’inizio dell’unità

Manuela Borraccino
25 ottobre 2016
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Lutero, nella fine di un’epoca l’inizio dell’unità

Il cardinale e teologo Walter Kasper mette a fuoco le opportunità aperte dal cammino ecumenico in vista del quinto centenario della Riforma lanciata da Martin Lutero nel 1517.


Un piccolo libro, di grande visione: il presidente emerito del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, il cardinale Walter Kasper, mette a fuoco con rara lucidità le opportunità aperte dal cammino ecumenico in vista del cinquecentesimo anniversario della Riforma lanciata da Martin Lutero nel 1517.

L’analisi del porporato e teologo tedesco, tra i più vicini a papa Francesco sulla spinta riformatrice che sta imprimendo alla Chiesa, prende le mosse dal «tempo autunnale di tramonto» in cui maturò la vicenda ecclesiale di Martin Lutero (1483-1546). Constata il forte cambiamento avvenuto all’interno della Chiesa cattolica e nella stessa «percezione ecumenica» dell’immagine del monaco che il 31 ottobre 1517 affisse sulla chiesa del castello di Wittenberg le 95 tesi sulla penitenza, con una forte critica della vendita delle indulgenze: per noi oggi non è più semplicemente «l’eretico», ma un giovane cattolico desideroso di un rinnovamento, come lo era stato secoli prima san Francesco, in un’epoca in cui la Chiesa era indebolita da una religiosità sempre più superficiale.

«Con inaudita energia – ricorda il cardinal Kasper – pose al centro la più centrale di tutte le questioni: la questione su Dio». Ovvero su come «trovare un Dio misericordioso»: questo era «il problema esistenziale di Lutero, che lo tormentava personalmente». La nascita della Chiesa protestante esprime il fallimento della Riforma così come lui l’aveva inizialmente auspicata: la corresponsabilità nella colpa di Roma, che reagì con polemiche e condanne anziché con la penitenza, venne già ammessa nel 1523 durante la Dieta di Norimberga dai legati pontifici. La frammentazione delle Chiese protestanti, poi, con la creazione di Chiese confessionali sopravvissute fino ad oggi con il sistema delle Chiese di Stato tanto in Gran Bretagna quanto in Germania e Nord Europa, rappresenta un ulteriore anacronistico retaggio del passato in un’epoca in cui prevale il pluralismo e i fedeli delle varie confessioni vivono, lavorano e spesso pregano insieme. L’epoca del confessionalismo è finita, rimarca il porporato, e nulla potrà riportarla in vita.

La tesi affascinante, solo apparentemente paradossale, dell’intenso libro di Kasper è che l’estraneità del mondo in cui Lutero visse, l’estraneità del suo messaggio al mondo attuale, rappresentino in realtà «l’attualità ecumenica» di Lutero. Più che un pioniere della moderna storia della libertà, nella sua concezione cristologica sta piuttosto la grande attualità del teologo tedesco e le opportunità che si sono dischiuse per il 2017 di celebrare una comune festa di Cristo: questo, rimarca, «sarebbe cattolicità ecumenica totalmente vicina alle persone e al cuore del mondo». A maggior ragione in un mondo in cui i cristiani vivono, insieme alle sfide del secolarismo, un «ecumenismo del sangue per il quale le differenze confessionali sono indifferenti» come ricorda papa Francesco a proposito dei cristiani massacrati o perseguitati in quanto cristiani.

Un libro da leggere, e non solo per chi cerca un agile strumento con cui interpretare le celebrazioni e gli incontri attesi per il 2017.


Walter Kasper
Martin Lutero
Una prospettiva ecumenica
Queriniana, Brescia 2016
pp. 80 – 8,00 euro

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