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Fra Patton: In Terra Santa sarò parte del sogno di Dio

Giuseppe Caffulli
2 giugno 2016
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Fra Patton: In Terra Santa sarò parte del sogno di Dio
Il Custode di Terra Santa, fra Francesco Patton, nel suo studio a Trento pochi giorni prima di partire per Gerusalemme. (foto G. Caffulli)

Il nuovo Custode di Terra Santa, fra Francesco Patton, sarà accolto ufficialmente a Gerusalemme  il 6 giugno e, in seguito, nei principali santuari. Alcune riflessioni all'inizio del ministero.


Lunedì 6 giugno il nuovo Custode di Terra Santa fra Francesco Patton farà il suo ingresso ufficiale a Gerusalemme. Sarà accolto nel pomeriggio alla porta di Giaffa, uno dei varchi nelle mura della città vecchia, e raggiungerà in corteo la curia custodiale a San Salvatore. Martedì 7 giugno è prevista l’accoglienza solenne alla basilica del Santo Sepolcro; il giorno successivo al Cenacolo, sul Sion cristiano (il padre Custode si fregia del titolo di Guardiano del Monte Sion, in ricordo della prima e storica sede della Custodia di Terra Santa). Il 9 giugno una cerimonia analoga si svolgerà presso la basilica della Natività di Betlemme, l’11 a Giaffa e il 18 alla basilica dell’Annunciazione a Nazaret.

Queste ore che lo separano dall’inizio di un incarico importante e delicato come quello di Custode di Terra Santa, per fra Francesco, originario di Vigo Meano (Trento), classe 1963, sono segnate da «trepidazione» ma ugualmente da «fiducia».

«In questi ultimi giorni – spiega – ho parlato di trepidazione e penso che sia la parola giusta. Ho però tanta fiducia, perché credo nel valore dell’obbedienza e quindi credo che la volontà di Dio passi attraverso mediazioni umane molto concrete, come la disponibilità ad assumere questo servizio chiestomi dall’Ordine».

E ancora: «Mi rendo conto benissimo che quello che mi viene chiesto è qualcosa che va oltre le mie forze e le mie capacità. Vengo in punta di piedi e in umiltà, consapevole di dover ascoltare e imparare. Se c’è una cosa che mi ha fatto davvero piacere in questi giorni, prima del mio arrivo a Gerusalemme, non sono i titoli dei giornali o le felicitazioni, ma i messaggi di tante persone semplici che mi hanno assicurato un sostegno nella preghiera. E anche i tanti frati che mi hanno scritto dalla Terra Santa: “Noi ti aspettiamo e preghiamo per te”. Compresi i confratelli della Siria, che pur vivendo una situazione di grave sofferenza, mi hanno incoraggiato e si sono offerti di sostenermi con la preghiera».

Il servizio alla Terra Santa che fra Francesco è stato chiamato ad assumere si colloca all’interno di un percorso che il religioso considera, alla luce della fede, quasi naturale. «Per me vivere in Terra Santa significa tornare alla concretezza del carisma francescano. Francesco, che era un uomo pratico e concreto, da figlio di mercante qual era, è tornato trasformato dalla sua esperienza in Terra Santa. Da quel pellegrinaggio sono confluite nella Regola non bollata alcune indicazioni fondamentali ancora oggi in rapporto all’esperienza missionaria. Noi siamo chiamati a “non fare lite o dispute” e ad adottare uno stile di minorità in qualunque contesto siamo chiamati a vivere. “Confessando” poi di essere cristiani attraverso il servizio ai fratelli e “annunciando” Cristo quando vedremo che ciò sarà gradito al Signore. Usando cioè un’intelligenza nel dialogo che ci permette di capire quando il cuore del nostro interlocutore è pronto ad accogliere il nostro annuncio. Questi tratti del carisma francescano sono indissolubilmente legati all’esperienza della Terra Santa».

Della situazione della Terra Santa oggi, segnata da profondi conflitti, fra Francesco Patton parla come di una «scommessa di Dio».

«Credo che abbia un significato – precisa – il fatto che quando Dio ha scelto d’incarnarsi, lo abbia fatto proprio in Terra Santa. La storia di questa terra è segnata da conflitti e scontri. Il fatto che Dio abbia scelto d’incarnarsi qui, sembra proprio una scommessa. Quasi a dire: se si realizzeranno qui, allora è possibile che pace e giustizia possano regnare su tutta la terra. Tutti noi siamo chiamati ad andare e a restare in Terra Santa, sapendo che siamo parte di questo “sogno di Dio”. La possibilità cioè che “il lupo pascoli con l’agnello”, come ci dice la visione di Isaia. E che venga un tempo, come ci testimoniano i profeti, “di cieli nuovi e terra nuova”. Noi dobbiamo credere che tutto ciò accadrà. Perché quello che impedisce la realizzazione dei progetti di Dio è anche la nostra mancanza di fede».

I primi tempi del suo mandato – fra Francesco ne è certo – saranno una sorta di «noviziato». «Non ho la presunzione di riuscire ad entrare subito in una realtà complessa come quella della Custodia di Terra Santa e del contesto ecclesiale e sociale nel quale come frati minori siamo chiamati a lavorare. Mi metterò in ascolto. Credo che le esperienze di internazionalità a servizio dell’Ordine mi possano aiutare a prestare attenzione alle varie sensibilità e culture».

Di una cosa è però certo fra Patton: «Il mio cuore è in Terra Santa. Da quando mi hanno comunicato la nomina, ho iniziato a ricordare quotidianamente nella preghiera i confratelli che vivono in Siria, tutti coloro che servono con tanta dedizione nei santuari e sono impegnati nelle parrocchie e nelle tante realtà sociali della Custodia; coloro che si impegnano nei vari centri accademici e di studio, per non dimenticare i padri Commissari impegnati a diffondere l’opera della Custodia in tutto il mondo. Sento per loro grande affetto e riconoscenza. Mi sono preziosi e li sento tutti uniti nella preghiera».

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