Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Cristiani tra martirio e discriminazioni

Giuseppe Caffulli
17 luglio 2015
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La situazione dei cristiani che si trovano a vivere oggi nelle terre del Medio Oriente è più che mai difficile. Si tratta di un vero e proprio «martirio bianco», vissuto – spesso in silenzio – nella quotidianità della vita.


Si è tenuto il 9 giugno scorso l’annuale incontro tra i patriarchi orientali dei vari riti sia cattolici che ortodossi che si riferiscono alla sede apostolica di Antiochia. Solitamente l’incontro si tiene in Libano, ma questa volta – proprio a rimarcare la vicinanza ai cristiani che si trovano in condizione di sofferenza e persecuzione – il meeting si è svolto a Damasco. Nella capitale siriana, toccata dalla guerra civile e minacciata dal terrore del Califfo nero, il patriarca greco-ortodosso Giovanni X Yazigi, il greco-cattolico Gregorio III Laham; quello siriaco-ortodosso Ignace Ephrem II Karim, il siro-cattolico Ignace Joseph III Younan e il maronita Bechara Rai, hanno fatto il punto sulla situazione delle rispettive Chiese e invitato i cristiani di tutto il mondo a pregare per la drammatica situazione in cui si trova il Medio Oriente oggi: «Vogliamo riflettere insieme, unire i nostri pensieri, parole e azioni per portare insieme la cura del nostro popolo in Siria e in Iraq, come in tutti i Paesi del Medio Oriente, dove esso soffre, nella speranza che alla passione del Venerdì Santo, segua il terzo giorno della Risurrezione».

«Molti – ha precisato il patriarca cattolico di rito maronita Bechara Rai – hanno versato il loro sangue, molti sono morti come martiri, ma il loro sangue non è stato versato invano. Molti sono stati spinti all’esodo. Si parla di 12 milioni di siriani sfollati. Anche per loro le sofferenze non sono vane. Dio è il vero Signore della storia e non i troni di questo mondo. Noi viviamo in Oriente nel bel mezzo di assurde strategie di guerra, distruzione e morte. Potrebbe apparire smarrita la fiducia dal cuore delle persone. Ma abbiamo pazienza e non vogliamo perdere la speranza».

La situazione dei cristiani che si trovano a vivere oggi nelle terre del Medio Oriente è più che mai difficile. È di pochi giorni fa la notizia dell’ennesimo rapimento in Siria di un religioso (questa volta un frate minore della Custodia di Terra Santa). Ma non si contano le vessazioni e le discriminazioni a danno dei «nazareni» (identificati in vari casi con la lettera araba nun) nelle aree controllate dalle fazioni di Jabhat al Nusra e dallo Stato islamico. Si tratta di un vero e proprio «martirio bianco», vissuto – spesso in silenzio – nella quotidianità della vita. Nella stragrande parte dei casi, l’odio anticristiano è alimentato da ben precisi disegni politici che nulla hanno a che fare con la religione. Stritolati nelle maglie dell’altrui brama di conquista, le minoranze religiose diventano «capri espiatori» utili per organizzare il consenso. Un copione che si ripete in Siria, in Iraq, in diversi Paesi dell’Africa sub-sahariana, in Afghanistan e nel Pakistan. Sia come sia, le giornate dei cristiani in Medio Oriente sono sempre più in bilico tra discriminazione e martirio. Proprio per questa ragione non ci si può ricordare di questi fratelli solo quando il sangue scorre e l’orrore delle azioni terroristiche (pensiamo alle recenti esecuzioni di cristiani organizzate dagli adepti del Califfo) invade surrettiziamente lo spazio televisivo delle nostre quiete serate.

Qualche anno fa, a Stasburgo, venne lanciata l’idea di una Giornata europea dei martiri cristiani, con lo scopo di ricordare i tanti credenti del nostro tempo uccisi in odio alla fede. E di far crescere la consapevolezza (nelle comunità come nell’opinione pubblica) che chi si professa cristiano nel mondo rischia continuamente la propria vita. Forse l’iniziativa, alla luce degli ultimi eventi, non sarebbe inutile. E probabilmente i cinque patriarchi d’Oriente e i fedeli delle loro Chiese si sentirebbero maggiormente confortati da un sostegno che si fa azione e preghiera.

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