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Anche sotto le bandiere del califfo la vergogna dei bambini-soldato

Carlo Giorgi
25 marzo 2015
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Sono almeno 400 i minori reclutati dallo Stato Islamico in Siria dall’inizio dell’anno. Lo afferma l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione indipendente che può contare su una capillare rete di fonti locali. A questi ragazzi e ragazze, designati come i «cuccioli del Califfato», vengono riservati una formazione militare e un indottrinamento serrato.


Sono almeno 400 i minori reclutati dallo Stato Islamico in Siria dall’inizio dell’anno. Lo afferma l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione indipendente con base a Londra, che può contare su una capillare rete di fonti locali. Queste centinaia di ragazzi e ragazze sarebbero designati dagli estremisti come i «cuccioli del Califfato». A loro sono riservati una formazione militare e un indottrinamento serrato alla rigorosa interpretazione dell’Islam propria dello Stato Islamico.

Secondo l’Osservatorio i ragazzi, tutti di età inferiore ai 18 anni, vengono adescati vicino alle scuole, nelle moschee o nelle aree pubbliche in cui lo Stato Islamico (Isis) mette in scena uccisioni plateali o brutali punizioni sulle sue vittime. Uno di questi bambini è apparso in un video mandato in onda all’inizio di marzo; nelle immagini, vestito in assetto da guerra, lo si vedeva ammazzare, con un colpo di pistola alla nuca, un uomo inginocchiato accusato di spionaggio per Israele. Secondo un poliziotto francese che lo avrebbe riconosciuto, accanto al piccolo assassino compare un giovane che potrebbe essere un fratellastro (o un cognato) di Mohamed Merah, il terrorista che nel 2012 a Tolosa aveva ammazzato in un attentato tre militari francesi, tre bambini ebrei e un rabbino, e che successivamente perse la vita in un conflitto a fuoco con la polizia che lo stava braccando.

«Usano i bambini perché è più semplice far loro il lavaggio del cervello. Possono fargli fare ciò che vogliono. Fanno in modo che non vadano più a scuola e che invece inizino a frequentare la scuola dell’Isis», ha affermato Rami Abdulrahman, responsabile dell’Osservatorio siriano per i diritti umani.

L’educazione fondamentalista dei minori è particolarmente curata dallo Stato Islamico. Lo scorso 24 febbraio Al Arabiya ha pubblicato la notizia che nella città di Raqqa, in Siria, roccaforte dell’Isis, sono state inaugurate due scuole, una maschile e una femminile, in cui tutte le materie ad eccezione della grammatica araba e del Corano – vengono insegnate in lingua inglese. Le scuole sono pensate per «formare» ragazzi dai 6 ai 14 anni, figli dei militanti stranieri giunti da molti Paesi in Siria. Il Califfato incoraggia i genitori a mandare i bambini nei propri campi di addestramento e li arruola anche senza il consenso dei genitori, spesso adescandoli con la promessa di soldi, spiega l’Osservatorio. Nei campi di formazione, i ragazzi imparano a sparare, combattere in scontri armati e a guidare automezzi. I bambini sono anche arruolati come spie o come guardiani delle basi.

Nel mese di marzo la Siria è entrata nel quinto anno di guerra. Secondo un gruppo di 21 organizzazioni non governative che hanno pubblicato il rapporto Failing Syria («La Siria che sta fallendo») l’ultimo anno del conflitto è stato il peggiore per il numero delle vittime (76 mila dei 210 mila morti complessivi sono caduti in Siria solo nel 2014) e l’inasprimento della crisi umanitaria per il resto della popolazione.

Il reclutamento di minori in Siria ed Iraq da parte dell’Isis è uno degli aspetti che contribuisce al peggioramento della situazione. Da quando è stato proclamato, nel giugno 2014, lo Stato Islamico ha decapitato e ucciso civili siriani, militari, cooperanti stranieri e giornalisti, pubblicando video in cui i bambini assistono a simili esecuzioni o partecipano in varie forme agli assassinii. Il gruppo potrebbe aver deciso di ricorrere ai minori per le sue azioni sanguinarie anche perché, a quanto pare, risulterebbe più difficile ingaggiare adulti (le nuove reclute dall’inizio dell’anno sarebbero solo 120). Questo soprattutto per via di controlli più serrati sulla frontiera turca, da cui solitamente entrano gli aspiranti terroristi.

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