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Dal Concistoro sul Medio Oriente nuova solidarietà ai cristiani in fuga

Terrasanta.net
20 ottobre 2014
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Dal Concistoro sul Medio Oriente nuova solidarietà ai cristiani in fuga
Un concistoro presieduto da Papa Francesco. (foto di repertorio)

Erano 86 questa mattina i cardinali, patriarchi delle Chiese cattoliche orientali e ufficiali della Curia romana presenti nell’aula del Sinodo in Vaticano per il Concistoro sulla situazione del Medio Oriente voluto da Papa Francesco. Il Pontefice ha ribadito che la situazione della regione e dei cristiani che vi abitano gli sta molto a cuore.


(g.s.) – Erano 86 questa mattina i cardinali, patriarchi delle Chiese cattoliche orientali e ufficiali della Curia romana presenti nell’aula del Sinodo, in Vaticano, per il Concistoro sulla situazione del Medio Oriente voluto da Papa Francesco. Introducendo il tema, il Pontefice ha ringraziato i presenti, dicendo che la situazione della regione e dei cristiani che vi abitano gli sta molto a cuore.

«Ci accomuna il desiderio di pace e di stabilità in Medio Oriente e la volontà di favorire la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo, la riconciliazione e l’impegno politico».

Ribadito che bisogna fare il possibile per sostenere le comunità cristiane locali, il Papa ha sottolineato che «non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza i cristiani, che da duemila anni vi confessano il nome di Gesù. Gli ultimi avvenimenti, soprattutto in Iraq e in Siria, sono molto preoccupanti. Assistiamo ad un fenomeno di terrorismo di dimensioni prima inimmaginabili. Tanti nostri fratelli sono perseguitati e hanno dovuto lasciare le loro case anche in maniera brutale. Sembra che si sia persa la consapevolezza del valore della vita umana, sembra che la persona non conti e si possa sacrificare ad altri interessi. E tutto ciò, purtroppo, nell’indifferenza di tanti».

Francesco ha auspicato che il Concistoro possa offrire «valide riflessioni e suggerimenti per potere aiutare i nostri fratelli che soffrono e per venire incontro anche al dramma della riduzione della presenza cristiana nella terra dove è nato e dalla quale si è diffuso il cristianesimo».

Al termine dell’intervento papale, ha preso la parola il segretario di Stato, card. Pietro Parolin, che ha messo l’uditorio al corrente di quanto emerso dalla riunione con i nunzi pontifici nella regione, svoltasi in Vaticano dal 2 al 4 ottobre.

Il comunicato diffuso al termine dei lavori informa che gli interventi in aula sono stati una trentina: i patriarchi orientali hanno aggiornato sulla situazione delle loro comunità ecclesiali e nazionali con particolare riguardo a Iraq, Siria, Egitto, Israele e Territori Palestinesi, Giordania e Libano.

Cinque i filoni toccati dai vari interventi: il bisogno di pace e riconciliazione in Medio Oriente; la difesa della libertà religiosa; il sostegno alle comunità locali; l’importanza dell’educare le nuove generazioni al dialogo; il ruolo della comunità internazionale.

In aula è risuonata la condanna per le violenze perpetrate in nome di Dio dagli uomini dello Stato Islamico e si è nuovamente sottolineato il ruolo unico di Gerusalemme come capitale della fede per le tre grandi religioni monoteiste.

La libertà religiosa e di culto, come diritto umano fondamentale, dev’essere sempre difesa – si è ribadito in Concistoro – e ai cristiani, dove sono in minoranza, va assicurato il godimento degli stessi diritti di cittadinanza di cui godono gli altri connazionali (in particolare laddove lo Stato non è laico ma confessionale).

Riaffermato che è bene chiedere ai cristiani di rimanere in patria, pur in mezzo a tante difficoltà, si è però osservato che ciò implica la necessità di continuare a sostenerli concretamente. Laddove poi decidessero comunque di partire per rifarsi una vita altrove, le Chiese dei Paesi di destinazione dovrebbero fare il possibile per accoglierli e inserirli, anche mettendo a disposizione strutture pastorali per i vari riti.

In proposito va annotato che la posizione ufficiale dei capi delle Chiese fa comunque i conti con la realtà concreta: affermato il principio, ogni fedele decide in coscienza la sua sorte e quella dei familiari. E le cronache dicono che sono molte migliaia i profughi iracheni cristiani accolti provvisoriamente nei campi dei Paesi vicini ma decisi ad emigrare definitivamente in Occidente (soprattutto in Nord America e Australia).

Qualche intervento, dice il comunicato diffuso dalla sala stampa vaticana, «ha espresso rammarico per il fatto che in molti Paesi mediorientali i libri di testo scolastici non parlino in modo positivo delle religioni differenti da quella di Stato (…). In quest’ottica, è stato auspicato il dialogo interreligioso con i musulmani, a partire dalla base comune della ragione, ed una viva cooperazione ecumenica, affinché tutte le Chiese del Medio Oriente facciano sentire una loro unica voce».

«Alla comunità internazionale – conclude il comunicato – è stato richiesto di garantire, ai profughi cristiani, la possibilità di tornare quanto prima nelle loro case, attuando delle “zone di sicurezza”, ad esempio nella Piana di Ninive. Infine, è stato anche levato un appello per tutte le persone rapite in Medio Oriente, affinché il mondo non si dimentichi di loro».

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