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Al Tannoura, la catarsi attraverso la danza

Anna Clementi
17 aprile 2014
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<i>Al Tannoura</i>, la catarsi attraverso la danza
Al Tannoura in scena. Il danzatore principale ruota vorticosamente su se stesso, attorniato da cantanti e strumentisti.

Dal 1988 è attivo al Cairo il gruppo Al Tannoura, nato per far rivivere le antiche arti tradizionali dell'Egitto e per fornire una formazione tecnica ai giovani ballerini che intendano tener viva l'esperienza dell'Islam sufi. All'inizio nella scuola di danza c'erano solo undici ragazzi, oggi gli allievi sono almeno sessanta e il loro numero continua a crescere.


(Il Cairo) – È la voce cadenzata del cantante, la coinvolgente e straniante melodia degli strumenti musicali e il costante movimento rotatorio dei ballerini a rendere indimenticabile lo spettacolo della Tannoura Troupe, uno dei più importanti gruppi folkloristici egiziani che ha riportato in vita le antiche arti dell’Egitto e la sua tradizione sufi.

«Il nome del gruppo deriva dai particolari indumenti che indossano i danzatori durante lo spettacolo, si tratta di gonne multicolori sovrapposte l’una all’altra» spiega il direttore artistico di Al Tannoura, Mahmud Eissa Ahmed Ali. «La danza è ricca di riferimenti alla creazione del cosmo e al ciclo della natura e riflette la concezione filosofica dei rituali dell’Islam sufi secondo cui l’universo ha origine nel punto stesso della rotazione».

Lo spettacolo si articola attorno a un ballerino principale (Al-Lafif) che ruota su se stesso rimanendo sempre in un punto, al centro del palcoscenico, mentre attorno a lui girano, in senso antiorario, i ballerini più giovani (Al-Hanatia). «La rotazione fa riferimento al movimento dei pianeti intorno al sole, al susseguirsi delle stagioni, al ciclo della vita e della morte, e, per i musulmani, è anche il movimento dei pellegrini alla Mecca intorno alla Ka’ba», continua Eissa.

Il ballerino centrale muove le mani, tenendo la destra alzata e la sinistra rivolta verso il basso, cercando di creare una connessione tra la terra e il cielo. Col suo movimento circolare, accompagnato dal ritmo cadenzato della voce del cantante e degli strumenti musicali, abbandona pian piano i piaceri terreni, la ricerca del denaro, dell’ambizione, della celebrità e si eleva ad uno stadio superiore di conoscenza, di rivelazione della verità, di avvicinamento a Dio. «La danza porta in scena qualcosa che va oltre la tradizione sufi e l’Islam stesso. Nello spettacolo viene rappresentata la natura dell’uomo che va alla ricerca di sé, delle sue origini ontologiche» spiega Eissa. Il ritmo della danza e della musica diventa più serrato, il tono della voce si fa più intenso e profondo, i ballerini cominciano a ruotare più velocemente. Il ballerino centrale si sfila una dopo l’altra le tante gonne colorate che indossa e le fa ruotare con le mani, creando un effetto di ipnosi e straniamento nello spettatore. Continua a girare senza sosta, in uno stato di estasi mistica che lo libera dalle preoccupazioni terrene per elevarlo a un mondo spirituale, a contatto con la verità dell’universo.

Il gruppo Al Tannoura è stato fondato nel 1988 dall’Organizzazione generale dei palazzi culturali presso il ministero della Cultura per far rivivere le antiche arti tradizionali dell’Egitto e per fornire una formazione tecnica ai giovani ballerini. «All’inizio, nella scuola di danza, c’erano solo undici ragazzi» racconta Eissa. «Oggi invece sono almeno sessanta e il loro numero continua a crescere». È un sapere che si trasmette di famiglia in famiglia, di generazione in generazione. Durante lo spettacolo, maestro e studente danzano assieme, i loro saperi si uniscono, i loro ruoli si invertono. C’è solamente una traccia generale concordata, ma il resto viene lasciato all’improvvisazione del momento, a seconda della sensibilità e dell’ispirazione emotiva e artistica del ballerino. «Senza creatività questo spettacolo non esisterebbe. Quello che abbiamo visto stasera è il frutto di anni di prove, di sbagli, di contributi e soprattutto di improvvisazioni di ogni ballerino. Ogni volta lo spettacolo è diverso, non ne esistono due uguali», continua Eissa.

Oggi la Tannoura Troupe si esibisce tre volte a settimana nel palazzo di Al-Ghoury, nel cuore del Cairo fatimide e partecipa alle principali manifestazioni artistiche nazionali, soprattutto nelle feste religiose. Inoltre ogni anno è ospite di molti festival internazionali in Europa, Asia, Africa subsahariana, Stati Uniti e mondo arabo. Durante l’estate il gruppo si esibirà in Italia al Latium World Folkloric Festival.

«Inizialmente il nostro scopo era quello di far conoscere le tradizioni artistiche egiziane all’esterno», conclude Eissa. «Fino al 2011, il 90 per cento del nostro pubblico era costituito da turisti. Tuttavia, dopo gli eventi del 25 gennaio di quell’anno, tutto è cambiato: il turismo nel Paese è crollato e con mia grande gioia e stupore oggi è esattamente il contrario: lo spettacolo è stato riscoperto da molti egiziani che vengono qui per riavvicinarsi al loro patrimonio culturale».

«Non si tratta semplicemente di uno spettacolo» racconta Ibrahim, uno dei numerosi egiziani che ha assistito all’evento. «È una danza catartica, liberatoria, che cerca di dare risposte sull’origine dell’uomo e della vita, un qualcosa che parla di noi, delle nostre tradizioni».

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