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Hani cambia pelle

Naman Tarcha
26 marzo 2014
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Hani cambia pelle

La Muakhza («Scusate il disturbo!») è un'espressione sarcastica nel dialetto egiziano ed il titolo di un nuovo film che arriva, appunto, dal Cairo. È una commedia pungente che affronta in un gioco intelligente ed innovativo per il cinema egiziano, uno dei tanti aspetti della società araba: le difficoltà nei rapporti tra credenti di diverse religioni.


La Muakhza («Scusate il disturbo!») è un’espressione sarcastica, nel dialetto egiziano, che dà il titolo a un nuovo film che arriva, appunto, dal Cairo.

Presentato nei Paesi anglofoni con il titolo Excuse My French («Scusate il mio francese»), il film è una commedia pungente che affronta in un gioco intelligente ed innovativo per il cinema egiziano, uno dei tanti aspetti della società araba: le difficoltà nei rapporti tra credenti di diverse religioni. Il protagonista è Hani, un ragazzino di una famiglia cristiana, borghese e benestante, che si trova ad affrontare una tragedia famigliare ed un cambiamento radicale: il giovane padre muore all’improvviso, lasciando la moglie (interpretata dalla giovane e bella attrice siriana Kinda Alloush) in un mare di guai e con tanti debiti.

Questa situazione economica disastrosa costringe Hani a cambiare stile di vita: deve abbandonare la scuola privata, frequentata dall’alta società, e trasferirsi in una scuola pubblica. Ambientarsi e adeguarsi per Hani – il giovanissimo attore Ahmad Dash – sarà molto difficile, soprattutto perché nella nuova scuola le regole sono molto diverse.

Hani – tipico nome arabo diffuso nella comunità copta -, nel disperato tentativo di ottenere il favore dei maestri e di essere accettato dai suoi compagni, prova a camuffarsi: nasconde la sua vera appartenenza religiosa, spacciandosi per musulmano, e adotta un nuovo taglio di capelli ed un nuovo linguaggio, privo di espressioni in inglese.

Il piccolo segreto ha ovviamente delle conseguenze che si traducono in situazioni comiche ed equivoci a ripetizione, fino a che viene smascherata la sua vera identità.

Il film (prodotto da The Producers Film e Clinic Film) è diretto dal regista egiziano Amro Salamah, che ha scelto di trattare con uno stile leggero e comico l’argomento della diversità, dell’integrazione e della convivenza pacifica, non solo tra diverse religioni, ma anche tra diverse classi sociali, economiche e culturali.

Prima della sua realizzazione, le notizie sul film hanno suscitato tante critiche e polemiche derivanti dall’accusa di affrontare in modo inopportuno un argomento tabù quale la religione, nonché la delicata questione delle minoranze. Una bufera mediatica che ha causato non pochi ritardi nei permessi, in un momento ancora molto delicato per il Paese. Nonostante le polemiche, il trailer del film ha già superato in poche settimane le centomila visualizzazioni su Youtube.

Il punto cruciale è che il film disegna un quadro molto realistico e particolarmente preoccupante della scuola pubblica in Egitto: nello stato in cui si trova più che di rinnovamento e riforma avrebbe bisogno di essere completamente demolita e ricostruita. La scuola, che educa le nuove generazioni, è responsabile del futuro della società, ma ne riflette anche i problemi e le difficoltà. La sua vera missione oggi è evitare di creare una generazione violenta, maleducata, che non accetta le diversità e non rispetta l’altro.

Parlando di scuola, però, il regista ha accuratamente evitato di salire in cattedra per dare lezioni di morale, ed è questa la vera forza del suo messaggio, diretto e chiaro. 

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