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Maalula di nuovo in mano ai jihadisti, rapite alcune monache

Terrasanta.net
3 dicembre 2013
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I gruppi di ribelli islamisti che in Siria combattono in armi il governo del presidente Bashar al-Assad hanno fatto irruzione nel convento ortodosso di Santa Tecla, nel villaggio siriano di Maalula, non lontano da Damasco. Secondo fonti locali una dozzina di monache, inclusa la superiora Pelagia Sayyaf, sono state prese in ostaggio.


(Milano/e.p.-g.s.) – I gruppi di ribelli islamisti che in Siria combattono in armi il governo del presidente Bashar al-Assad hanno fatto irruzione nel convento ortodosso di Santa Tecla, nel villaggio siriano di Maalula, non lontano da Damasco. Secondo fonti locali una dozzina di monache, inclusa la superiora Pelagia Sayyaf, sono state prese in ostaggio.

Il sequestro delle religiose ortodosse è stato confermato anche dal nunzio apostolico in Siria, mons. Mario Zenari.

Secondo l’agenzia di informazioni governativa Sana, i terroristi avrebbero anche commesso atti vandalici nelle vicinanze del convento e in alcuni quartieri di Maalula, esponendo gli abitanti al fuoco dei cecchini.

Non ci sono molti dettagli su quanto stia realmente avvenendo, ma le fonti governative riferiscono che i terroristi hanno devastato il convento dopo aver sopraffatto le guardie poste a presidiare l’edificio. A quanto sembra, prima di quest’ultima ondata di violenze le orfane ospitate nel monastero e le religiose al di sotto dei 60 anni d’età erano state trasferite in un luogo più sicuro, mentre la madre superiora e undici monache anziane avevano deciso di restare. Gli uomini armati che hanno fatto irruzione nel convento le hanno portate via e non si sa di preciso dove si trovino.

Il ministro siriano per i Servizi sociali e l’Assistenza, Kinda al-Shammat, ha espresso la propria preoccupazione per questi ultimi fatti di cronaca e ha chiesto alla comunità internazionale di fare pressioni sui Paesi che sostengono i terroristi perché li inducano a rilasciare gli ostaggi, insieme a tutti gli altri rapiti nei mesi scorsi in Siria.

Nelle ultime settimane si sono intensificati gli scontri tra le forze governative e le milizie ribelli. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria – un organismo che ha sede a Londra ed è vicina alle forze anti-Assad – ha confermato che i ribelli hanno assunto nuovamente il controllo di Maalula, ma non cita la presa di ostaggi.

In settembre, il fronte Al-Nusra, un gruppo jihadista ribelle, dilagò per Maalula e attaccò chiese e case cristiane. Una quarantina di monache ed orfane del convento di Santa Tecla si asserragliarono nel monastero. Dopo pochi giorni gli islamisti furono costretti dalle forze lealiste ad abbandonare il campo.

Il patriarca melchita d’Antiochia, Gregorio III Laham – che nei giorni scorsi era in Vaticano con gli altri patriarchi cattolici mediorientali e ha più volte incontrato il Papa – ha dato voce a tutta l’angoscia dei cristiani. «Siamo decisi a rimanere in questa terra benedetta – ha dichiarato Laham all’agenzia Fides – anche a costo del martirio e del martirio di sangue. È già avvenuto per alcuni dei nostri fedeli, come i tre uomini di Maalula, Michael Taalab, Antonios Taalab e Sarkis Zakhem. Costoro sono veri martiri, uccisi per essersi rifiutati di rinnegare la loro fede».

Con i suoi tremila abitanti, Maalula è uno degli ultimi posti al mondo in cui si parla aramaico, la lingua utilizzata quotidianamente anche da Gesù.

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