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Siria, dalle radici della crisi agli scenari del dopo-Assad

Manuela Borraccino
26 agosto 2013
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Siria, dalle radici della crisi agli scenari del dopo-Assad

Un viaggio alle radici della violenza che da due anni e mezzo dilania la Siria, scavando ben più in profondità della cronaca e ripercorrendo la nascita e la costruzione della Siria contemporanea. L'ultimo libro di Lorenzo Trombetta è la più completa e approfondita analisi disponibile in italiano sulla crisi siriana e sugli scenari aperti sul dopo-Assad.


Le origini della Siria repubblicana e i tratti fondanti di un regime che è Stato laico solo nominalmente, nei fatti ha diviso il territorio e la società siriana lungo linee confessionali. Gli esiti sanguinosi di una rivolta che, partita pacificamente dalle periferie per chiedere una più equa distribuzione della ricchezza e vere riforme politiche, con la progressiva militarizzazione della protesta ha finito per favorire la dittatura al potere. Aporie e limiti di un’informazione sulla guerra che spesso è rimasta prigioniera di ciò che veniva postato sui social network o scritto da parte dei cronisti che riuscivano a muoversi nel Paese ma accompagnati dall’esercito, spesso senza possibilità di controlli incrociati su fatti e cifre della lotta armata e della brutale repressione con cui è stata contrastata.

Lorenzo Trombetta – storico prestato al giornalismo, da molti anni residente a Beirut da dove collabora con diverse testate italiane mentre svolge attività di ricerca sul sistema di potere di Damasco – fornisce ai lettori italiani l’indagine più completa, approfondita e aggiornata sulla Siria contemporanea, sulla mappa del potere del regime e sulla complessa rete clientelare, affaristica ed economica che lo sostiene dentro e fuori il Paese.

Il suo Siria. Dagli ottomani agli Asad. E oltre rappresenta un saggio prezioso, che unisce l’agilità della prosa giornalistica al rigore dello studioso che controlla ogni dato e cita ogni fonte, soppesandone il valore e l’autorevolezza. Grazie a una profonda conoscenza dell’arabo e della società siriana e libanese, Trombetta parte dagli errori di valutazione e di prospettiva che sono stati fatti in due anni e mezzo di copertura mediatica della crisi siriana per ripercorrere la nascita della Siria dalle ceneri dell’Impero Ottomano. Conduce il lettore dai Bilad ash Sham ottomani, le «terre a sinistra» della Mecca per i geografi musulmani – un mosaico di comunità religione ed etniche che fino al 1920 comprendevano anche l’odierno Libano – all’istituzione della moderna Suriya, entità statuale che è rimasta priva di un centro geografico in grado di esercitare un controllo politico che non fosse basato solo sulla repressione. Così spiega anche la questione della mancata identità nazionale siriana, di estrema attualità anche per il futuro.

Con la fondazione del partito Baath (ad opera del cristiano ortodosso Michel ‘Aflaq nel 1947), l’autore ripercorre i 20 colpi di Stato (11 riusciti e nove falliti) che hanno costellato la storia della Repubblica fra il 1949 e il 1989 e getta luce su un passaggio cruciale della storia siriana: fu quello che, fra il 1963 e il 1965, vide la nascita di un organo militare segreto, clandestino, dominato da personalità delle zone rurali e membri delle minoranze confessionali, che prende le decisioni dietro l’apparente attività legislativa, esecutiva e giudiziaria delle istituzioni formali dello Stato. Tale struttura è sopravvissuta a passaggi di mano ed epurazioni e regge ancora oggi le sorti del Paese, configurando così un apparato visibile di istituzioni statali ed élite imprenditoriali dominate da un potere nascosto che tiene in mano l’apparato di sicurezza e le agenzie di intelligence del Paese, con l’ausilio di potentati affaristici saldamente legati al dominio sostanziale ma non esclusivo del clan alawita e della famiglia al-Assad.

In queste pagine Trombetta spiega il motivo della stabilità del regime e perché non ci sia stata una «piazza Tahrir» in Siria, dove l’esercito fin dall’inizio ha aperto il fuoco contro i manifestanti disarmati anziché, come avvenuto in Tunisia ed Egitto, sacrificare il dittatore per salvaguardare il popolo e forse i sistemi al potere.

Dalla prima rivolta di Hama nel 1964 all’ascesa di Hafez al Assad dopo la sconfitta nella guerra dei Sei giorni nel 1967, l’autore spiega perché il regime abbia puntato sulla retorica anti-israeliana, facendosi capofila del fronte del rifiuto a ogni soluzione della questione palestinese e trasformando il Libano nel campo di battaglia con Israele. Il lettore viene così condotto dentro il ventre molle della dittatura e delle decine di migliaia di burocrati sui quali basa il suo potere. Fino alla rivolta odierna, raccontata attraverso centinaia di interviste a personalità, attivisti e persone comuni coinvolte o testimoni dell’avvitarsi della crisi e dell’islamizzazione della protesta siriana, con l’ingresso nel Paese di miliziani appoggiati da alcune potenze occidentali e da Qatar, Arabia Saudita e Turchia.

Trombetta si interroga su cosa resterà domani dei confini artificiosamente tracciati con il crollo dell’Impero Ottomano. Perché non c’è dubbio che la Siria di ieri sia finita per sempre, e con essa la convivenza non priva di conflittualità fra le varie comunità confessionali che era stata retta fino ad oggi con pugno di ferro dagli Al Assad.

Un libro che è anche una grande lezione di giornalismo per chi si affaccia sul rebus siriano.

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