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L’Egitto post-rivoluzionario cerca ancora un’anima. Urne aperte a fine febbraio

Giuseppe Caffulli
25 gennaio 2013
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L’Egitto post-rivoluzionario cerca ancora un’anima. Urne aperte a fine febbraio
Una rivoluzione tradita?

Appena il tempo di archiviare le elezioni in Israele (il 22 gennaio) e in Giordania (il 23), che tocca occuparsi del colosso egiziano, chiamato alle urne il 25 febbraio prossimo (salvo slittamenti dell’ultima ora) per le elezioni parlamentari. Saranno una sorta di «battaglia finale» tra l’anima islamista del Paese e quella liberale.


(Milano) – Appena il tempo di archiviare le elezioni in Israele (il 22 gennaio) e in Giordania (il 23), che tocca occuparsi del colosso egiziano, chiamato alle urne il 25 febbraio prossimo (salvo slittamenti dell’ultima ora) per le elezioni parlamentari. Dopo l’ascesa del potere da parte di Morsi e lo scioglimento della Costituente, le elezioni saranno una sorta di «battaglia finale» tra l’anima islamista del Paese e quella liberale. Una sfida che sarà vinta soprattutto da coloro che riusciranno a portare alle urne la gran massa di elettori che ha disertato il referendum sulla Costituzione del 15 dicembre (consultazione alla quale ha partecipato solo il 32,9 per cento degli aventi diritto).

Lo scontro in atto con gli islamisti ha convinto l’area liberale ad unirsi in una coalizione – il Fronte di salvezza nazionale – che si propone di evitare dispersione di voti e frammentazione dei consensi.

La nuova legge elettorale varata dalla Shura – la Camera di rappresentanza dei governatorati, che a sua volta andrà rinnovata entro sei mesi dalla convocazione del nuovo Parlamento – prevede alcuni cervellotici, e non si sa fino a che punto applicabili, cambiamenti. Due terzi dei seggi saranno, per esempio, assegnati ai candidati dei partiti riconosciuti, un terzo a candidati individuali che potranno formare una loro lista. Inoltre il 50 per cento dei seggi dovrà essere riservato a operai e contadini.

La norma decisamente più innovativa per gli standard egiziani riguarda lo spoglio delle schede elettorali, che dovrà avvenire all’interno dei seggi in presenza di osservatori esterni, rappresentanti di lista e operatori dell’informazione. Fino ad oggi le schede votate venivano ritirate dai seggi e spogliate negli uffici elettorali di ogni governatorato.

Il Fronte di salvezza nazionale è oggi formato da una dozzina di partiti e da un numero imprecisato di movimenti e associazioni, ma l’obiettivo del leader della coalizione, Amr Moussa, è di stringere alleanze anche con i candidati individuali.

La mossa dell’area liberale e riformista sta costringendo anche l’area dei partiti di ispirazione islamica a coalizzarsi, per raggiungere il maggior consenso possibile. Secondo la stampa egiziana, è alle viste un accordo tra il partito Libertà e Giustizia (il braccio politico dei Fratelli Musulmani) e le formazioni più moderate al-Wassat e al-Hadara.

Il fronte islamico include anche la presenza quanto mai agguerrita dei salafiti, che si presenteranno con due coalizioni. La prima (al-Waran al Hurr) comprende forze legate addirittura al movimento terroristico Jamaa al-Islamyia. La seconda fa capo al partito ultra-conservatore al-Nour, che si presenta in alcuni governatorati in coalizione con il partito Libertà e giustizia. Secondo alcuni osservatori sono però in corso colloqui e negoziati per arrivare a un’unica grande coalizione delle forze islamiche.

In questo quadro, quale strategia pensano di adottare i cristiani copti? Intanto il sentimento prevalente tra i copti in Egitto è quello di amarezza e disillusione. L’approvazione di una Costituzione improntata alla legge coranica non lascia certamente tranquilli i cristiani, che temono un aumento della discriminazione da parte della maggioranza musulmana, oltre alla definitiva sparizione dall’agenda pubblica di temi come quello della libertà religiosa, della difesa dei diritti umani e del ruolo delle donne nella società.

A dar credito ad alcune voci, alle prossime elezioni parlamentari potrebbe presentarsi anche un partito d’ispirazione copta, con lo scopo dichiarato di rappresentare le istanze dei settori della società che si sentono traditi dalla deriva islamista della rivoluzione del 25 gennaio 2011. A paventare questa eventualità è stato l’attivista per i diritti civili Naguib Gabriel, leader dell’Unione egiziana delle organizzazioni per i diritti umani (Euhro). Il nuovo Partito conterebbe già 15 mila militanti e potrebbe chiamarsi «Egitto Casa Nostra».

Il programma della nuova formazione politica, sempre secondo Naguib Gabriel, avrebbe come cardine il principio di cittadinanza, la giustizia sociale e la tutela della dignità umana. Ma in ogni caso i copti non dovrebbero trascurare di impegnarsi, oltre che nelle liste laiche e liberali, anche nei partiti islamico-moderati. Una prospettiva che appare, a dire il vero, poco praticabile, visto che i partiti di area islamica richiedono come requisito fondamentale un atteggiamento non ostile verso «l’agenda islamica» e verso l’affermazione della legge coranica.

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