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La Santa Sede cautamente ottimista sull’esito dei negoziati con Israele

Terrasanta.net
31 gennaio 2013
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La Santa Sede cautamente ottimista sull’esito dei negoziati con Israele
I membri della Commissione bilaterale Santa Sede/Israele durante un incontro del giugno 2012 a Roma. (foto: Patriarcato latino di Gerusalemme)

La Santa Sede adotta un approccio cauto sugli esiti dell’ultima sessione di negoziati bilaterali con Israele dopo che un membro del governo israeliano ha dichiarato che l’accordo è vicinissimo. In un commento rilasciato ieri al quotidiano The Jerusalem Post il viceministro degli Esteri, Daniel Ayalon, ha dichiarato che le parti sono «sul punto di firmare».


(Roma/e.p.) – La Santa Sede adotta un approccio cauto sugli esiti dell’ultima sessione di negoziati bilaterali con Israele dopo che un membro del governo israeliano ha dichiarato pubblicamente che l’accordo è vicinissimo.

In un commento rilasciato ieri al quotidiano The Jerusalem Post il viceministro degli Esteri uscente, Daniel Ayalon, ha dichiarato che la Santa Sede e Israele sono «sul punto di firmare» la parte di accordo dedicata alle questioni economiche e fiscali, dopo l’incontro della commissione bilaterale svoltosi il 29 gennaio a Gerusalemme.

Ayalon aggiunge che l’accordo finale è «soggetto alla definitiva approvazione da parte del governo di Israele e della Santa Sede». Da parte sua il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ridimensiona l’esito dei colloqui, osservando che il comunicato congiunto emesso al termine della seduta del 29 gennaio dalla Commissione bilaterale fissa il prossimo appuntamento della plenaria in giugno a Roma.

Raggiunto da Terrasanta.net, padre Lombardi il 30 gennaio osserva che sembra «un po’ forzato» dire che «si è sul punto di firmare». Il direttore della sala stampa della Santa Sede aggiunge però che «è corretto dire che la dichiarazione comune menziona ancora i significativi progressi compiuti e auspica una rapida conclusione dell’Accordo».

Israele e la Santa Sede hanno stabilito le relazioni diplomatiche nel 1993, ma da 14 anni restano sul tappeto alcuni problemi su questioni di carattere economico e fiscale. «Negli ultimi quattro anni si è fatta molta strada e grazie a lunghi, intensi e seri negoziati abbiamo superato tutte le difficoltà che finora ci hanno impedito di firmare l’accordo», ha detto Ayalon al Jerusalem Post.

Il viceministro ha spiegato che non si è giunti alla firma martedì scorso perché non pareva opportuno che fosse un governo dimissionario, com’è ora quello israeliano, a sottoscrivere il patto. La questione viene così rimessa al prossimo governo. «I lavori della fase preparatoria sono ormai conclusi e confido che il nuovo governo voglia firmare presto quella che sarà una pietra miliare nelle relazioni tra le due parti», ha detto Ayalon. Proprio lui ha condotto i negoziati per parte israeliana nell’ultimo quadriennio, ma cesserà le sue funzioni la prossima settimana. Spiega che l’accordo rappresenta «un reale miglioramento delle relazioni tra Israele e Santa Sede, e tra il popolo ebraico e il miliardo di cattolici di tutto il mondo, a beneficio di entrambe le parti».

Le discussioni si sono concentrate intorno a tre questioni principali: lo status della Chiesa cattolica in Israele; i diritti su 21 proprietà immobiliari sparse nel Paese (tra le quali il Cenacolo); le questioni relative agli espropri e alla tassazione. Ayalon sostiene che su ciascuna di queste questioni è stato raggiunto un accordo.

Il problema più spinoso è quello della sovranità sulla Sala superiore del Cenacolo di cui la Chiesa (e segnatamente la Custodia di Terra Santa) rivendica la proprietà, che però Israele non è disposto a riconoscere. Secondo il Jerusalem Post, che non cita alcuna fonte in proposito, sul tema le due parti hanno essenzialmente concordato di non trovarsi d’accordo, ma di non volere che la questione impedisca di raggiungere l’accordo più ampio. Il quale prevede pure, sempre secondo il quotidiano israeliano, che «le istituzioni religiose della Santa Sede» siano esenti da tasse – come lo sono le sinagoghe e le moschee – mentre non lo saranno le attività commerciali.

L’accordo dovrebbe toccare anche il tema degli espropri di proprietà ecclesiastiche per finalità di pubblica utilità. Ci sarebbe una lista di cinque siti – tra i quali il Monte delle Beatitudini e Cafarnao sulle sponde del lago di Galilea e la basilica dell’Annunciazione a Nazaret – dove l’esproprio di terreni non sarà ammesso salvo che per ragioni di pubblica sicurezza in situazioni di emergenza e unicamente in coordinamento con la Chiesa.

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