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Come Francesco d’Assisi testimoni nel quotidiano

fra Alberto Joan Pari ofm, Giaffa
24 settembre 2012
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Come Francesco d’Assisi testimoni nel quotidiano
Carlo Saraceni, La visione di san Francesco (dettaglio)

Non imporsi, non spadroneggiare, non credersi migliori o superiori, ma vivere il Vangelo ed essere riconosciuti dalle opere...


Il 4 ottobre è da sempre una data tanto cara a noi francescani. Ricorre infatti la festa di san Francesco; per questo motivo in occasione dell’uscita di questo numero autunnale ho pensato di riflettere con voi sullo spirito francescano in terra di missione, in particolare nella «perla» delle missioni francescane che è la Terra Santa.

Nella «Regola non bollata», cioè la prima raccolta delle indicazioni da seguire per essere frati, composta da san Francesco, al capitolo XVI si legge a proposito dei frati missionari tra i popoli non cristiani: «I frati poi che vanno fra gli infedeli, possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio a e confessino di essere cristiani. L’altro modo è che quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perché essi credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo (…)»

Vivo tra gli «infedeli», come li definiva san Francesco con il linguaggio del suo tempo, da più di cinque anni, ma mai come quest’anno ho avuto modo di sperimentare in modo concreto queste parole.

Ho avuto l’occasione di essere studente in una scuola ebraica di lingua, per apprendere l’ebraico moderno; ho deciso di non indossare l’abito per rispetto ad alcuni studenti ortodossi che potevano esserne turbati e infastiditi, così la mia identità come religioso è stata un po’ nascosta. E per la prima volta mi sono sentito a disagio a manifestare la mia fede. Ma ho interpretato così le parole di Francesco: «non facciano dispute e siano soggetti ad ogni creatura».

In classe, in varie occasioni mi è capitato di aiutare dei compagni e in particolare il mio vicino di banco che spesso era in difficoltà, non essendo giovanissimo. Dopo alcuni mesi di studio insieme, mi rivolge la parola per ringraziarmi e mi dice: «Tu sei un ebreo vero, un uomo giusto che diventerà un grande rabbino!».

In quell’occasione ho sentito che probabilmente era venuto il momento – «quando vedranno che piace al Signore» – di annunciare il Vangelo e così gli ho detto che non sarei stato un bravo rabbino perché non ero ebreo, ma cristiano e inoltre religioso, francescano. Per tutta la mattinata non mi ha più rivolto la parola e ad essere sincero credevo non me l’avrebbe mai più rivolta. Pensavo di aver perso un amico e una possibile occasione di testimonianza. Il giorno dopo però è avvenuto un piccolo miracolo che mi ha tanto rincuorato: il mio compagno di banco si avvicina, e con il viso stanco mi dice: «Mio padre è stato il grande rabbino capo di Parigi e io di ebrei ne ho conosciuti molti, ma pochissimi generosi e saggi come te; ieri non ho dormito e ho pensato molto e ho trascorso tutta la notte a leggere in internet tutto quello che potevo sul cristianesimo e su san Francesco d’Assisi».

L’esperienza per me è stata molto forte. Ho compreso quanto sia difficile, ma allo stesso tempo importante, essere autentici e veri soprattutto nelle relazioni personali; probabilmente proprio questo era il cuore dell’intuizione profetica di san Francesco, essere soggetti a tutti, non spadroneggiare, non imporsi, non credersi migliori o superiori, ma al contrario vivere concretamente il Vangelo nel quotidiano ed essere così riconosciuti dalle nostre opere.

Durante l’estate sono stato in Italia e ho incontrato tanti amici che stanno vivendo momenti di difficoltà per via della crisi economica, ma soprattutto della situazione venutasi a creare nella società, sempre più scristianizzata e secolare.

A loro ho parlato di gesti semplici, di come sia possibile andare controcorrente, essendo testimoni del Vangelo nelle piccole scelte quotidiane, nel saper manifestare e sostenere i valori cristiani anche quando tutto e tutti vogliono adombrarli.

Ricordando san Francesco e le sue parole, con la vita, con la semplicità delle nostre giornate, testimoniamo senza timore di essere cristiani e diamo gloria a Dio, certi che ogni nostro piccolo gesto potrà essere un’occasione unica per suscitare nel prossimo santi pensieri.

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