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Benedetto XVI a Beirut: «Auguro pace a voi e a tutto il Medio Oriente»

Carlo Giorgi, inviato
14 settembre 2012
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Giunto all’aeroporto di Beirut intorno alle 14 di oggi, Benedetto XVI è stato accolto dal presidente della Repubblica, il cristiano Michel Sleiman, e dalle autorità del Paese. Nel suo breve discorso di saluto il Papa si è presentato come messaggero di pace e ha invitato i libanesi a lavorare insieme, affidandosi a Dio, per l'armonia e la pacifica convivenza.


(Beirut) – Fa un caldo torrido sulla pista di cemento dell’aeroporto Fariq Hariri di Beirut. Tanto che i tulipani gialli e bianchi che decorano la base del palco che attende Papa Benedetto XVI con i colori della bandiera vaticana appassiscono esausti l’uno dopo l’altro.

Ad accogliere il Pontefice c’è tutto il Libano che conta: una platea di politici e capi religiosi, a partire dal presidente della Repubblica, Michel Sleiman, e il primo ministro Najib Miqati, leader cristiani e musulmani. Tra i cristiani, sono presenti i patriarchi e vescovi di tutti i riti cattolici – particolarmente folta la componente maronita – e ci sono anche i patriarchi della Chiesa ortodossa. Su una gradinata sono assiepati almeno duecento scout cristiani che nelle due ore precedenti all’arrivo di Benedetto XVI non hanno smesso un attimo di cantargli il benvenuto.

La visita sembra davvero contare per l’opinione pubblica del Medio Oriente se, tra i media, all’areoporto Hariri non sono voluti mancare i grandi network musulmani: Al Jazeera, ha mandato una troupe la cui giornalista velata parla al suo pubblico tenendo sullo sfondo il palco papale; ci sono la rete sunnita emergente Almayadeen (rivolta a un pubblico arabo, ma con sede negli Stati Uniti) e Future Tv, il canale satellitare riconducibile ai sunniti libanesi della Coalizione 14 marzo, oggi all’opposizione. Per non parlare delle reti satellitari cattoliche, come la libanese Noursat.

Nel suo discorso, pronunciato in francese dopo il benvenuto del presidente Sleiman, il Papa ha spiegato i motivi della sua visita, dovuta a un doppio invito (del capo dello Stato e dei vescovi libanesi); una visita per rafforzare i rapporti tra Santa Sede e Libano, ma anche per parlare alla Chiesa locale e a quella di tutto il Medio Oriente, con la consegna dell’esortazione apostolica post-sinodale che, rivolta in particolare ai cristiani del Medio Oriente, «si propone di essere una tabella di marcia per gli anni a venire».

Ringraziando per la presenza all’aeroporto anche dei patriarchi delle altre Chiese e i capi delle altre religioni, in particolare dell’Islam, il Papa ha osservato: «La vostra presenza, cari amici dimostra la stima e la collaborazione che desiderate promuovere tra tutti, nel rispetto reciproco. Vi ringrazio per i vostri sforzi e sono sicuro che continuerete a ricercare vie di unità e di concordia. Non dimentico gli eventi tristi e dolorosi che hanno afflitto il vostro bel Paese per lunghi anni. La felice convivenza tutta libanese, deve dimostrare a tutto il Medio Oriente e al resto del mondo che all’interno di una nazione possono esistere la collaborazione tra le varie Chiese, tutte parti dell’unica Chiesa cattolica, in uno spirito di comunione fraterna con gli altri cristiani, e, al tempo stesso, la convivenza e il dialogo rispettoso tra i cristiani e i loro fratelli di altre religioni».

«Voi sapete come me – ha continuato il Pontefice, alludendo ad uno dei punti deboli della nazione libanese – che questo equilibrio, che viene presentato ovunque come un esempio, è estremamente delicato. Esso rischia a volte di rompersi allorquando è teso come un arco, o sottoposto a pressioni che sono troppo spesso di parte, interessate, contrarie ed estranee all’armonia e alla dolcezza libanesi. È qui che bisogna dar prova di reale moderazione e grande saggezza. E la ragione deve prevalere sulla passione unilaterale per favorire il bene comune di tutti. (…) Vengo anche per dire quanto sia importante la presenza di Dio nella vita di ognuno e come il modo di vivere insieme, questa convivenza di cui il vostro Paese vuole dare testimonianza, sarà profonda solo se si basa su uno sguardo accogliente e un atteggiamento di benevolenza verso l’altro, se è radicata in Dio che vuole che tutti gli uomini siano fratelli. Il famoso equilibrio libanese che vuole continuare ad essere una realtà, può prolungarsi grazie alla buona volontà e all’impegno di tutti i libanesi. Solo allora sarà un modello per gli abitanti di tutta la regione, e per il mondo intero. Non si tratta di un’opera solamente umana, ma di un dono di Dio che occorre domandare con insistenza, preservare a tutti i costi e consolidare con determinazione».

L’attenzione al tema dell’unità dei diversi, sembra essere il filo conduttore del viaggio di Benedetto XVI: da oggi il Papa visiterà tutte le diverse espressioni cattoliche libanesi, per dimostrare che tutte sono ugualmente preziose: oggi sarà ad Harissa, per firmare l’esortazione apostolica, in una basilica della chiesa greco cattolica cara a tutti i libanesi, cristiani e musulmani; domani sarà a pranzo al patriarcato armeno cattolico, nel pomeriggio avrà un incontro con i giovani presso il patriarcato maronita. Sono anche previste visite ai capi delle comunità siro-cattolica e copto-cattolica.

Secondo alcuni, la difficoltà e l’unicità del viaggio, sta proprio in questa delicatezza di non voler far torto a nessuno e visitare tutti. Un modo delicato, probabilmente, per incoraggiare le Chiese e i vari gruppi cristiani del Libano di trovare unità e comprensione reciproca.

Intanto la visita di Benedetto XVI è già stata sfiorata dalla violenza. Oggi si è contato il primo morto libanese, nelle proteste esplose nel mondo musulmano per un film su Maometto prodotto negli Stati Uniti, considerato blasfemo. Nella città settentrionale di Tripoli, infatti, un uomo è stato ucciso nel corso di un attacco a un negozio di una catena americana. Forse non è un caso che questa violenza sia avvenuta a Tripoli, la città libanese che ha contato nelle scorse settimane almeno 13 morti, in scontri tra fazioni sunnite e alawite, su modello della guerra civile siriana.

Ma l’Islam del Libano oggi non ha solo il volto offerto a Tripoli. È anche rappresentato dalle migliaia di studenti, genitori e bambini musulmani che si sono affollati fuori dall’aeroporto Hariri per salutare il Papa, sventolando la bandiera libanese in segno di pace.

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