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Stagione turistica in crisi in Giordania e Libano. Si salva la Turchia

Carlo Giorgi
3 luglio 2012
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Stagione turistica in crisi in Giordania e Libano. Si salva la Turchia
Una spiaggia sulla costa turca nella provincia di Adalia.

I Paesi mediorientali risparmiati dalle rivolte interne, come Giordania e Libano, cercano in ogni modo di salvare la stagione turistica 2012. Entrambe le nazioni si rivolgono soprattutto ai possibili clienti della Penisola Arabica, allarmati però dalla situazione in Siria. Non registra crisi, invece, il comparto turistico turco.


(Milano) – I Paesi mediorientali risparmiati dalle rivolte interne, come Giordania e Libano, cercano in ogni modo di salvare la stagione turistica 2012. La Giordania, negativamente condizionata dal conflitto nella vicina Siria, si affida anche alle cure dei medici. L’Ufficio giordano del turismo e l’Associazione giordana degli albergatori, infatti, hanno stretto un accordo con l’Associazione degli ospedali privati giordani, in modo da assicurare ai pazienti stranieri pacchetti turistici dedicati. Da diversi anni il sistema sanitario privato giordano viene scelto da decine di migliaia di malati stranieri, in particolare arabi: un mercato consistente che però sta franando a causa delle rivolte nella regione. Secondo l’agenzia Mena, nel 2010 un rapporto della Banca Mondiale indicava la Giordania come la prima meta mediorientale di questo speciale «turismo sanitario» e la quinta meta a livello globale. Se però nel 2010 i «turisti» sanitari in Giordania sono stati 220 mila, nel 2011 sono scesi a 180 mila; e il timore per il 2012 è che il numero possa calare ulteriormente.

Una speranza coltivata dalle autorità giordane, poi, è l’incremento dei turisti russi che, a causa della crisi mediorientale sarebbero passati dai 70 mila del 2010 ai 50 mila del 2011. Infatti lo scorso 26 giugno, in occasione nella visita nel Paese, il presidente russo Vladimir Putin ha inaugurato la Casa dei pellegrini russi nel sito del Battesimo di Gesù, in territorio giordano. «La visita al sito del Battesimo è una priorità per i pellegrini russi – ha spiegato all’agenzia Mena, Nabih Reyal, titolare di una compagnia giordana che lavora con i russi – e ci aspettiamo che questo porti ad aumentare il flusso dei turisti». Nel caso in cui il numero dovesse aumentare sensibilmente, la compagnia di bandiera Royal Jordanian si è detta pronta ad aumentare il numero di voli diretti da e per Mosca, che oggi sono due alla settimana.

Anche in Libano il turismo subisce le conseguenze nefaste della guerra in Siria. Il turismo arabo via terra è stato completamente azzerato per i rischi collegati all’attraversamento del territorio siriano. Chi vuole raggiungere serenamente il Libano oggi, dunque, lo può fare solo in aereo o via mare. E secondo il quotidiano libanese The Daily Star nei primi cinque mesi del 2012 il numero di turisti sarebbe diminuito di quasi il 7 per cento rispetto all’anno precedente.

A metà giugno l’agenzia araba Zawya ha dato notizia del viaggio nei Paesi della Penisola Arabica del ministro del turismo libanese, Fadi Abboud. La visita aveva lo scopo preciso di tranquillizzare i potenziali turisti verso il Paese dei cedri. Il Consiglio di cooperazione del Golfo (Gcc), che raggruppa Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati, infatti aveva emanato un avviso rivolto ai propri cittadini, in cui sconsigliava di recarsi in viaggio in Libano a causa della situazione siriana. «Le autorità del Golfo dovrebbero riconsiderare le loro decisioni – ha ammonito Abboud -. Il Libano è sicuro e ci aspettiamo che il flusso di turisti dai Paesi del Golfo rimanga come quello dello scorso anno». Secondo Abboud i turisti dell’area presenti in Libano a metà giugno erano solo 10 mila, un numero troppo piccolo per questo periodo dell’anno. D’altra parte per il Libano il mercato delle nazioni del Golfo è irrinunciabile, costituendo il 50 per cento di tutti gli introiti turistici del Paese. L’agenzia Mena riferisce il 3 luglio che il ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita ribadisce tuttavia l’invito ai propri cittadini a non recarsi in Libano ed, eventualmente fossero già nel Paese, ad abbandonarlo al più presto o ad usare la massima attenzione.

Il ministro libanese Abboud – nel tentativo di sollevare la stagione estiva – ha anche dato il via a una campagna promozionale nei Paesi che ospitano le più numerose comunità libanesi della «diaspora». In particolare si calcola che in Brasile, uno dei Paesi dall’economia più vitale al mondo, siano 8 milioni i cittadini di origine libanese; 3,3 milioni negli Stati Uniti, più di un milione in Argentina, mezzo milione sia in Canada, sia in Australia.

A non aver risentito negativamente della primavera araba è invece il comparto turistico turco. Il quotidiano di Istanbul, Hurriyet Daily News, ha riportato con orgoglio la notizia che la provincia costiera di Antalya (o Adalia), che si affaccia su Cipro e Libano, è stata scelta come meta preferita per le famiglie tedesche – assieme alla spagnola Mallorca – da oltre 4 mila agenzie turistiche censite dal Portale turco del turismo. Segno di un probabile travaso di viaggiatori europei dalle meno tranquillizzanti località turistiche di Tunisia, Egitto e Libano.

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