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Spigolature olimpiche

Giorgio Bernardelli
31 luglio 2012
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Anche i Paesi arabi in questi giorni sono con gli occhi incollati al televisore per seguire i Giochi olimpici. Londra 2012 è l'Olimpiade del dopo Primavera araba. E così - spigolando tra le notizie olimpiche - ne abbiamo scovate tre che forse si possono considerare una fotografia efficace del momento che il mondo arabo sta vivendo.


Anche il mondo arabo in questi giorni è con gli occhi incollati al televisore per seguire le Olimpiadi. E qualche giorno fa Terrasanta.net sottolineava già la concomitanza con il Ramadan e alcuni altri aspetti importanti sugli atleti provenienti da questa regione del mondo. Ma Londra 2012 è anche l’Olimpiade del dopo primavera araba. E così – spigolando tra le notizie olimpiche – ne ho scovate tre che secondo me si possono considerare una fotografia efficace del momento che il mondo arabo sta vivendo.

La prima riguarda i social network, di cui tanto si è parlato riguardo a quanto accaduto in questo ormai anno e mezzo di rivolte: inizialmente li si è caricati forse anche troppo di significati; poi, però, si è passati all’estremo opposto sostenendo che dietro alle piazze ci fosse ben altro. A mio parere sono entrambi atteggiamenti sbagliati: i social network – pur non avendo poteri magici – restano un elemento importante dei cambiamenti in atto. E allora vale la pena di segnalare che in queste ore sono inondati di notizie e commenti sui risultati degli atleti arabi ai giochi. Il dato più interessante mi sembra l’iniziativa di un blogger palestinese – Maath Musleh – che su Twitter ha lanciato l’hastag OlympicsArab: con certosina pazienza sta seguendo tutte le gare di tutti gli atleti arabi in tutti gli sport in cui sono impegnati e ne dà conto praticamente in tempo reale. L’iniziativa sta raccogliendo un certo successo. Questa insistenza non semplicemente sui beniamini dei singoli Paesi, ma sulla comunità araba nel suo complesso non è affatto scontata: prima della scintilla partita dalla Tunisia nel dicembre 2010 sarebbe stata impensabile.

È tornata in auge – dunque – l’identità araba. Ma questo non basta a cancellare d’incanto i suoi difetti, primi tra tutti il caos e l’improvvisazione. In questo caso la quintessenza di questi atteggiamenti pare essere andata in scena a Londra sulla pedana del sollevamento pesi nella categoria uomini 56 chilogrammi. C’era un atleta tunisino – Khalil El-Maoui – che dopo le qualificazioni era al secondo posto e quindi avrebbe avuto buone possibilità di medaglia. Ma in finale è stato disastroso. Perché? Sembra che il suo allenatore abbia sbagliato a comunicare alla giuria il peso che secondo le tabelle prestabilite lui avrebbe dovuto sollevare. E così il povero Khalil El-Maoui si sarebbe trovato davanti 158 chilogrammi al posto di 148. Mandando così in fumo per Musleh il sogno della prima medaglia araba da twittare.

Caos e improvvisazione nel mondo arabo fanno, però, da sempre il paio con l’arte di arrangiarsi. E allora ecco la storia del Comitato olimpico egiziano che – con una rappresentativa comunque nutrita – ha provato a tagliare le spese procurandosi divise e materiale tecnico a prezzo di favore da un rivenditore un po’ così. Il risultato? Gli atleti egiziani sono imbufaliti perché si vede lontano un miglio che è roba taroccata: le borse – tanto per fare un esempio – sono sì uguali a quelle della Nike, ma sulle cerniere c’è scritto Adidas. Ne è nato un grosso scandalo al Cairo e adesso la Nike vera si è offerta per mettere a posto le cose. Chissà che non vada a finire così anche per qualche surrogato di democrazia, assemblato forse un po’ troppo alla buona in questi mesi dall’altra parte del Mediterraneo…

Clicca qui per vedere il profilo Twitter di Maath Musleh e il suo OlympicsArab

Clicca qui per leggere la notizia sull’atleta tunisino del sollevamento pesi

Clicca qui per leggere sul sito di al Jazeera la notizia sull’equipaggiamento degli atleti egiziani

 

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