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Lo Yad Vashem ha cambiato il controverso pannello su Pio XII

Giampiero Sandionigi
2 luglio 2012
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Lo <i>Yad Vashem</i> ha cambiato il controverso pannello su Pio XII
Papa Pio XII

Da ieri, primo luglio, allo Yad Vashem di Gerusalemme, il museo storico dell’Olocausto espone un nuovo pannello dedicato al ruolo che svolse, rispetto al nazismo, papa Pio XII. Finisce così in archivio la precedente didascalia, che aveva amareggiato tanti visitatori cattolici del museo. La soddisfazione del nunzio apostolico in Israele.


(Milano) – Da ieri, primo luglio, allo Yad Vashem di Gerusalemme, il museo storico dell’Olocausto espone un nuovo pannello dedicato al ruolo che svolse, rispetto al nazismo, papa Pio XII. Finisce così in archivio la precedente didascalia che aveva amareggiato tanti visitatori cattolici del museo.

La decisione di cambiare pannello viene spiegata in un comunicato diffuso dalla direzione del museo, che nega qualunque cedimento a eventuali pressioni da parte del Vaticano.

Il comunicato ricorda anzitutto che il pannello esposto fino a ieri nel nuovo allestimento del museo – inaugurato a Gerusalemme nel 2005 – era stato elaborato a inizio anni 2000, sulla scorta delle ricerche fin lì effettuate.

Ora la didascalia è stata aggiornata in base alle raccomandazioni dell’Istituto internazionale Yad Vashem per la ricerca sull’Olocausto. «L’aggiornamento – spiega la direzione del museo – riflette le indagini compiute negli ultimi anni e presenta un quadro più complesso di quello precedentemente offerto».

Tra le ragioni che hanno indotto il cambiamento vengono citate l’accesso, ora possibile, agli archivi del pontificato di Pio XI fino al 1939 e altre informazioni, incluse quelle fornite nel corso del Laboratorio accademico internazionale che si tenne nel 2009 proprio presso lo Yad Vashem con il titolo Papa Pio XII e l’Olocausto. Lo stato della ricerca. In quell’occasione – spiega il comunicato – alcune questioni furono chiarite, mentre altre rimangono aperte.

Al termine del seminario del 2009 lo storico David Bankier, che lo aveva presieduto in quanto capo dell’Istituto internazionale Yad Vashem per la ricerca sull’Olocausto, stilò una nuova bozza di pannello su Pio XII. Dopo la scomparsa del prof. Bankier – nel febbraio 2010 – la bozza è stata elaborata dai ricercatori dello Yad Vashem sotto la guida del nuovo responsabile, il prof. Dan Michman, e viene ora esposta al pubblico.

Secondo la direzione del museo essa ha il pregio di aiutare i visitatori a meglio comprendere le ragioni delle controversie che oppongono i difensori di papa Pacelli ai suoi critici.

Soddisfazione per il cambiamento del pannello è stata espressa dal nunzio apostolico in Israele mons. Antonio Franco, che è ormai giunto al termine del suo mandato. Proprio lui in questi anni si è adoperato – anche con una vibrante protesta pubblica nel 2007 – per ottenere dallo Yad Vashem una più obiettiva esposizione delle questioni storiografiche a riguardo del comportamento tenuto da Pio XII.

Di seguito una nostra traduzione del vecchio pannello (Papa Pio XII) e del nuovo (Il Vaticano), esposto al museo Yad Vashem dal primo luglio 2012:

Papa Pio XII

La reazione di Pio XII all’assassinio degli ebrei durante l’Olocausto è argomento di controversie. Nel 1933, quando era segretario di Stato vaticano, egli si adoperò per giungere a un Concordato con il governo tedesco per preservare i diritti della Chiesa in Germania, anche se ciò comportò un riconoscimento del regime nazista e razzista. Quando fu eletto Papa nel 1939, archiviò una lettera contro il razzismo e l’antisemitismo che il suo predecessore aveva preparato. Anche quando i rapporti sull’assassinio degli ebrei raggiunsero il Vaticano, il Papa non protestò né verbalmente né per iscritto. Nel dicembre 1942, si astenne dal firmare la dichiarazione degli Alleati che condannava lo sterminio degli ebrei. Quando gli ebrei di Roma furono deportati ad Auschwitz, il Papa non intervenne. Il Papa mantenne la sua posizione neutrale per tutta la guerra, eccezion fatta per gli appelli che rivolse ai governanti di Ungheria e Slovacchia sul finale del conflitto. Il suo silenzio e l’assenza di indicazioni costrinse i membri della Chiesa in tutta Europa a decidere per se stessi come reagire.

 

Il Vaticano

Il Vaticano, sotto Pio XI, Achille Ratti, e rappresentato dal segretario di Stato Eugenio Pacelli, firmò un concordato con la Germania nazista nel luglio 1933, al fine di preservare i diritti della Chiesa cattolica in Germania.

La reazione di Pio XII, Eugenio Pacelli, all’assassinio degli ebrei durante l’Olocausto è materia di controversie tra gli studiosi. Sin dall’inizio della Seconda guerra mondiale, il Vaticano mantenne una politica di neutralità. Il Pontefice si astenne dal firmare la dichiarazione degli Alleati del 17 dicembre 1942 che condannava lo sterminio degli ebrei. Tuttavia, nel suo messaggio radiofonico natalizio del 24 dicembre 1942 fece riferimento «alle centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento». Gli ebrei non venivano menzionati espressamente. Quando gli ebrei furono deportati da Roma ad Auschwitz il Pontefice non protestò pubblicamente. La Santa Sede si appellò separatamente ai governanti di Slovacchia e Ungheria in favore degli ebrei.

I critici del Papa asseriscono che questa decisione di astenersi dalla condanna dell’assassinio degli ebrei da parte della Germania nazista rappresenta un fallimento morale: l’assenza di un chiaro indirizzo lasciò spazio a molti che scelsero di collaborare con la Germania nazista, rassicurati dal pensiero che ciò non contraddicesse gli insegnamenti morali della Chiesa. Lasciò anche spazio all’iniziativa di salvataggio degli ebrei da parte di singoli membri del clero e del laicato. I suoi difensori restano convinti che questa neutralità evitò misure più dure contro il Vaticano e le istituzioni della Chiesa in Europa, consentendo così un numero considerevole di attività di soccorso a diversi livelli della Chiesa. Inoltre essi menzionano i casi in cui il Pontefice incoraggiò le attività con le quali gli ebrei furono tratti in salvo. Fino al momento in cui tutti i materiali utili saranno resi accessibili agli studiosi, questo tema resterà aperto a ulteriori indagini.

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