Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

La coscienza del Cristo secondo Max Gallo

Daniele Civettini
16 luglio 2012
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Era Dio, di Max Gallo, è una vita di Gesù. Come dice François Mauriac, Max Gallo scrive «in ginocchio», lui, accademico di Francia, politico e giornalista, storico e romanziere, attratto dalla psiche dei grandi uomini. L’inizio della storia è collocato sul Golgota osservato dagli occhi del centurione Flavio... Poco per volta Flavio si converte, seguendo da lontano la vita dei discepoli del Risorto, come un’ombra sempre meno timorosa della luce.


«Vai, vai, vai». Sempre più chiaramente percepita tra le pieghe interiori della fragilità condivisa con tutti gli uomini, la Voce spinge Gesù uomo ad essere Dio. È il dialogo tra le due nature di Cristo che diventa esplosione di avvenimenti e di parole che squarciano la vita terrena per l’irrompere della vita eterna: il dialogo con Nicodemo, l’annuncio ricoperto del pubblico scherno del Tempio ricostruito in tre giorni, l’assurda conversazione con la samaritana adultera, la risurrezione di Lazzaro già decomposto, ed infine l’estremo rilancio della posta in gioco, la morte di croce, il «corpo offerto ad altri corpi». Era Dio, di Max Gallo, è una vita di Gesù. Crinale pericoloso, precedenti illustri, alcuni eterodossi.

Come dice François Mauriac, Max Gallo scrive «in ginocchio», lui, il grande accademico di Francia, politico e giornalista, storico e romanziere, attratto dalla psiche dei grandi uomini, che ha scritto di Napoleone, di Mussolini, del Re Sole, di Cesare. L’inizio della storia non è però collocato dolcemente nella culla di Betlemme o tra gli scafi dei pescatori del «mare» di Galilea chiamati a gettare le reti sulle anime degli uomini, ma direttamente sul Golgota, brullo e affollato per lo spettacolo del sangue che deve scorrere, dentro gli occhi di Flavio, l’intimo subalterno di Ponzio Pilato, il centurione che tira le fila della cerimonia del supplizio del Re dei giudei e dei due ladroni. Poco per volta Flavio si converte, seguendo da lontano la vita dei discepoli del Risorto, come un’ombra sempre meno timorosa della luce che va accendendosi in lui e, in proporzione, il racconto sfuma nell’interiorità del milite per diventare il racconto stesso dell’interiorità di Cristo. Poche parole in più dei vangeli (e coerentemente manca quasi ogni riferimento alla vita “nascosta”, ai primi trent’anni di Gesù), pochi colpi di pennello per il contorno storico della Palestina di duemila anni fa; l’attenzione non è tanto per ciò che accade «fuori» da Gesù e dai suoi interlocutori, ma «dentro», dove è posta tutta la carica narrativa di Gallo, scrittore e ricercatore insieme, come egli stesso si definisce.

E questo è un rischio, di cui Gallo è consapevole: come penetrare il mistero dell’Incarnazione, come fare di Cristo non «solo» il rivoluzionario, non «solo» il nome attraverso cui si propaga una saggezza etica universale ma pur sempre solo umana, e soprattutto come distinguere nel Creatore fattosi uomo ciò che è eternamente presente nella sua coscienza e ciò che invece è andato chiarendosi soltanto progressivamente, come un frutto che matura a suo tempo? Nel maledetto appeso al legno, circondato da poche donne e alcuni folli schiacciati dal cielo fattosi improvvisamente plumbeo sulla Galilea, Flavio finisce per vedere Dio, ma ci vuole tempo. Ugualmente il Cristo, come per impulsi successivi, acquista la consapevolezza di ciò che realmente è e, conseguentemente, di ciò che deve compiere. Non è scontato vederla così, sembra di dare all’umano ciò che si toglie al divino.

Ma le pagine di Era Dio vibrano tutte della potenza della Parola che rompe gli schemi del retto pensare, dell’amore divino che mira a sfondare i sigilli della stessa morte. «Vai, vai, vai»: è lo stilema che Gallo ripete nel cuore di Gesù prima di ogni momento saliente nel Vangelo, prima che Cristo sorprenda, con le parole o con le azioni: un Vangelo che si scopre molto più simile alla folle danza di Davide davanti all’Arca dell’Alleanza, che non al solenne, ordinato, trionfale e impassibile incedere del Messia che ognuno attendeva e attende. Gallo ha cercato questa voce all’interno del Cristo come in fondo ognuno, in Cristo, può cercarla dentro di sé.

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