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Family Day 2012, da Gerusalemme a Milano per l’Incontro mondiale

Carlo Giorgi
24 maggio 2012
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<i>Family Day 2012</i>, da Gerusalemme a Milano per l’Incontro mondiale
Il logo del Family Day 2012 propone una famiglia in festa sotto le guglie stilizzate del Duomo di Milano.

La maggior parte arriva dal Libano e dai Territori palestinesi, ma un discreto gruppo anche da Israele e dall'Egitto. È consistente il drappello di famiglie cristiane mediorientali che partecipano all'Incontro mondiale delle famiglie a in programma a Milano la prossima settimana e che culminerà con la presenza di Papa Benedetto XVI.


(Milano) – La maggior parte arriva dal Libano e dai Territori palestinesi. Ma un discreto gruppo anche da Israele e dall’Egitto. È consistente il drappello di famiglie cristiane mediorientali che partecipano all’Incontro mondiale delle famiglie a Milano. «La nostra presenza vuole rendere consapevole anche la nostra gente di questi eventi – ha dichiarato il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal – e mostrare che Gerusalemme deve avere una dimensione mondiale perché tutto è partito da qui e tutto vi deve tornare».

«Vogliamo – ha aggiunto – che i nostri fedeli non siano schiavi della paura, della violenza presente nella regione ma che respirino con i polmoni della Chiesa universale, che ne abbiano una visione grande come dimostrano i milioni di pellegrini di tutto il mondo che ogni anno giungono da noi. Tra arabi, israeliani, tra cristiani stessi, viviamo di particolarismi, di divisioni; ci contentiamo di piccole meschinerie e così non si va da nessuna parte». Twal ha ringraziato le famiglie milanesi pronte ad accogliere ed ospitare quelle palestinesi e giordane. Secondo il Sir, l’agenzia della Conferenza episcopale italiana, dai Territori, in particolare ne dovrebbero arrivare otto, e una appartiene alla comunità di espressione ebraica. Fanno tutte parte della delegazione dell’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa (Aocts) che sarà guidata da mons. Maroun Lahham, vescovo ausiliare e vicario patriarcale per la Giordania, nella sua veste di presidente della Commissione episcopale per la famiglia, e da mons. Elias Chacour, che della Commissione è il segretario, e il parroco di Beit Jala, padre Ibrahim Shomali. Per ospitarle si sono mosse le parrocchie dei decanati di Erba e Cologno Monzese. A Milano ci sarà anche il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal. «Per prepararci all’incontro di Milano abbiamo tradotto in arabo il sussidio sul tema La famiglia: il lavoro e la festa – racconta all’agenzia Sir Europa mons. William Shomali, vicario patriarcale per Gerusalemme – , ne abbiamo stampate 10 mila copie diffondendole nelle nostre parrocchie. Tramite questo testo anche chi non andrà a Milano potrà vivere l’evento».

Alcune famiglie di Betlemme vengono accolte presso la parrocchia San Giuseppe di Sesto San Giovanni, nell’hinterland milanese. «Il nostro gemellaggio è nato la scorsa estate – spiega don Angelo Cairati, il decano -, quando 200 nostri pellegrini hanno visitato la Terra Santa. In quell’occasione abbiamo stretto amicizia con fra Ibrahim Faltas, economo della Custodia di Terra Santa, ed è nata l’idea di ospitare da noi alcune delle famiglie incontrate».

«Le famiglie che vengono a Milano sono cinque – racconta fra Ibrahim -: una viene da Gerusalemme, le altre sono della regione di Betlemme. È la prima volta che organizziamo un viaggio per l’Incontro modiale delle famiglie e la nostra speranza è che, una volta tornate, questi nuclei possano portare la loro testimonianza a chi non ha potuto partire».

Yasmine Afram, 32 anni, del Cairo, appartiene alla piccola comunità siro-cattolica della metropoli egiziana. «Io sarò a Milano come volontaria – racconta -: come cattolica di un Paese a maggioranza musulmana sono molto contenta. Sono abituata a vivere la fede in piccole comunità; grandi incontri di questo tipo mi infondono un po’ di forza». La convivenza tra cristiani e musulmani in Egitto, secondo Yasmine è possibile: «Ricordo cosa successe dopo la strage del Capodanno 2011, quando una bomba uccise molti fedeli cristiani, riuniti in preghiera in una chiesa di Alessandria. Alcuni giorni più tardi, in occasione del Natale copto, tanti musulmani si misero a protezione delle chiese cristiane, dicendo che se fosse scoppiata una bomba, sarebbero morti pure loro assieme ai loro fratelli cristiani».

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