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Dalla Terra Santa un appello contro il traffico di esseri umani nel Sinai

Terrasanta.net
27 marzo 2012
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I capi delle comunità cattoliche in Terra Santa hanno espresso «profonda preoccupazione per la terribile situazione dei richiedenti asilo africani tenuti in ostaggio nel Sinai». In una dichiarazione resa pubblica il 20 marzo scorso l’Assemblea degli ordinari cattolici della Terra Santa ha chiesto la cessazione immediata di questo infame traffico di esseri umani.


(Milano/e.p.) – I capi delle comunità cattoliche in Terra Santa hanno espresso «profonda preoccupazione per la terribile situazione dei richiedenti asilo africani tenuti in ostaggio nel Sinai». In una dichiarazione resa pubblica il 20 marzo scorso l’Assemblea degli ordinari cattolici della Terra Santa ha chiesto la cessazione immediata del traffico di esseri umani in corso nella penisola sinaitica, e auspicato maggior attenzione per la sorte delle circa 500 persone tenute prigioniere dai trafficanti d’esseri umani in quella regione.

Questa brutale industria dei sequestri è andata fiorendo negli ultimi anni. Ne sarebbero responsabili i membri di tribù beduine che, imbaldanziti dalla loro apparente impunità, estorcono riscatti sempre più esosi alle famiglie dei migranti che catturano.

Gli ostaggi sono per lo più giovani eritrei e sudanesi in cerca di asilo politico e spinti a lasciare la propria terra dal sogno di una vita migliore. Ognuno di loro ha pagato circa tremila dollari alle organizzazioni che hanno promesso di farli giungere (clandestinamente) sino alla frontiera israeliana. Invece, i malcapitati finiscono letteralmente in catene e subiscono continue torture da parte dei rapitori. Costoro, nel frattempo, contattano per telefono i famigliari delle loro vittime, chiedendo il versamento di somme ingenti per risparmiare la vita al loro congiunto.

Nel dicembre 2010 anche Papa Benedetto XVI attirò l’attenzione su queste violenze e abusi, ma da allora la situazione non ha fatto che peggiorare.

Nella loro dichiarazione del 20 marzo, i capi della Chiesa cattolica in Terra Santa premono sulle autorità civili in Egitto e in Israele e sulla comunità internazionale perché «intensifichino gli sforzi nella lotta contro la tratta di esseri umani nella penisola del Sinai e contro gli abusi, le umiliazioni, le torture, gli stupri, le uccisioni».

Coloro che fuggono dai propri Paesi d’origine a causa della violenza e della Guerra, continua il testo, «devono essere protetti dagli abusi criminali di quanti cerca di approfittarne. Noi siamo particolarmente inorriditi nell’apprendere la sorte spaventosa delle donne e dei bambini».

Padre Mussie Zerai Yosief, presidente dell’Agenzia Habeshia, che si occupa di difendere i profughi del Corno d’Africa, ha detto a più riprese nel corso dell’ultimo anno che le richieste dei trafficanti – molti dei quali hanno base in Libia, Egitto e Sudan – superano anche i «40 mila dollari a persona».

Il sacerdote eritreo aggiunge che «l’inerzia» della comunità internazionale è una manna per i criminali, perché consente loro di arricchirsi costringendo centinaia di famiglie a indebitarsi per cifre che potranno restituire solo con decenni di sacrifici, pur di salvare la vita a un figlio, una figlia o un marito. «Molti vendono tutto, o finiscono nelle mani degli usurai», osserva padre Mussie.

Grazie a un’indagine approfondita condotta recentemente dalla Commissione internazionale sui rifugiati eritrei (alla quale hanno collaborato anche informatori sotto copertura) sono stati resi noti i nomi e i recapiti telefonici di molti dei trafficanti. Ciononostante, secondo le famiglie dei sequestrati, Israele e, soprattutto, l’Egitto non hanno preso iniziative.

I leader religiosi cattolici della Terra Santa richiamano le autorità civili dei due Paesi alle loro responsabilità nel por fine a questo traffico e lodano le organizzazioni e gli attivisti che stanno dando aiuto alle vittime di questo commercio d’esseri umani. La dichiarazione incoraggia questi organismi e individui a continuare la loro opera di «difesa, assistenza e sostegno psicologico».

Gli ordinari cattolici si impegnano anche ad offrire le loro cure spirituali ai profughi di religione cattolica. In tal senso chiedono alle autorità israeliane di «consentire ai cappellani e ai loro assistenti di aver accesso a coloro che si trovano rinchiusi nei centri di raccolta, così da poterli assistere con il conforto che si aspettano dalla Chiesa».

Tra i firmatari della dichiarazione figurano il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, l’arcivescovo melchita mons. Elias Chacour, il nunzio apostolico in Israele mons. Antonio Franco e il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa.

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