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Egitto, i timori di un vescovo circa il futuro

Terrasanta.net
29 dicembre 2011
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«La situazione in Egitto rimane molto disturbata: ovunque ci sono disordini, violenza, furti e rapine. La popolazione sta soffrendo per la crisi economica, per l’assenza di turisti, ma anche per il disordine e la mancanza di sicurezza. E tutti si chiedono quando finirà…». Parole preoccupate di mons. Joannes Zakaria, vescovo dei copti cattolici di Luxor.


(Milano/c.g.) – «Purtroppo, la situazione a Luxor è molto disturbata, come del resto al Cairo: ovunque ci sono disordini, violenza, furti e rapine. La popolazione di Luxor sta soffrendo per la crisi economica, per l’assenza di turisti, ma anche per il disordine e la mancanza di sicurezza. E tutti si chiedono quando finirà…». Esprime una grande preoccupazione per il presente e il futuro del suo Paese Joannes Zakaria, vescovo dei copti cattolici di Luxor, in Egitto, a cui abbiamo chiesto con quali sentimenti i cristiani della sua diocesi vivano questo Natale.

«Abbiamo deciso di porre dei limiti alle celebrazioni notturne del Santo Natale e di Capodanno – spiega il vescovo -. Ai momenti di preghiera e alla celebrazione della Messa abbiamo riservato la fascia oraria tra le 19 e le 22. In questi giorni, in tutte le Chiese cristiane del Paese molti fedeli, cattolici, ortodossi, e protestanti si riuniscono a pregare e chiedere al Signore la vera pace in Egitto e in tutto il mondo. Alcuni giorni fa, i membri del nuovo governo hanno giurato fedeltà davanti al capo del Consiglio supremo delle forze armate egiziane, e speriamo che questo metta fine alla violenza e stabilisca l’ordine in Egitto. Ma al Cairo molti protestano e rifiutano il nuovo esecutivo».

Anche l’esito del primo turno delle elezioni politiche (avviate il 28 novembre impensierisce monsignor Zakaria: «Sono due le sorprese dei risultati di questa prima fase elettorale – spiega il vescovo –: la prima è la percentuale molto alta ottenuta dai Fratelli Musulmani; e la seconda è la forte avanzata dei salafiti. Infatti la lista Libertà e Giustizia (il partito dei Fratelli Musulmani) ha ottenuto il 36,62 per cento dei voti e il partito El-Nour (salafiti) il 24,36 per cento. A questi si aggiunge il partito Wasat (islamici moderati) che ha ottenuto il 4,27 per cento. Il Blocco Egiziano, una coalizione di 15 partiti liberali, ha ottenuto il 13,35 per cento. Alla vigilia delle elezioni tutti gli osservatori avevano pronosticato la vittoria dei Fratelli Musulmani, ma pochi si aspettavano percentuali così alte».

«Per quanto riguarda i salafiti – soggiunge monsignor Zakaria -, questi gruppi hanno lavorato molto nei quartieri popolari, raccogliendo consensi anche tra quei professionisti (medici, avvocati, ingegneri) che, pur istruiti, hanno una cultura monodimensionale, legata all’islam. Nel corso del ballottaggio del 5 dicembre sono stati segnalati alcuni scontri tra Fratelli Musulmani e salafiti. La differenza tra le due componenti consiste nel fatto che i secondi sono legati all’ideologia wahabita, di origine saudita. Alcuni dei loro leader hanno rilasciato affermazioni che hanno suscitato sconcerto tra diversi egiziani, come quella che le donne non devono guidare l’automobile, devono coprirsi con il velo; e i cristiani copti non devono essere scelti o nominati incarichi pubblici; che lo Stato dovrà essere uno stato islamico e che i non musulmani debbano pagare il tributo o convertirsi all’islam. Il partito dei Fratelli Musulmani invece, pur rifacendosi ai valori islamici, ha dichiarato, durante la campagna elettorale, che intende rispettare le libertà di tutti. Occorre però capire che cosa intendono i Fratelli Musulmani per libertà. Bisogna comprendere infatti che nella società egiziana, alcune problematiche, che in Occidente rientrano nella sfera delle libertà individuali, sono invece considerate facenti parti della sfera sociale, come la libertà del culto dei non musulmani, la costruzione dei loro edifici sacri, la libertà personale dell’individuo nel credere, e la libertà e la dignità della donna. I giovani della rivoluzione di piazza Taharir al Cairo – conclude monsignor Zakaria – stanno lottando contro le forze armate e i fondamentalisti per garantire un vera democrazia per il futuro dell’Egitto, ma il cammino è molto difficile».

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