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Basilica della Natività, pulizie fatali

Giuseppe Caffulli
29 dicembre 2011
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Sembra ormai un rito natalizio, quello della rissa tra armeni e greco-ortodossi nella basilica della Natività, a Betlemme. Capita con una sconcertante regolarità da qualche anno a questa parte e si è ripetuto anche ieri, 28 dicembre. L'accaduto non ha alcuna giustificazione, ma qualche precisazione può essere utile.


(Milano) – Ci risiamo. Sembra ormai un rito natalizio, quello della rissa tra armeni e greco-ortodossi nella basilica della Natività di Betlemme. Capita con una sconcertante regolarità da qualche anno a questa parte e si è ripetuto anche ieri, 28 dicembre.

L’evento, come al solito, scatena la curiosità dei mass media: cosa c’è di più singolare e spettacolare del fare a botte proprio nel luogo che ha visto la nascita di nostro Signore? Dove cioè il Principe della pace e dell’amore è venuto ad abitare tra gli uomini?

Ecco allora che giornali e tivù di mezzo mondo si scatenano e mandano in onda, al solito, lo show di preti in tonaca che si malmenano con i manici di scopa. Una sorta di rivincita psicologica sul clero, nel solco del famoso versetto evangelico: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra».

Ma è veramente così?

Posto che gli uomini, che indossino la tonaca oppure no, sono tutti abitati dal peccato e dalle passioni, vanno precisate per dovere di cronaca alcune cose:

1. Ovviamente dal punto di vista cristiano non c’è alcuna giustificazione ad un evento simile. I cristiani non danno certo una testimonianza di amore evangelico con episodi di questo genere.

2. L’episodio non si capisce se non all’interno della dinamica tutta particolare dello status quo, il regolamento ferreo che stabilisce le norme di comportamento delle varie confessioni cristiane copresenti nella basilica della Natività (ma anche al Santo Sepolcro di Gerusalemme). Nel caso di Betlemme, le confessioni cristiane sono la cattolica (rappresentata dai frati francescani), l’armena e l’ortodossa.

3. In questa scazzottata non risultano coinvolti i cattolici, cioè i frati francescani, che anzi svolgono il ruolo di pacieri tra i focosi fratelli ortodossi e armeni. A questo proposito denunciamo la superficialità del Tg1, che nell’edizione delle ore 20 del 28 dicembre (servizio di Francesca Biancacci) ha incluso tra i «belligeranti» anche i cattolici.

4. L’anno scorso un episodio analogo, sempre scatenato dalle pulizie post-natalizie, fu sanato nel vicino convento francescano con un caffè offerto dai frati. Con l’occasione i monaci ortodossi e armeni ebbero l’opportunità di riappacificarsi.

5. Anche quest’anno, dopo il litigio, tutti sono convenuti a prendere un caffè nel convento francescano, cui è seguita la stessa cerimonia nel convento armeno.

Resta da capire per quale ragione scoppino queste deplorevoli risse.

I dissidi post-natalizi hanno origine solitamente per le grandi pulizie in occasione delle festività. Anche in questo caso, sembra, ad innescare la diatriba sarebbero stati sconfinamenti e diverse modalità di «interpretare» la pulizia della basilica. In virtù dello status quo, l’area della basilica è divisa in zone di competenza. E per la mentalità orientale, ogni sconfinamento è visto come un’usurpazione, e ogni usurpazione (se tollerata) potrebbe dare adito a rivendicazioni di possesso. La storia dei Luoghi Santi è piena di episodi di questo tipo.

Ma quest’anno c’è di più. Sembra infatti che nella lite in questione, gli uomini di Chiesa c’entrino ben poco. Secondo una autorevole testimonianza raccolta in queste ore a Betlemme, le cose sarebbero andate diversamente.

«I personaggi che compaiono nella baruffa trasmessa dalle tivù di tutto il mondo, non sono affatto monaci, ma laici addetti alle pulizie. Chiarito che non pare affatto normale che ciò avvenga (cioè che dei laici vengano vestiti da monaci per lavorare in basilica – ndr), la rissa è nata da un giovane inserviente di Beit Sahour (il Campo dei pastori, villaggio nei pressi di Betlemme – ndr), vestito da monaco greco, che ha provocato e coinvolto gli altri, riuscendo ad accendere il bisticcio e la baruffa nei confronti degli armeni. Questi incidenti hanno un grave risvolto interno a Betlemme, infatti per i nostri cristiani, ma anche per i musulmani, non è assolutamente concepibile che dei poliziotti [palestinesi intervenuti per sedare la rissa] alzino il manganello contro dei religiosi, chiunque essi siano. Ciò viene percepito come una grave mancanza di rispetto nei confronti del sacro».

Rimane poi il risvolto dell’impatto mediatico. «Basta la presenza di una telecamera – osserva la nostra fonte – e il gioco è fatto. Il caso è montato e la notizia fa il giro del mondo. Il messaggio del Natale è sminuito, depotenziato dall’incidente. Gli spettatori della tivù non possono sapere che quelli che vedono prendersi a botte usando scope e spazzoloni non appartengono ad alcun clero, ma sono in realtà giovani locali avidi di protagonismo, che sanno approfittare degli screzi tra le comunità per avere il proprio “momento di gloria”».

Da diverso tempo gli armeni chiedono che queste pulizie in basilica siano svolte da una ditta esterna e neutrale, ma finora non si è trovato un accordo.

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