Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia
Una tradizione antichissima colloca presso la basilica di Sant'Anna, a Gerusalemme, il luogo della nascita della Vergine.

La culla di Maria

fra Alberto J. Pari ofm
12 ottobre 2011
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Il racconto che leggiamo nel Vangelo di Giovanni nel quinto capitolo descrive una piscina ­ che ancora oggi si può osservare a Gerusalemme, meta di pellegrinaggi dove poter ricordare l’evento miracoloso e provare a rivivere spiritualmente, aiutati dalla fede e dall’immaginazione, uno dei miracoli che Gesù ha compiuto in Terra Santa.

Il racconto evangelico della guarigione dell’ammalato paralitico, è ambientato sul lato settentrionale del Tempio, nel quartiere di Betzeta; in quell’area si trovavano diverse piscine fra cui la Probatica (detta anche Betzata, Bethesda o Bethsaida). Un’antica tradizione colloca inoltre, nello stesso luogo, la casa di Gioacchino ed Anna, i genitori di Maria. La piscina fu riportata alla luce durante gli scavi condotti soprattutto nel XX secolo, ma iniziati già nel 1871. Sui resti della piscina dell’epoca di Gesù, l’imperatore Adriano, nel II secolo, fece costruire dei bagni pubblici e un tempio pagano dedicato a un dio guaritore, o l’egiziano Serapide o il greco Asclepio (o Esculapio), lo testimoniano alcuni oggetti votivi rinvenuti negli scavi. Nel V secolo i bizantini, al posto del tempio adrianeo, costruirono una basilica dedicata a Maria per commemorare la tradizione del luogo della casa d’infanzia della madre di Dio. Questa basilica, come molte altre in tutta la Palestina, fu distrutta con l’invasione persiana del 614. I crociati, sui resti della chiesa bizantina, costruirono una piccola chiesa. Eusebio di Cesarea, insieme con altre fonti antiche, descrive la piscina Probatica come costituita da due bacini gemelli destinati a raccogliere le acque che scorrevano, nella stagione invernale, lungo la valle del Betzeta. La basilica bizantina si estendeva in parte sopra le due piscine, come sospesa su una lunga serie di poderosi pilastri di cui uno soltanto rimane intatto fino ad oggi. L’acqua continuava sempre a raccogliersi nelle vasche mentre la chiesa perpetuava la memoria del miracolo di Gesù; doveva essere quindi molto suggestivo celebrare le liturgie che commemoravano l’evento miracoloso stando sospesi sopra le vasche piene d’acqua miracolosa. Anche oggi, quando la pioggia scende a Gerusalemme, i resti della piscina e delle sue vasche mantengono un po’ d’acqua e rendono il ricordo del miracolo più vivo. Nell’angolo A sud-est della prima piscina, quella settentrionale, i crociati ricavarono un santuario di minore ampiezza riservato per il ricordo della guarigione. La cappella del paralitico aveva tre piani. L’edificio infatti era dotato di una cripta, decorata un tempo di pitture, e di una vasta cisterna. I pellegrini vi discendevano per una scala buia per assaggiare l’acqua miracolosa. Successivamente alla piccola chiesa sovrastante la piscina, i crociati costruirono un nuovo e più grande edificio sacro, in posizione leggermente spostata rispetto agli edifici precedenti: la chiesa di Sant’Anna. Costruita nel 1140, essa è uno dei pochi e magnifici resti superstiti di edilizia sacra crociata. Con la fine del regno latino di Gerusalemme, la chiesa fu trasformata da Saladino in scuola coranica e ancor oggi, sul timpano della chiesa, un’iscrizione in arabo ricorda questo fatto; rimase in mano musulmana fino al 1865 quando, in seguito alla guerra di Crimea, il sultano turco Abdul Megid la donò al governo francese, assieme a tutte le adiacenze. L’imperatore dei francesi, Napoleone III, in cambio dell’aiuto prestato al sultano durante quella guerra, ottenne la restituzione ai cristiani dell’edificio. L’architetto M.C. Mauss, inviato per curarne il restauro, fu anche il fortunato scopritore della Probatica.

La basilica, come detto, è uno dei monumenti crociati meglio conservati e costruito sul luogo che, secondo la tradizione, vide la nascita di Maria, madre di Gesù. L’interno è a tre navate; sui due capitelli delle colonne poste a fianco dell’altare sono scolpiti i simboli degli evangelisti Matteo e Luca. Le pietre bianche con cui è costruita e le perfette proporzioni donano alla chiesa un’acustica eccezionale e i gruppi di pellegrini che vi si recano in visita, quando la guida che li accompagna conosce questa caratteristica, ne fanno esperienza cantando alcuni inni e lodi, godendo così dell’armonia che si crea nelle navate e nell’abside. Vi è anche una cripta, molto elegante e recentemente restaurata, costruita su antiche grotte, ed in una di queste è stata localizzata, fin dall’epoca crociata, il luogo della casa di Gioacchino ed Anna. I cristiani furono in grado di mantenere lungo i secoli il ricordo della casa natale della Vergine, anche quando la chiesa sovrastante si trovava nelle mani dei musulmani; In quel tempo ai cristiani non era permesso discendere se non attraverso una finestrella situata nel muro sud della chiesa.

La festa della Natività di Maria è celebrata dalla chiesa cattolica latina l’8 settembre, ma la solennità era celebrata dalla Chiesa in Oriente fin dal VI secolo, ed ha avuto probabilmente origine a Gerusalemme, dove, secondo quella che è la tradizione più attendibile, sarebbe nata la Madre di Gesù. Nella chiesa di Sant’Anna, durante il periodo della dominazione musulmana, i francescani della Custodia di Terra Santa ottennero saltuariamente il permesso di entrare nella cripta per pregare insieme ai pellegrini. Poi, nel XVI secolo, acquisirono il diritto di celebrarvi la Messa in occasione della Natività della Vergine Maria e dell’Immacolata Concezione, festa che ricorre l’8 dicembre. Nel 1856 la chiesa fu ceduta dal sultano Abdul Majid alla Francia, che la affidò poi ai Padri Bianchi (Missionari d’Africa, la congregazione fondata nel 1868 da mons. Charles Lavigerie, arcivescovo di Algeri), che ne sono tuttora i custodi. Proprio queste vicende ci fanno capire il particolare legame della Francia con questa basilica e con tutta la Terra Santa. Esso viene confermato dalla partecipazione del console di Francia a varie cerimonie religiose, secondo un protocollo particolare.

L’8 settembre la chiesa si riempie di fedeli locali, dei tanti religiosi e religiose rappresentanti delle diverse comunità presenti a Gerusalemme che celebrano solennemente in lingua francese facendo riecheggiare le arcate delle navate con canti gregoriani in latino; una processione conduce il celebrante e i concelebranti nella cripta per l’incensazione della gotta identificata come la casa natale della Vergine.

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